Vibo ancora e sempre capitale della massomafia: ma come si fa a votare democraticamente?

NICOLA GRATTERI, PREFETTO DI VIBO, PROCURATORE FALVO: A VIBO VALENTIA CI SONO LE CONDIZIONI DEMOCRATICHE PER VOTARE A GIUGNO 2024?

Continua la nostra galoppata sulla realtà di Vibo Valentia. Il nostro è un viaggio attraverso tutte le operazioni messe su da Nicola Gratteri e dalla DDA di Catanzaro da cui scaturisce anche uno scenario politico agghiacciante. Possiamo dire che ad oggi quasi tutte le elezioni amministrative siano state condizionate dal voto mafioso. Oggi continuiamo a parlare del cuore del sistema Vibo, la massoneria deviata e le sue ramificazioni.

Al processo Rinascita Scott a marzo 2021 tocca deporre a Luigi Guglielmo Farris, settantenne, collaboratore di giustizia. Farris dichiara  di avere fatto parte della massoneria, prima da apprendista e poi con la tessera di maestro, “sebbene io, nei fatti, non abbia preso parte ad alcuna riunione”.  Farris fa il nome di tanti personaggi più o meno conosciuti. Farris racconta i vari contatti più o meno episodici avuti con l’avvocato Pittelli (Gratteri ha chiesto per lui 17 anni di carcere) e tra l’altro racconta che  un giorno si trovava in compagnia di Saverio Razionale (chiesti 30 anni per lui), boss di San Gregorio d’Ippona, quando:”Io ero all’esterno del supermercato insieme a Saverio e mentre stavamo parlando arrivò la macchina di Pittelli, che era a bordo con un suo collaboratore. Dalla macchina uscì l’avvocato, che si presentava malconcio e su di giri, perché riferiva di essere stato picchiato da Peppe Mancuso, detto ‘Mbroglia, per un processo che, secondo Peppe era andato male”.

Nella nostra storia su Vibo Valentia, la testimonianza di Farris aggiunge un tassello importante: quello del Piano regolatore e della variante Karrer. E’ importante questo passaggio perché riaccende le luci sui presunti condizionamenti messi in atto sul tanto discusso piano regolatore della città di Vibo Valentia e sulla variante Karrer. Negli anni Ottanta furono sollevati tanti dubbi e perplessità sui criteri adottati per la scelta delle aeree edificabili. Per puro caso nel 1995 in un’operazione definita “ Tornio” che riguardava il traffico di droga ci si imbatte anche nel piano regolatore della città.  I carabinieri, nel corso delle indagini e delle perquisizioni trovarono a  casa   dell’architetto Elio Minarchi, che aveva intessuto rapporti con i Mancuso per rifornirsi di cocaina e altro,  progetti, grafici, lucidi, piani di lottizzazione in attesa di essere esaminati dalla ripartizione urbanistica del Comune di Vibo Valentia.   Minarchi era a  capo della ripartizione Urbanistica del Comune di Vibo e  aveva lavorato alla “variante Karrer”, strumento adottato per “aggiornare” il vecchio  Piano urbanistico.

E’ l’agosto del 1995 quando avvenne  l’operazione antimafia denominata “Tornio” contro un  traffico di droga a capo di Antonio Mancuso e  i fratelli Narciso di Vibo che avrebbero messo a disposizione la loro falegnameria per i traffici illeciti. Nel processo Rinascita Scott, Farris ripercorre quell’operazione e dichiara: Nel procedimento Tornio io e il mio collaboratore Giovambattista Moschella eravamo stati utilizzati dalla polizia giudiziaria per l’installazione di alcune cimici al telefono della falegnameria di Mario Narciso, luogo che veniva utilizzato da Antonio Mancuso come suo ufficio a Vibo Valentia per intrattenere relazioni. Io e il mio collaboratore Giovambattista Moschella abbiamo consegnato alla Procura di Vibo Valentia il Piano regolatore della città di Vibo. Antonio Mancuso aveva vari beni che erano intestati fittiziamente ai due fratelli Narciso, Mario e Mimmo, e in occasione del Piano regolatore di Vibo si era accordato con l’architetto Minarchi che, in cambio di qualche dose di cocaina, gli aveva indicato quali fossero gli acquisti dei terreni da effettuare”.

Tesi sostenuta a suo tempo dal sostituto procuratore  D’Agostino nell’indagine Tornio, che  sostenne come  l’accordo prevedeva uno scambio: la cosca avrebbe fornito la cocaina, l’architetto Minarchi si sarebbe prodigato al fine di apportare delle modifiche alla “variante Karrer”. Questa vicenda avvalora l’ipotesi di una antica “MANI SULLA CITTA’” A VIBO VALENTIA. Il processo Tornio vide, comunque, tutti gli imputati assolti. L’architetto Mirarchi nemmeno arrivò al processo perché morì d’infarto due anni prima e la moglie morì in un incidente a Grosseto. Nell’articolo precedente abbiamo già scritto delle dichiarazioni di Bruno Villone, ex vigile urbano di Vibo Valentia, che ripercorrevano la stessa strada delle confessioni di Luigi Farris.

