Catanzaro, i tragicomici processi di Luberto: Omnia e omicidio Converso

Dedicato a chi ancora va appresso a questo impostore, di nome Vincenzo Luberto, che adesso vorrebbe addirittura “guidare” la procura di Cosenza (!) o in subordine quella di Paola… 

A seguito delle fibrillazioni intercorse tra vari uffici giudiziari, il giorno dell’apertura dell’anno giudiziario 2018 del distretto di Catanzaro, al culmine della “guerra” tra l’allora procuratore generale della Corte d’Appello e l’allora procuratore della Repubblica e della Dda Nicola Gratteri, in molti sottolinearono la forte presa di posizione di Otello Lupacchini.

Il procuratore generale della Corte d’Appello, con sdegno, aveva informato i partecipanti delle esose somme sborsate dall’erario per i risarcimenti dovuti a ingiusta detenzione. E non aveva certamente torto, se si vanno ad analizzare attentamente, magari in ordine cronologico, tutti i maxi blitz farlocchi effettuati soprattutto nella Sibaritide nel corso degli ultimi anni. Una sorta di “prova del nove” o, se preferite, una semplice addizione. Della serie: due più due fa… quattro.

Per esempio, nelle cosiddette operazioni Omnia ed Omnia 2 – quest’ultima ispirata da tre falsi pentiti, tali Salvatore Lione (reggente del clan Forastefano dopo gli arresti dei capi nel 2007), Samuele Lo Vato, detto il siciliano dalla mente diabolica e Lucia Bariova (compagna di Vincenzo Forastefano, fratello di Antonio) -, le (numerose!) persone tratte in arresto sono state scarcerate addirittura dal Tribunale della Libertà, a distanza di pochi mesi dai blitz.

Il comportamento più grave, nel primo processo Omnia, fu messo in atto dall’immarcescibile pm titolare dell’indagine, che incurante delle conseguenze, si recò un bel giorno presso tale Malomo, venditore di arredi per giardino nel Comune di Cassano allo Jonio, per acquistare arredi in canna di bambù e vimini vari… Il proprietario della ditta Malomo altri non è che il suocero del noto pluripregiudicato Pierluigi Lanzillotta, figlio del defunto Luigi, già appartenente al clan Cirillo, e per questo assassinato dal clan contrapposto, quello di Carelli, Tripodoro e Pino, a colpi di pistola, all’interno di una sala da barba, come accadeva nella mafia siciliana degli anni Trenta…

Inutile e quasi superfluo aggiungere il riverito nome del pm titolare dell’indagine, dal momento che è noto a tutti che si tratta del finalmente ex procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto. E’ appena il caso di sottolineare che soltanto qualche giorno dopo i suoi scriteriati “acquisti”, sarebbe dovuta iniziare la sua requisitoria, che vedeva tra gli imputati appunto Luca Lanzillotta, fratello del predetto Pierluigi…

A proposito di danni all’erario per ingiusta detenzione, con riferimento alla Sibaritide, come si fa a non ricordare, poi, il caso dell’omicidio del noto commerciante Luciano Converso, avvenuto a Rossano? Il principale teste di accusa dell’omicidio fu il pentito Carmine Alfano, che, di comune accordo con gli investigatori, circa una settimana prima dell’emissione dei fermi di polizia giudiziaria, sparì “misteriosamente” e tutte le ricerche successive risultarono vane.

Le testate giornalistiche (pensate voi che professionisti seri!) diedero per scontate le notizie ricevute dagli organi investigativi circa la sua presunta scomparsa a seguito di lupara bianca. Eseguiti i fermi di polizia giudiziaria, tuttavia, con il testimone sparito nel nulla, il giudice li convalidò ed emise poi un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre soggetti di Rossano, tra i quali il famoso boss Occhi di ghiaccio, al secolo Nicola Acri. oggi pentito (sic!).

Improvvisamente, tuttavia, dopo qualche anno, Carmine Alfano “resuscitava”, telefonando da un paese dell’Est e riferendo di non essere per nulla deceduto, ma che aveva deciso di “regalarsi” un viaggio di piacere con la sua compagna, proveniente proprio dall’Est europeo…

Era davvero pentito? Era davvero sotto protezione? Furono presi provvedimenti? Non si sa… Sta di fatto che per l’ennesima volta, anche in quella circostanza, il procuratore generale della Corte d’Appello Lupacchini diceva la verità. E stava soltanto snocciolando una serie incredibile di danni a carico all’erario, perché è noto che dopo qualche tempo i soggetti arrestati per l’omicidio Converso, furono clamorosamente assolti dalla Corte d’Appello di Catanzaro e addirittura risarciti profumatamente per il periodo di ingiusta detenzione.

E non è certo finita qui…

1 – (continua)