Cetraro, tutta la verità sull’assessore Quercia “dimissionato” (di Saverio Di Giorno)

Carmine Quercia

di Saverio Di Giorno

Su Cetraro abbiamo aspettato del tempo. Rivolto le domande affinché i diretti interessati e cioè il sindaco Cennamo o lo stesso assessore dimissionato Quercia desse la propria versione dei fatti e chiarisse. Dunque, dal momento che è diritto dei cittadini conoscere cosa avviene nell’amministrazione – non a caso detta – pubblica e dal momento che nessuno ha smentito né chiarito quanto già detto, raccontiamo quella che è la versione che viene ormai riportata da più fonti separate.

SI è detto di un protocollo inviato oltre i termini dovuti, una richiesta di partecipazione ad un bando scaduto ebbene si tratterebbe effettivamente di un bando per ricevere finanziamenti per l’oratorio a cui erano interessati quindi il Comune e don Loris parroco della marina di Cetraro.

Come avevamo anticipato però il termine ultimo era scaduto da un paio di giorni, ma nonostante questo e nonostante la funzionaria addetta al protocollo non si trovasse a Cetraro, secondo quanto riferito, Quercia spinge l’inserviente del Comune ad aprire comunque l’ufficio.

Al rientro la funzionaria trova la domanda protocollata e come già raccontavamo fa presente tutto non solo all’amministrazione, ma anche risulta alle autorità competenti.

Ecco che quindi diventano più chiare queste dimissioni misteriose, senza motivazioni e senza ulteriori commenti. É più semplice pensare che l’amministrazione sia stata costretta ad allontanare Quercia con le false dimissioni personali. 

Di tutta questa vicenda certamente non se ne può far carico l’inserviente che, viene riferito, si è presa (o le è stato fatto prendere) un periodo di lontananza dal lavoro. Impossibile dire la dinamica precisa, ma è facile immaginare quanto peso si possa avere. Di tutta questa vicenda deve invece farsi carico la politica che non può cavarsela con le dimissioni; deve farsene carico non tanto per il possibile abuso d’ufficio (questo spetterà alla magistratura) e nemmeno per il fatto in sè, ma perché rifiutarsi di chiarire ed eventualmente fare pubblica ammenda è una forma di strafottenza politica che invece deve rendere sempre conto e rispondere.

Questa è un’ulteriore ultima possibilità che ha chi è a conoscenza della vicenda di dire la propria, chiarire e smentire (dimostrando). Cosa ha da dire il sindaco? Cosa dice Quercia? Cosa il parroco? Altrimenti la scorrettezza di un singolo, se coperta diventerà una responsabilità di tutti.