Quello che ha dato un quadro generale ben definito della massoneria deviata nei suoi rapporti con la ndrangheta e la politica è certamente Cosimo Virgiglio.  Nell’interrogatorio svolto nel Processo Rinascita Scott, nell’udienza del 9 marzo 2022, Virgiglio riconferma di essere stato un massone: “All’inizio del 2000 mi fecero rientrare in Massoneria in Calabria scegliendomi una delle Logge più carismatiche e più pulite che erano i Garibaldini d’Italia e che aveva sede a Vibo Valentia e non a caso, perché Vibo Valentia è indicato come un Oriente importantissimo, forse il più importante che c’è in Italia, sul potere decisionale di determinate logiche, chiamiamole così”.

Già nel 2016 aveva risposto alle domande dei  Pm Bombardieri e Falvo all’epoca distaccati alla DDA di Catanzaro. Lui dichiarava allora: ”Intendo rispondere e confermo la mia volontà di collaborare con la giustizia. Premetto che io ero un massone, maestro venerabile. La città di Vibo Valentia è l’epicentro della massoneria, sia di quella legale che di quella cosiddetta deviata”. Fa nomi esplosivi da Chiaravalloti, a Gentile, Saverio Zavettieri. Gigi Fedele, l’ex senatore Speziali, Franco Corrado, segretario di Chiaravalloti. Tutte persone non indagate.  Potete leggere il nostro articolo dell’epoca per avere un quadro completo della sua testimonianza dell’epoca. https://www.iacchite.blog/ndrangheta-e-massoneria-il-pentito-virgiglio-pittelli-chiaravalloti-e-pino-gentile-nella-loggia-coperta/

Noi qui vogliamo soprattutto parlare della realtà di Vibo Valentia. Altrimenti ci disperdiamo e perdiamo di vista il nostro quesito.

Virgiglio ci dà una mano a capire l’organizzazione massonica in generale. Anche nel Vibonese, afferma il  pentito abbiamo personaggi pubblici che sono  “sussurrati all’orecchio”,  cioè £personaggi che hanno una carica istituzionale o politica o proprio, ecco, autorità giudiziaria, o esposti insomma in maniera diversa e «preferiscono non comparire nel listato ufficiale che la legge in Italia ti impone”.  Spesso  il “sussurrato all’orecchio” «non è altro che una persona tipo un Magistrato, un Agente delle Dogane, un Finanziere, un Agente dell’Esercito, un qualcuno insomma che è esposto anche politicamente”. In questo caso, a sapere dell’appartenenza massonica è soltanto il Gran Maestro. Poi, afferma Virgiglio, ci sono  i “Sacrati sulla Spada”  che nel vibonese «venivano convogliati principalmente» nella loggia di Tropea” : “poteva innescarsi un altro Agostino Cordova e non era il casonon ne avevamo bisogno noi di determinati soggetti presenti all’interno e anche perché, come ho detto in altri Procedimenti, non era mai stata la ‘Ndrangheta a andare a trovare né la Massoneria e né il politico in quel periodo, ma era viceversa, quindi a che pro mettere determinati soggetti quando tu ce l’hai sempre nelle mani?».

Poi parla delle elezioni Comunali a Vibo nel 2002, quando venne eletto per la prima volta Elio Costa (non indagato) a sindaco della città. In quell’anno, dice Virgiglio “tutte le logge scelsero di sostenere a sindaco di Vibo Valentia Elio Costa. Sono anni importanti per le strategie della massoneria perché nel 2004  all’hotel San Leonardo di Vibo Valentia si tenne una riunione importante alla luce del sole, aperta al pubblico. Con la scusa di una borsa di studio da assegnare alla memoria del figlio di Tedeschi, un massone di Vibo, il dottore Petrolo, medico-chirurgo che reggeva una loggia, riuscì a fare scendere a Vibo il Gran maestro del Goi Gustavo Raffi e ostentare così il vero potere delle logge. Arrivò anche Ugolini  e vennero invitati sia il sindaco di Vibo Elio Costa, sia il presidente della Provincia di Vibo Bruni. Il giorno prima di tale riunione, sempre all’hotel San Leonardo alcuni pezzi grossi della massoneria si riunirono per spartirsi i posti di potere: nomine, porto di Gioia Tauro, elezioni, ed era sempre presente l’avvocato Cassodonte di Soverato. Erano presenti anche diversi templari, Emo Danesi ed altri personaggi”.

