Cosenza 2016, Nicola Adamo va in pensione

Da quando è ritornato lui tutto sembra essere di nuovo opaco, offuscato, oscuro, nebuloso. Non che prima fosse meglio, o che la situazione fosse chiara, limpida, ma si sa, con lui è tutta un altro paesaggio. Vuoi mettere i suoi di magheggi con quelli di Magorno? Non c’è paragone.

Come intrallazza lui nessuno, questo, nonostante le tante assoluzioni, è ampiamente provato. Sentenziato dalla gente. Non basta l’assoluzione di qualche tribunale amico, o la prescrizione per fare di un uomo come lui, un innocente. Le responsabilità politiche non si cancellano con una notifica. E lui, lo sappiamo tutti, di responsabilità politiche ne ha, e tante. Perché bisogna capire una volta per tutte chi è che ha ridotto la Calabria e Cosenza in questo stato.

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Chi ha portato alla disperazione e alla povertà un popolo intero. Né io, né voi comuni mortali possiamo essere accusati di questo. Certo, ci sono responsabilità sociali che appartengono al popolo, e che spesso sono concausa dei tanti mali della nostra terra, per esempio chi vota questi personaggi; se non ci fossero loro, gente come lui non esisterebbe. Alcuni di questi fanno fatica ad assumersi tali responsabilità, ma nonostante ciò, e malgrado loro, niente è paragonabile ai danni prodotti da chi come lui da sempre amministra la cosa pubblica. Danni che non si possono ascrivere alla gente, né a chi lo vota. Non è certo il popolo a firmare le carte per questo o quell’appalto truccato.

Da qui non si scappa. Quindi, se è vero che non siamo responsabili, almeno non totalmente, del nostro male, allora a farci male non può che essere stata la politica. E lui questo fa: politica.

Nessun tribunale del popolo che si rispetti l’assolverebbe per le sofferenze che ha inflitto alla gente. Migliaia e migliaia di disoccupati e disperati di ogni sorta, pesano sul suo groppone come la gobba per Andreotti. Avrebbe potuto evitare molta povertà e tanta sofferenza solo se fosse stato meno avido, e più umano. Ma l’umanità per lui si ferma alla sua cerchia familiare e di lacchè.

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Gli altri possono pure morire di fame. A lui, di questo non gliene può fregare de meno. L’importante è che lui e la sua razza sguazzino felici e contenti alla faccia nostra. Sempre con i soldi dei caggi. Il desiderio di possedere, la bramosia di potere, sono le sole cose di cui si nutre, nonostante la provenienza comunista. A tal proposito è giusto riconoscergli una capacità politica, intellettuale e strategica ad alti livelli. Se avesse usato la sua intelligenza e le sue capacità politiche, mettendole al servizio del bene, a quest’ora eravamo tutti benestanti.

Da quando è ritornato dall’esilio Nicola Adamo non si vede in città ma si sente. Infatti da diversi giorni il chiacchiericcio politico cittadino si è arricchito di diverse leggende. Prima la storia della sfiducia ad Occhiuto. Sebbene tutti sappiamo che nessuno dei consiglieri uscenti è disposto senza aver concordato la propria posizione e valutato i propri tornaconti, cosa che ancora non è avvenuta, a mettere firme, tutti hanno abboccato a questa esca, o fatto finta di abboccare. Sembrava, a leggere i giornali cartacei, cosa fatta. 18 firme belle pronte per sfiduciare Occhiuto.

L’occasione era il consiglio comunale dell’altro giorno. Un flop pauroso. Non solo nessuna firma è stata raccolta, ma addirittura chi come i Morrone avrebbero dovuto capeggiare il tradimento di Occhiuto, non si sono proprio presentati. Tutto è fermo, immobile, una sorta di standby politico dove nessuno si prende la briga, o l’onere, di schiacciare il pulsante per accendere la “lampadina”. Fin quando il PD non dirà ufficialmente il nome del proprio candidato, nessuno si sbilancerà, nessuno si esporrà. Tutti aspettano che l’atro faccia il primo passo, per vedere che fine fa.

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Dopo questa leggenda delle firme, miseramente spiaccicata contro il muro della realtà, subito tutti a chiedersi come mai qualcuno, ovvero Nicola, avesse fatto circolare questa voce. A quale scopo. Quale strategia si cela dietro questa falsa notizia? Perché alcuni giornali decidono, nonostante la presenza di cronisti navigati che subito hanno annusato la bufala, di dare spazio a questa cazzata?

Domande che subito aprono un’altra leggenda: tutto queste chiacchiere sarebbero state organizzate ad arte per creare scompiglio, incertezza, dubbi, confusione, solo per calare al momento giusto l’asso vincente: Nicola Adamo candidato a sindaco del comune di Cosenza. Ahahahahaha. Scusate ma una risata alla faccia sua qui ci sta. Si, perché anche questa grottesca proposta gira nel sottobosco politico cittadino. Pare che si stia paventando il nome sacro di Nicola come candidato di superamento.

La voce si fa sempre più insistente, e la conta dei sostenitori è già in atto.

La bufala delle firme potrebbe essere, secondo alcuni, riconducibile proprio a questo: una sorta di prova generale di chi si dichiara disponibile ad avallare questa proposta. Un piccolo gruppetto pare si sia formato, composto da chi sottobanco va dicendo questo: chi ci garantisce che appoggiando Presta il nostro tornaconto è assicurato? E se poi, una volta eletto questo fa di testa sua, come facciamo noi?

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Al contrario con zio Nicola andiamo sul sicuro. Una paranoia che ha assalito i peones della politica locale. Ma che non può giustificare questa proposta; avranno anche i loro problemi di spartizione, o di sopravvivenza politica, ma la candidatura di Nicola a sindaco di Cosenza non solo è improponibile, sa di fantapolitica. Scatenerebbe un guerra che non ti dico. Nicola è finito come politico, questo lo sa anche lui, come sa che creare problemi a Renzi e company non gli conviene. La sua stella è tramontata.

Semmai dovesse essere questo, cosa che non accadrà mai, ma paventiamo questo ipotesi, immagino solo cosa si scatenerebbe nei social. Nicola è un IMPRESENTABILE. La sua faccia non la vuole vedere più nessuno, anche i suoi clienti. Perciò scordatevi questa eventualità. Piuttosto c’è chi dice che queste voci messe in giro da Nicola siano propedeutiche al progetto di Renzi. Nel senso che: Nicola con questo creare scompiglio altro non fa che prendere tempo per favorire Magorno, e quindi Minniti, che deve arrivare fino a venerdì, giorno in cui si chiude la partita primarie. Niente regolamento, nessun candidato, e pratica chiusa per termini scaduti. Fuori tempo massimo.

Senza primarie, il candidato non potrà più essere uno del partito, è chiaro. Quindi nemmeno lui. Un tracheggio quello di Nicola che lo mette al riparo sia con Renzi, che ha già il suo candidato, che con i suoi “amici” locali. Insomma ancora una volta in termini di strategia di sopravvivenza materiale e politica Nicola si è dimostrato nu mastruni. E se così è, vorrà dire che una buona PENSIONE non gliela leva nessuno. Così come l’onore delle armi. E con la promessa di avere un occhio di riguardo per Madame Fifì, la cui carriera può durare ancora qualche anno.

GdD