Attentato all’Ambasciata italiana in Grecia, la pista anarchica che arriva a Cosenza

Quello che stiamo per scrivere non è frutto, come da giorni pensano gli investigatori della Digos, di fughe di notizie, ma di semplici deduzioni derivanti dalla profonda conoscenza che in tanti anni di infami persecuzioni abbiamo maturato sull’operato investigativo della Digos cosentina e dei Ros. Ci riferiamo all’attuale inchiesta condotta dalla Digos guidata dal detective De Marco sugli anarco-insurrezionalisti, e nello specifico su alcuni gruppi locali che da tempo solidarizzano con l’anarchico Alfredo Cospito, costretto al 41-bis in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci su un fondamentale principio del diritto contemporaneo: quello di proporzionalità. Cospito, da 76 giorni in sciopero della fame, è stato condannato per il reato di strage, e la pena prevista è l’ergastolo ostativo che prevede il regime detentivo del 41-bis.

I magistrati contestano all’anarchico l’invio di due pacchi bomba contro la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, azioni che non hanno prodotto, però, né morti né feriti. Attentati puramente dimostrativi, ma “sanzionati” come le stragi di mafia. Infatti la Corte di Appello di Torino ha disposto l’invio degli atti alla Consulta chiedendo ai guardiani della Costituzione se esiste un rapporto equilibrato e proporzionato tra l’entità del reato commesso da Cospito e l’entità della pena chiesta dai magistrati. Attorno a questo aberrante e disgustoso abuso di potere, si è creato, da poco meno di un anno, un movimento politico e di opinione che si batte per il ripristino dei diritti costituzionali negati all’anarchico. La Costituzione è uguale per tutti, anche per Cospito.

Negli ultimi mesi le iniziative a favore di Cospito si sono intensificate, cortei a Torino, Roma, Milano, caratterizzati da scontri con la polizia. E tanti attestati di solidarietà che non arrivano solo dai megafoni nelle piazze, ma anche dalle fiamme di diversi atti dimostrativi, quasi sempre molotov, o ordigni rudimentali a bassissimo potenziale fatti esplodere nei pressi dei “simboli del potere”, in Italia e in altri paesi europei. In particolare la Grecia dove è fortemente attiva l’azione politica di tanti gruppi anarchici che “risiedono”, principalmente, nel quartiere ribelle Exarchia, nel cuore di Atene.

Tra questi il gruppo “Carlo Giuliani Revenge Nuclei” che ha rivendicato l’incendio dell’auto del primo consigliere dell’Ambasciata italiana in Grecia Susanna Schlein, avvenuto il 2 dicembre 2022. Con un comunicato, attribuendosi il gesto dimostrativo, il gruppo anarchico si dichiara “a sostegno di Alfredo Cospito in carcere a regime di 41-bis, in sciopero della fame da ottobre”. Un “atto” che sin da subito ha mobilitato il governo Meloni, che ha emanato una direttiva precisa al ministro degli Interni e della giustizia: organizzare una bella retata di anarchici italiani e greci. Che si è subito trasformata in una circolare alle principali Digos italiane che non hanno perso tempo, coordinati da un pool di magistrati di diverse procure, a mettersi al lavoro. A rafforzare la tesi investigativa sull’esistenza di una formazione anarchica “senza frontiere”, non circoscritta ad un preciso territorio, promotrice di una campagna di “terrore” per sostenere la liberazione di Cospito, lo scambio di “favori (leggi attentati)”, e i continui contatti tra gli anarchici italiani e greci: ad Atene si incendiano le auto a sostegno del guerrigliero italiano anarchico Cospito, e a Roma si bruciano 4 furgoni della multinazionale Hertz, che in Grecia hanno stretto accordi per la “fornitura di mezzi agli sbirri”, con “dedica” al prigioniero greco dell’Organizzazione Azione Anarchica Thanos Xatziagkelou, detenuto presso il carcere di  Korydallos. È questa la pista che seguono gli investigatori. Una pista che li porterà dritti a Cosenza, oltre che in altre città italiane.

