Vacanze cosentine: chi parte e chi resta

In questa settimana la quasi totalità dei lavoratori è in ferie. Che non significa vacanze per tutti. Perchè le ferie sono un “diritto del lavoratore”, le vacanze no. Andare in ferie, per tanti, non si traduce necessariamente in: andare in vacanza. Anche se hai lavorato tutto l’anno. La vacanza costa.

Ed è per questo che penso che “la vacanza” –  così come la salute, la scuola, i trasporti, il lavoro, e la casa – dovrebbe essere un diritto per tutti coloro i quali durante l’anno svolgono lavori faticosi, stressanti, impegnativi. Con un occhio di “riguardo” verso chi è impegnato in lavori di “manovalanza” in tutti i settori. Lavori che ti obbligano ogni santo giorno a scendere dal letto alle sei, e rientrare a casa 18,00 se ti va bene. Sabato compreso. Otto/nove ore di lavoro giornaliero, con uno sforzo fisico e mentale costante, che alla lunga sfianca anche il più resistente degli operai. In questa dimensione, staccare la spina, una volta all’anno, diventa vitale. Ma nonostante ciò, oltre ai veri disoccupati, ai poveri, ai pensionati a minimo, agli emarginati, a non potersi permettere una vacanza sono proprio loro: i lavoratori. E per vacanza intendo almeno 20 giorni di fila di completo e meritato relax con la formula del tutto compreso, e non qualche giorno  a cavallo di Ferragosto. O le ferie chiuso in casa.

Un paradosso tutto italiano: chi si fa un mazzo così sui cantieri, per strada, nelle piccole e medie aziende, nei laboratori artigianali, nei mercati, invece di essere premiato con un bella vacanza per il duro lavoro che svolge, al Sud in particolare, non può permettersi neanche due giorni di vacanza a Paola. Una condizione che umilia la dignità di chini ha faticatu tuttu l’annu cumu nu ciucciu per uno stipendio che ti permette solo di sopravvivere. Ed è impossibile mettere qualcosa da parte ogni mese per le vacanze, specie se hai una famiglia. Questa cosa mi ha fatto sempre pensare: non solo durante l’anno chini fatica veramente non può permettersi neanche una pizza al sabato, ma è anche “costretto” a passare quei pochi giorni di libertà dal lavoro “chiuso in casa”. Una vera e propria ingiustizia. E sono tantissimi a Cosenza quelli che la subiscono. Certo è che deve essere dura, dopo un anno di sudore e fatica dire ai propri figli: anche quest’anno si resta a casa.

Di contro c’è chi non ha fatto niente tutto l’anno e dalle colonne di Fb ci informa passo passo delle sue vacanze tra vino bianco, gamberoni, e tuffi in mare. Come faranno a pagarsi le vacanze i tanti disoccupati che postano foto a manetta di serate in discoteca, viaggi esotici, resort, e piscine varie, resta un mistero. Ma c’è anche chi posta le foto delle proprie meritate vacanze dopo un anno di onesto e proficuo lavoro. Un lavoro che magari gli ha permesso di mettere da parte le giuste economie da dedicare alle vacanze. E non è colpa loro se il mondo è fatto così: c’è chi guadagna tanto, chi guadagna bene, e chi guadagna il giusto per sopravvivere: questo determina chi parte in vacanza e chi resta in ferie a casa.

Dell’esistenza di questa brutale disparità dovrebbero vergognarsi i nostri amati politici, in particolare i consiglieri regionali calabresi. Quelli da 15mila euro e passa al mese. Colori i quali avrebbero dovuto costruire iniziative politiche indirizzate a sostenere chi lavora, ma percepisce stipendi da fame. Per queste categorie non ci sono mai soldi. I fondi per il “sociale” sono stati tutti saccheggiati. Non è rimasto nulla per gli aventi diritto. E poi non possono mica spendere soldi per mandare in vacanza il manovale con la famiglia. Hanno altro da fare, devono pensare alle loro di vacanze.

Infatti dopo tanto duro lavoro, gli onorevoli, hanno pensato bene, quest’anno, di prendersi ben 73 giorni di ferie. Altro che 20 giorni! Due mesi e passa di ferie tutte spesate, alla faccia di chini ha minatu a zappa tuttu l’annu. Loro in giro per il mondo con famiglie e figli a spridare, e il “manovale” che ha costruito, producendo ricchezza per tutti, chiusu ara casa.

Io non so come la pensate voi, e se tutto ciò vi sembra giusto.

E se c’è chi fa le ferie e non le vacanze, e chi fa le vacanze senza avere le ferie, c’è anche chi, lavorando a nero, le ferie e le vacanze le vede solo col cannocchiale. Siamo di fronte ad una vera e propria disparità sociale che va sanata. E se non se ne occupa la politica, allora conviene chiamare “un medico che prescriva a tutti i pazienti che considerano il proprio lavoro importante, una bella vacanza”. A spese della mutua ovviamente. E si sa che la salute viene prima di tutto. E nessuno la può contestare. Buone vacanze a tutti.

GdD