Brunori Sas e i suoi personaggi in cerca di amore: esce il libro sul cantautore cosentino

di Francesca Milano

Fonte: Il Sole 24 Ore (brunorisaseisuoipersonaggi)

L’hai incontrato decine di volte, senza accorgertene. Era il bambino grassoccio con la paletta e il secchiello che faceva castelli di sabbia accanto al tuo ombrellone. Era seduto sul muretto mentre gli altri giocavano a calcio. Era quello che suonava la chitarra al falò mentre tu t’innamoravi di un altro. Era il ragazzo seduto accanto a te sul volo Lamezia-Milano. L’hai visto ovunque, senza mai guardarlo. Dario Brunori è il vicino di casa, il compagno di banco, il coinquilino degli anni di università. Ed è diventato – proprio per questo – il cantore della vita ordinaria, della quotidianità, delle cose dimenticabili.

Ma c’è poesia persino nei mutui da pagare, nelle minestre a cena, nella scatola di aspirina sul comodino, nel sabato sera all’Ikea. Dario Brunori lo sa, lo rivendica, lo svela, e svelandolo ci solleva. Nei suoi dischi mette le storie di Paolo, di Rosa, di Bruno, le storie di tutti noi “poveri cristi” che per il tempo di una canzone ci sentiamo riconosciuti e quindi finalmente visti (e vivi).

«La mia è una vita normale ed è per questo che la voglio cantare», urla in uno dei suoi primi brani, e già da quel 2009 forse avremmo dovuto intuire che ci trovavamo di fronte al miglior cantautore della nuova generazione. Al suo progetto musicale, Brunori Sas, è dedicato il libro “Brunori Sas – La vita pensata e la vita vissuta”, scritto da Ambrosia J. S. Imbornone ed edito da Arcana.

Il libro ripercorre, brano dopo brano, la carriera di Dario Brunori dal collettivo Minuta alla “società in accomandita semplice”, passando per i The Minnesota’s, i Blume, l’Università di Siena, le spiagge della Calabria, la cucina di sua madre e i bar sui Navigli di Milano.

Un viaggio nell’Italia di oggi, un po’ provincia e un po’ metropoli, seduti accanto a una serie di personaggi qualunque: nelle sue canzoni si incontra il «maniaco della famiglia, soprattutto quella cristiana, per cui ama il prossimo tuo solo se carne di razza italiana», il «professore in preda alla mania per la ragazzina di periferia», il giovane Mario che « voleva esser milionario perciò spendeva quasi tutto il suo salario in gratta e vinci e slot-machine», Rosa che «domani si sposa ma non si sposa con me». Tra l’ironia e la tenerezza, le sue canzoni parlano tutte d’amore «perché alla fine, dai, di che altro vuoi parlare?».

Quando non porta in giro la sua musica e i suoi spettacoli di teatro-canzone à la Gaber, Brunori vive a San Fili, in Calabria. «Il mio manager ha provato a rivendersi la cosa come scelta radical chic sulla riscoperta dei valori della provincia contadina. Fesserie. È vero, sì, che sto in collina, che dalla mia finestra posso ammirare un panorama strepitoso, che non ho problemi di parcheggio e ansie metropolitane, ma di certo non faccio l’orto, non gioco a carte con i vecchietti del paese, non produco vino e non faccio lunghe passeggiate tra gli alberi di castagno. Semplicemente sto a casa e ci sto bene».

«La musica di Dario e la sua attività artistica in generale – scrive l’autrice del libro – si muove tra disimpegno e sguardo sulla società, tra leggerezza e profondità, tra intimismo di Palaroid del passato e/o generazionali, di storie personali e canzoni d’amore e l’interesse per gli altri, osservati nella loro umanità».Brunori Sas: l’indie in accomandita semplice

Ma nel libro non ci sono solo i personaggi delle canzoni di Brunori: c’è anche lui, Dario, terzo di tre fratelli, nato a Cosenza nel 1977 da una famiglia proprietaria di una fabbrica di mattoni, la “vera” Brunori Sas. E proprio in onore di quella società (e di suo padre, morto quando il giovane Dario studiava Economia a Siena) che decide di firmarsi con questo nome. Lo fa per un motivo una questione familiare, ma non solo: «Mi piaceva che il nome di questo progetto fosse proprio Brunori Sas perché in qualche modo il lavoro del cantautore è simile a una società di persone, non si è mai da soli, c’è sempre qualcuno che ti sta a fianco. Io ci metto la mia faccia ma poi ci sono diversi soci intorno».

La sua «vita normale» racconta quella di ognuno di noi, sempre in bilico tra la pigrizia e lo slancio, tra la vita pensata e la vita vissuta, appunto.