La Santelli dei salotti romani ha trovato il nemico a cui dare la colpa (di Alberto Laise)

Jole Santelli arriva al palazzo dei Congressi dell'Eur a Roma per il consiglio nazionale del Pdl, 16 novembre 2013. ANSA/ETTORE FERRARI

di Alberto Laise

Ed abbiamo trovato il nemico a cui dare la colpa. La frase è terribile: il contagio in Calabria lo hanno portato quelli che sono rientrati da fuori.
Come se il virus non viaggiasse in maniera strisciante tra di noi. Come se si avesse in mano la verità assoluta su cosa stiamo affrontando. Ed è un modo vigliacco di scaricare le proprie responsabilità, politiche ed umane, sugli altri.

La ferocia ed il cinismo di offrire in pasto alla folla la vittima sacrificale. E non importa comprendere cosa hanno passato i nostri ragazzi lontano da casa loro. Non importa capire quello che ha passato chi è restato senza lavoro al nord e non aveva più nulla a cui aggrapparsi. Il contagio è colpa loro. Sono loro che hanno incrinato la superficie di questo dipinto senza difetti che è la Calabria. Non chi ha spolpato la sanità favorendo i privati, molti dei quali siedono in consiglio regionale in maggioranza. Non chi ha falsificato i dati a Torano. Un dipinto perfetto… una terra che non ha ‘ndrangheta e non ha miseria.
Ed oggi, di fronte alla sollevazione di un popolo, un popolo che chiedeva prudenza fregandosene di destra e sinistra, doveva esserci il buon senso. Doveva essere il momento di fermarsi e chiedersi: ma che sto facendo. Invece no… i calabresi sono stati bravissimi e quindi possiamo rischiare di mandare tutto a puttane.

E la cosa più grave non è che l’ordine venga da Milano, che dietro ci sia un disegno politico teso ad accentuare lo scontro politico con il governo. A questo proposito leggete le parole di Rui Rio, capo dell’opposizione portoghese: “La minaccia che dobbiamo combattere esige unità, solidarietà, senso di responsabilità – ha detto Rui Rio in Parlamento -. Per me, in questo momento, il governo non è l’espressione di un partito avversario, ma la guida dell’intera nazione che tutti abbiamo il dovere di aiutare. Non parliamo più di opposizione, ma di collaborazione. Signor primo ministro Antonio Costa, conti sul nostro aiuto. Le auguriamo coraggio, nervi d’acciaio e buona fortuna perché la sua fortuna è la nostra fortuna”.

La cosa più oltraggiosa è che ci rinchiudiamo nella nostra bestialità più profonda. Un buio in fondo alla nostra anima che ci fa tenere fuori dalla porta di casa i nostri fratelli.
Ci sono mille soluzioni per far rientrare i fuori sede in sicurezza ma non interessa. È troppo importante il nemico che si è disegnato.
Più nutriamo quella bestia, più scivoliamo in quel buio, più perdiamo noi collettivamente e singolarmente.

Ed il dramma è che la Santelli tutto questo non lo può capire. Non lo può nemmeno prendere in considerazione perché non ha la cultura politica per comprendere. Una cultura che non è solo di sinistra ma è propria anche del cattolicesimo illuminato. L’humus della Santelli è quello dei salotti romani di Previti, del partito azienda di Berlusconi. Del voto sulla nipote di Mubarak e sulle leggi ad personam. È una cultura non cultura che dovrebbe schifare persino le brave persone di destra. È soprattutto una cultura che non ha pietà verso chi resta in dietro. Perché in fondo, per loro, il disoccupato restato senza lavoro a Milano, è un poveraccio che non vale nulla…
Per loro il mondo è dei lupi. Ma non si accorgono che sono solo sciacalli.