Villa Torano, Rifondazione: “Basta alla logica del denaro, ora gestione pubblica delle Rsa”

Il caso di Villa Torano è senza dubbio esemplificativo di come non ci si dovrebbe comportare in situazioni di emergenza quale è stata (e continua ad essere!) quella relativa al Covid-19.

Un chiaro esempio, dunque, di quanto possa essere fallimentare la gestione privata di presidi che dovrebbero tutelare la vita stessa e la salute di chi è più fragile. È evidente che le misure di sicurezza messe in atto nella struttura non siano state idonee a contenere il contagio, altrimenti non saremmo arrivati a 135 contagiati  tra pazienti, operatori sanitari e familiari. Centotrentacinque casi tutti riconducibili al “focolaio Villa Torano”.

La pandemia non era agli albori, la potenziale mortalità del virus era purtroppo già nota eppure si è pensato bene di “festeggiare” ed accogliere la Pasqua con un balletto, sperando forse così di spaventare ed esorcizzare il virus?

Che, chiaramente, non si è lasciato minimamente intimidire e continuando a farsi strada tra la gente, soprattutto nelle strutture in cui sono mancate le adeguate misure di prevenzione.

Quali le misure complessivamente messe in atto per la sicurezza? E poi, risponde al vero quanto affermato dal sindaco di Torano sulle visite di esterni alla struttura nel periodo pasquale?

La vicenda è certamente tutt’altro che trasparente; vi sono ombre pesanti che nascondono quanto realmente avvenuto in quella struttura. Voci di acquisizione dei tamponi non tramite l’Asp ma direttamente dalla Protezione  civile; presunti errori nell’esecuzione dei tamponi stessi di fatto poi smentiti; indeterminatezza sulla revoca dell’accreditamento con il Servizio Sanitario, nonostante l’alto numero di contagi e diversamente da quanto avvenuto per il caso della “Domus aurea” di Chiaravalle; destinazione di fatto della struttura, a sorpresa e contro il parere del primo cittadino, addirittura a centro contro il Covid-19.

A cosa sono dovute tutte queste “falle” nel sistema? Vedremo dal punto di vista penale cosa ci dirà l’inchiesta della Procura di Cosenza, che ci auguriamo vada veramente a fondo.

Alcuni interrogativi potrebbero però trovare risposta facendo un passo indietro,  provando a ragionare sui conflitti di interessi che aleggiano attorno alla struttura. Le protezioni sono forse avvenute perché un certo Claudio Parente, già consigliere regionale, è stato uno dei sostenitori dell’attuale governatrice della Calabria. Ed è forse per questo che la stessa Santelli non si è mossa per tempo. Ed ancora, tutto ciò ha forse a che vedere con il fatto che Massimo Poggi ed il suo sodale hanno il controllo di ben 12 strutture nella nostra regione?

La risposta principale, in realtà, sta nel fatto che tutti gli attori in gioco nel settore antepongono alla vita delle persone assistite ed a quella dei dipendenti il drenaggio continuo di denaro dai fondi pubblici. A tutto questo bisogna dire solamente: basta, BASTA! Ritornino nelle mani della gestione pubblica la cura e l’assistenza dei nostri cari anziani, si rompano le catene di questi perversi interessi e si creino strutture piccole, delle case-famiglia con la responsabilità diretta dei comuni ed il controllo delle ASP, disseminate nei nostri borghi.

Angelica Perrone – Federazione  provinciale  PRC-SE 

Francesco Saccomanno, segretario provinciale PRC-SE Cosenza