“E’ stato proprio l’avvocato Cassodonte a dirmi che in una loggia di Catanzaro era iscritto l’avvocato Giancarlo Pittelli che si decise di sostenere elettoralmente alle politiche. Lo stesso Pittelli venne segnalato come soggetto da votare, sempre dall’avvocato e gran commendatore Cassodonte, in altra riunione svoltasi all’hotel 501 di Vibo. Stessa cosa fece pure Pino Francica, gran maestro della Gran Loggia dei Garibaldini con sede a Vibo. Si diceva che Pittelli era in grado di relazionarsi con i magistrati. In tali riunioni si decise anche la nomina del nuovo presidente della Provincia di Reggio Calabria, così come di sostenere elettoralmente a sindaco di Briatico Niglia che faceva parte sia della loggia Morelli del Grande Oriente, che era la più potente di Vibo, sia di quella coperta di Tropea. Ricordo anche che da Sinopoli un ispettore di polizia che stava a Tropea ci disse che fra i politici da sponsorizzare c’era pure Gigi Fedele. Per le elezioni di Vibo, in ogni caso, sono stati in particolare i medici appartenenti alle logge ad interessarsi alle votazioni perché solitamente sono quelli che più facilmente possono fare volantinaggio con i loro clienti e chiedere il voto. A seguire c’erano gli avvocati appartenenti alle logge che avevano contatti con la criminalità. Affinchè i massoni ottenessero i voti della criminalità si rivolgevano ai Mancuso, considerando molto meno gli altri clan”.

Le testimonianze di Cosimo Virgiglio sono un ulteriore tassello al rapporto promiscuo e  torbido tra ambienti massonici, politica, istituzioni e ndrangheta. Addirittura Virgiglio sostiene che sia  certa massoneria  e certa  politica ad andare a trovare la ndrangheta per strappare aiuti e consensi elettorali. C’è quasi un ribaltamento dei ruoli. Negli anni settanta la ndrangheta creò la Santa, una specie di  direttorio, che aveva il compito di interagire con il mondo  di sopra, creare contatti con professionisti, avvocati, ingegneri, apparati dello stato, della magistratura, della burocrazia amministrativa e statale.  Si è realizzata la strategia di lungo termine: la progressiva infiltrazione negli ambienti politici, imprenditoriali ed istituzionali.

Nelle motivazioni della  sentenza del processo abbreviato Rinascita Scott chiuso con la condanna di 70 persone, il Giudice  Claudio Paris dedica un intero capitolo  che intitola “La ‘Ndrangheta vibonese, tra federalismo, tentazioni stragiste e massoneria. La figura di Luigi Mancuso “il Supremo”. E qui  scrive: “non possono non citarsi le eloquentissime parole di Pantaleone Mancuso valorizzate nel procedimento ‘’Mammasantissima’’.  “La ‘ndrangheta non esiste più! … una volta, a Limbadi, a Nicotera, a Rosamo, c’era la ‘ndrangheta! … la ‘ndrangheta fa parte della massoneria! … diciamo è sotto della massoneria, però hanno le stesse regole e le stesse cose … ora cosa c’è più? … ora è rimasta la massoneria e quei quattro storti che ancora credono alla ‘ndrangheta! … una volta era dei benestanti la ‘ndrangheta!… dopo gliel’hanno lasciata ai poveracci, agli zappatori … e hanno fatto la massoneria!?..”.

Lo scenario descritto riguarda tutta la Calabria e non solo. Ma di certo l’epicentro è Vibo Valentia e il vibonese dove la lunga mano della ndrangheta dei Piromalli ha esteso il suo potere intrecciandosi con la nascita di una cosca potente come quella dei  Mancuso con a capo Luigi Mancuso. Avremo modo di sviluppare un altro capitolo sugli intrecci nazionali e sul ruolo di figure come Marcello Dell’Utri  nei suoi rapporti non solo con la mafia siciliana ma anche con la ‘ndgrangheta calabrese e in primis con  i Piromalli. Sempre basandoci su ordinanze giudiziarie e sentenze.

Ma anche per oggi l’abbiamo fatta lunga.

Ripetiamo la nostra domanda. In questo scenario che stiamo delineando e che permane nonostante le tante operazioni di Nicola Gratteri e della DDA, ci sono le condizioni democratiche per votare alle amministrative del 2024 nel comune di Vibo Valentia? Abbiamo visto come anche sul piano regolatore e la variante Karrer  si siano addensati nubi  nerissime e sospetti mai sciolti.

Procuratore Gratteri, Prefetto di Vibo, Procuratore Falvo a Vibo Valentia ci sono le condizioni per un voto libero e democratico ? A noi sembra francamente di no. E ci pare che non si respiri per niente “aria di libertà” (sic!).