E qui entra in gioco la Digos cosentina che si trova tra le mani il caso del secolo: una inchiesta che potrebbe avere risvolti europei che si occupa dell’attentato all’ambasciata italiana in Grecia definito un priorità nazionale dalla Meloni, è manna caduta dal cielo per il detective De Marco. L’occasione che attendeva da tempo. Un regalo che non si aspettava che arriva proprio nel momento più basso della sua carriera, se mai ne ha avuto uno alto.

Ma cosa c’entrano De Marco e la Digos cosentina con tutta questa storia? Presto detto… per deduzione e non per fuga di notizie, e lo diciamo non per creare danno alle indagini di cui non sappiamo niente, ma solo per raccontare la verità dei fatti prima che il dottor De Marco, proprio perché abbiamo subito sulla nostra pelle le calunnie scritte nelle informative della Digos, li deformi ad uso e consumo suo, magari mosso dall’istinto di vendetta verso i sovversivi cittadini che tanti problemi gli hanno creato.

Dopo l’attentato del 2 dicembre 2022 all’ambasciata italiana in Grecia, Tajani corre ad Atene per organizzare un piano di azione con il governo di destra greco contro gli anarchici responsabili dell’incendio dell’auto del primo consigliere Susanna Schlein. La rivendicazione congiunta italo/greca impone una alleanza ai due governi che iniziano a scambiarsi informazioni sulla galassia anarchica. E gira che ti rigira, in un controllo incrociato, spunta fuori il nome di una attivista politica cosentina che con la Grecia ha tanto da spartire. E incaricano il resuscitato De Marco, trattandosi di una cosentina, di approfondire l’argomento.

L’attivista, che chiameremo “Berta”, ha lavorato per qualche anno ad Atene nelle politiche sociali, frequentando il mondo dell’antagonismo greco attivamente. Cortei, manifestazioni, solidarietà fattiva, le sue forme di lotta. Attività politiche che ha sempre praticato, soprattutto a Cosenza e per questo ben conosciuta dalla Digos cittadina. Per De Marco e per il piano che ha in mente, Berta è la chiave giusta per aprire la porta alla sua promozione, il colpevole perfetto da consegnare ai suoi superiori in cerca di elementi che provino l’alleanza tra anarchici italiani e greci. Berta ha tutti i “requisiti” che servono a De Marco per costruire una informativa su un suo ruolo, da anello di congiunzione, almeno per quel che riguarda Cosenza, tra le due realtà anarchiche. Con questo De Marco si è assicurato un posto di rilievo nell’inchiesta, ma deve costruire senza errori il puzzle. E ora, sempre per deduzione, vi spieghiamo come si costruisce una inchiesta farlocca, riferito alle soli indagini condotte dalla Digos di Cosenza, manipolando i fatti.

Berta nel mese di ottobre del 2022, prenota un biglietto aereo destinazione Atene per il 27 novembre, dove si reca per partecipare al quattordicesimo anniversario della morte di Alexandros Grigoropoulos, ragazzo di 15 anni ucciso a sangue freddo da un poliziotto greco il 6 dicembre del 2008. Sono previste due giornate commemorative per il 5 e il 6 dicembre 2022: un corteo “chiamato” prevalentemente da studenti e reti comuniste con appuntamento alle 12 a piazza Propylaia, un altro alle ore 18 sempre nella stessa piazza e convocato dagli anarchici, entrambi per giorno 6 dicembre. Appena arrivata ad Atene, Berta, ritorna nei luoghi frequentati prima del suo rientro definitivo a Cosenza. Incontra vecchi compagni che non vedeva da qualche anno, discute delle iniziative, e nei tanti giri passa persino dall’ambasciata italiana oggetto dell’attentato. Sono giorni di ricordi, ma anche di impegno politico che Berta svolge non facendo mancare ai compagni il suo contributo nell’organizzazione del corteo del 6 dicembre.

