Catanzaro. Prima udienza processo Alibante, sotto esame le fonti di prova

Catanzaro – Prima udienza nell’aula bunker di Catanzaro per il processo scaturito dall’operazione Alibante, eseguita dalla Dda di Catanzaro e che a maggio del 2021 ha portato all’emissione di 19 misure cautelari con l’accusa a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, consumata e tentata, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d’ufficio e turbativa d’asta. Reati che si sarebbero consumati lungo i comuni del litorale tirrenico e in particolare nei comuni di Lamezia Terme, Nocera Terinese, Falerna e Conflenti, oltre che nelle città di Aosta, Arezzo e Cosenza e che avrebbero visto al centro l’azione della cosca Bagalà.

Nell’udienza di oggi sono state sollevate una serie di questioni preliminari relative alle fonti di prova e all’utilizzabilità delle intercettazioni e i magistrati hanno ammesso le parti civili che ne avevano fatto richiesta compresi la Regione, i Comuni di Falerna e Nocera Terinese e l’associazione antiracket di Lamezia (Ala). Le indagini, che avevano portato all’operazione nel maggio del 2021, erano state avviate a seguito delle denunce presentate da imprenditori lametini circa estorsioni poste in essere da appartenenti alla cosca “Bagalà”, operante sulla zona costiera compresa tra i comuni di Nocera Terinese e Falerna. Tra le conseguenze dell’indagine anche il commissariamento del Comune di Nocera Terinese. Tra le persone a processo – in tutto 28 – colui il quale è ritenuto il boss, Carmelo Bagalà, la figlia Maria Rita. La prossima udienza si terrà il 15 settembre.