Uomini senza Dio – seconda parte –

Questa è la mia vicenda e quella delle mie compagne di ventura che si riferisce a quasi un anno fa. Con la speranza che tutto ciò, nella realtà odierna, possa essere solo un brutto sogno, visto che, mi hanno detto, è cambiato il responsabile del DH oncologico.

Ieri abbiamo pubblicato la prima parte di un racconto scritto da tre donne che stanno vivendo sulla loro pelle lo status di ammalate di cancro in balia di uomini senza Dio, come li ha definiti la donna che ci ha scritto per la pubblicazione del racconto (http://www.iacchite.com/dio/). La sua testimonianza è stata forte e ha colpito profondamente l’opinione pubblica, che non è abituata a queste denunce forti. Oggi diamo spazio ad altre due donne.

UOMINI SENZA DIO – seconda parte – LA TESTIMONIANZA DI LEA 

Sono una donna di 35 anni. Circa due anni fa mi è stato diagnosticato un carcinoma maligno al seno. Inizia così il mio calvario. Contatto il dottor Sergio Abbonante all’Ospedale dell’Annunziata, il quale, con molta disponibilità, professionalità e, soprattutto con molta umanità, mi visita. Senologo e oncologi concordano sulla scelta comune di effettuare una mastectomia totale. Nell’arco di circa due mesi la mia vita e quella della mia famiglia viene sconvolta in modo irreversibile. C’è tanta paura, tante incertezze tante incognite che nessuno può cancellare o mitigare. Vengo operata, va tutto bene, solo che non ho più una parte del mio corpo ma bisogna andare avanti. Alla prima visita oncologica, dopo l’intervento, la dottoressa mi ha spiegato l’iter terapeutico che avrei dovuto seguire e che, nonostante le sedute di chemio e radio, non c’era nessuna certezza che possa guarire. Inizio questo percorso con tanta paura. I primi cicli sono davvero devastanti. Sono stata molto male con attacchi di vomito, nausea dolori diffusi emicranie e, già dopo la prima seduta, ho iniziato a perdere i capelli. L’umore si abbassa proporzionalmente all’aumentare della sintomatologia. Ad ogni seduta di chemio sono assistita da un medico diverso, ognuno dei quali ha pareri diversi sulle mie condizioni di salute.

In circa un anno e 3 mesi di terapia ho incontrato alcuni medici che si sono rivelati poco professionali e soprattutto poco umani. Ci sono state molte occasioni in cui dei medici mi hanno trattato in modo sgarbato, permettendosi, uno di essi in particolare, di dirmi che stavo bene, che non ero malata. Effettivamente si riescono a capire dolore, sofferenza, paura solo se le vivi sulla tua pelle ma la superbia e l’indifferenza di alcuni medici è prettamente gratuita e per niente adatta alla cura di patologie così gravi. Non trovo giusto che una persona affetta da una malattia debba combattere, oltre che con il proprio stato emotivo, anche con le mortificazioni che alcuni dottori elargiscono a piene mani. I medici dovrebbero essere la stella polare dei pazienti, guidarli, indirizzarli, comunicando e, soprattutto, umanizzando con essi. Spero tanto di poter contribuire con questa mia testimonianza al miglioramento della sanità calabrese affinché le persone siano trattate come esseri umani e non come numeri.

Lea

LA TESTIMONIANZA DI MARIA

Nessuno può immaginare il rivoluzionamento della vita di una persona malata finché non la vivi sulla tua pelle. La mia battaglia inizia una mattina del 2010. Una malattia strana sconosciuta violenta quella mattina bussò alla mia porta entrando con prepotenza e arroganza nel mio corpo, nella mia vita e in quella di mio marito e dei miei figli. Da otto lunghissimi anni la porto con me e vive in me. Non è facile accettarla e conviverci, la rabbia è tanta ma lo è altrettanto la mia fede. La malattia cambia la mia quotidianità.

La mia casa diventa l’ospedale, il cibo le mie medicine, il mio passatempo contare le gocce che lentamente scendono dalle flebo. Ce la metti tutta, combatti, ti accanisci, fai un intervento dopo l’altro, ti sballotti da un ospedale all’altro per cercare almeno di dare un nome a questa strana e indefinita creatura. Tutti sforzi inutili. Essa si è impossessata di una parte importante del mio corpo, la più rappresentativa per una donna e purtroppo non ha nessuna intenzione di abbandonarla.

Quello che fa più male è guardarti allo specchio e vederti mutilata per tutta la vita senza avere risolto niente. Allora ti assale lo sconforto, ti vedi in un tunnel buio da cui non riesci ad uscire. Lo sconforto cresce a dismisura quando i medici che ti curano, ti definiscono una bella rogna e quando torni a casa, dopo un’altra giornata di speranza, con la morte nel cuore avendo trovato un’altra porta chiusa.

In tutto questo scenario funesto ho però avuto la fortuna di trovare qualche medico che si è elevato sulla mediocrità dei colleghi e che insieme a pochi infermieri e O.S.S. hanno alleviato la mia sofferenza e condividono la mia battaglia quotidiana. Ho subìto tante ingiustizie, umiliazioni, torti prevaricazioni. Qualche medico ha provato ribrezzo vedendo le mie cicatrici, qualcuno mi ha anche chiesto come faceva mio marito a guardare lo spettacolo mutilato del mio corpo. Qualcuno ti ha seguito finché hai contraccambiato in modo tangibile il piacere ricevuto dopo di che ti dice a chiare lettere che tu sei solo un peso per l’ospedale a cui quotidianamente ti rivolgi quindi è meglio se non utilizzi più i servizi della struttura, nemmeno fossi a casa loro. Ma forse Dio vede e provvede oppure si è dispiaciuto delle mie sofferenze e mi ha fatto trovare un medico che è diventato il mio angelo custode. Mi segue, mi medica mi consiglia senza abbandonarmi mai e si ingegna per farmi fare una vita quasi normale. A lui dico: Grazie di esistere.

Maria

2 – (fine)