5 giorni dopo dall’arrivo di Berta ad Atene, il 2 dicembre, esplode la molotov, e l’argomento ad Atene, in Italia e in tutta Europa, diventano gli anarchici. Ne parlano tutti, pure Berta. Ne discute con i compagni greci, con gli amici. Parla dell’accaduto al telefono con i compagni cosentini e gli amici di Torino. Fa considerazioni sull’episodio, ed esprime valutazioni politiche sulle conseguenze del gesto. Insomma fa quello che fa sempre, parla di politica con un punto di vista squisitamente antagonista. Che un disperato come De Marco, visto il lessico ribelle, può facilmente manipolare.

L’aria ad Atene diventa pesante e il corteo del 6 si annuncia carico di tensione. Una tensione che si manifesta già giorno 5 con pesanti scontri tra manifestanti e polizia, scontri che diventano ancora più violenti nel pomeriggio del 6, durante il corteo anarchico. Berta partecipa al corteo della mattina indetto dagli studenti che si svolge in relativa tranquillità e, subito dopo, riparte per far ritorno a Cosenza. Questo è il resoconto del soggiorno di Berta ad Atene che con gli attentati non c’entra niente. E De Marco lo sa, ma ha prodotto una informativa, giocando sulle “troppe coincidenze”, che hanno convinto i magistrati ad affidargli questa parte dell’indagine.

Per De Marco le cose sono andate così: Berta per i suoi trascorsi in Grecia, e per la sua nota attività politica, che usa come copertura, è coinvolta negli attentati di stampo anarchico. E lo prova il fatto che il suo viaggio in Grecia è stato programmato mesi prima, il che evidenzia un suo diretto coinvolgimento nell’elaborazione strategica degli attentati confermato dal suo arrivo ad Atene, una settimana prima del corteo. Perché Berta arriva ad Atene una settima prima? Perché fa parte dei terroristi che stanno programmando l’attentato all’ambasciata italiana, ed è richiesta la sua presenza in loco, scrive De Marco, il tutto incorniciato dal solito taglia e cuci fatto con le intercettazioni. Berta conosce Atene, c’ha abitato, ha relazioni con anarchici attenzionati dalla polizia greca, e durante il suo soggiorno nella terra degli Dei, ha frequentato gli organizzatori del corteo, e poi è stata vista anche passeggiare nei pressi dell’ambasciata. Parla dell’attentato con altri esponenti dell’antagonismo con trascorsi sovversivi, e si è distinta per la sua radicalità politica in centinaia di manifestazioni così come testimoniano le informative della Digos redatte su di lei negli anni passati. Più colpevole di così… che deve dire uno di più, e non possono essere certo tutte coincidenze.

È senza ombra di dubbio lei la sovversiva perfetta che corrisponde esattamente all’identikit disegnato dai magistrati, e De Marco è pronto a dare un volto in carne ed ossa a quel disegno. Detta così, bisogna ammettere che anche un magistrato serio e onesto, potrebbe abboccare all’amo della Digos, ma tutto è spiegabile, come sempre, con la storia personale dei personaggi che De Marco vuole infamare.

Tutti conoscono Berta e sanno che la sua pratica politica non sono certo le molotov. Che la radicalità politica non è necessariamente sinonimo di bombarolo. Tutti, inoltre sanno, De Marco compreso, che le convocazioni antagoniste sono sempre l’occasione per incontrare vecchi compagni, chi può parte prima, e che all’interno “della piazza” la mescolanza tra i tanti pianeti che compongono la galassia antagonista, abbonda. Tutti parlano con tutti. È la natura dei cortei. Chi si batte per i diritti negati partecipa sempre a queste giornate, il che non fa di un attivista un terrorista: se qualcuno incendia una macchina, l’episodio non può essere usato per costruire teoremi sovversivi farlocchi a danno di soggetti che esercitano un sacro santo diritto costituzionale: manifestare liberamente anche il più radicale dei pensieri. Ancora una volta lo sporco copione si ripete nell’impunità e nell’arroganza di certo potere. Ecco, abbiamo dedotto tutto questo nella speranza che chi di dovere valuti attentamente le informative provenienti dalla Digos, il tarocco è sempre dietro l’angolo, prima di rovinare la vita, ancora una volta, a chi con le farneticazioni della Digos non ha niente a che vedere.