Cosenza, cena con l’intrallazzo e Regionali: Caputo “garante” di un nuovo patto col boss Potestio

Uno degli elementi di maggiore squallore della “banda” che sostiene Robertino Occhiuto alla Regione è rappresentato dai candidati di emanazione del fratello Mario, che successivamente – come del resto la stessa povera Jole Santelli – si sono parzialmente liberati dell’ipoteca del cazzaro per portare meglio a termine i propri sporchi affari.

Tra gli scagnozzi del cazzaro, che ora rispondono direttamente agli ordini del “boss” Carminuzzu Potestio (che comunque fa parte sempre della stessa “banda”), uno dei più repellenti è senza dubbio il consigliere regionale uscente e adesso anche rieletto nonché ex presidente del consiglio comunale Pierluigi Caputo, balzato alla ribalta delle cronache anche e soprattutto per la sua partecipazione alla famosa cena insieme al pm Cozzolino e – appunto – al “boss” intoccabile Carmine Potestio. E adesso eletto anche al Consiglio regionale per suggellare proprio quel patto stretto in quella famosa cena. Patto che ovviamente è continuato – perfettamente come direbbe Cetto – anche nelle elezioni necessarie dopo la dipartita della Santelli.

Le ipotesi sulla presenza dell’allora presidente del consiglio comunale Pierluigi Caputo alla cena con il pm Cozzolino e l’indagato Carmine Potestio, fioccavano. Ne abbiamo sentite almeno tre di versioni. Ma solo una è degna di considerazione, perché verosimile.

Eccola: pare che da tempo Carmine Potestio stesse pressando con insistenza il pm Cozzolino per sapere a che punto fosse l’inchiesta condotta dalla Manzini sugli appalti spezzatino, visto che stavano per scadere i 18 mesi previsti (come termine massimo) dalla Legge dall’ invio dell’avviso di garanzia. Avviso di garanzia inviato il 20 maggio del 2016, che scadeva il 20 novembre 2017, data in cui la Manzini avrebbe dovuto chiudere l’indagine e chiedere il rinvio a giudizio, o archiviare tutto. Poi, com’è noto, la questione si è conclusa a tarallucci e vino con l’esclusione di Potestio e con le ridicole interdizioni ai compari di Occhiuto.

Giova ricordare i contenuti dell’inchiesta. Secondo la Manzini, procuratore aggiunto di Cosenza ormai in rampa di lancio – si fa per dire – verso la Procur< Generale di Catanzaro, l’ex capo di gabinetto del Comune di Cosenza Potestio in cambio di denaro avrebbe favorito la ditta Medlabor (le luminarie di Natale), affidandole lavori e commesse in via diretta, senza passare attraverso una gara. Tutto questo per la Manzini avveniva con la complicità del dirigente del settore Lavori pubblici, Domenico Cucunato, e del suo direttore di dipartimento, Carlo Pecoraro. Il duo, dice la Manzini, era specializzato a frazionare fittiziamente gli appalti in modo da non superare la soglia dei 40mila euro, lavori che venivano poi affidati attraverso il sistema del cottimo fiduciario.

Infatti dice la Manzini: nonostante gli interrogatori ancora nessuno è riuscito a spiegare la straordinaria crescita della Medlabor, ditta che nel 2011 aveva un giro d’affari di appena 10mila euro, ma che tra il 2012 e il 2015 riceve appalti e commesse dal Comune di Cosenza per oltre 600mila euro. Ma la Medlabor, non sarebbe stata l’unica ditta agevolata dai dirigenti del Comune di Cosenza. Nel mirino della Procura ci sono anche commesse e appalti accumulati dal 2011 al febbraio 2016 da altre due imprese, la Cmt di Francesco Amendola e la Fratelli Amato di Antonio Amato. Questa l’inchiesta. E scusate se è poco.

Alla luce di questa scadenza, Potestio aveva cercato (e anche con successo) di correre ai ripari. Ed aveva iniziato a pressare il pm Cozzolino, complice con lui in diversi intrallazzi, chiedendogli incontri in ogni dove per capire quali fossero le intenzioni della Manzini e di Spagnuolo allo scadere dei termini. E i due iniziano ad incontrarsi freneticamente: nascosti negli anfratti del tribunale, nei ristoranti, a casa, al cimitero. Potestio era preoccupato perché la Manzini non permetteva più a Cozzolino di sguazzare nel suo ufficio. A dirglielo è stato lo stesso Cozzolino che ad ogni incontro non faceva che ripetere al preoccupato Potestio che lui non poteva fare più niente. Diceva che per colpa di Iacchite’ oramai era troppo sputtanato ed aveva paura di essere intercettato e di avere occhi strani addosso. Tuttavia Potestio insisteva convocandolo ogni giorno e sperando di sapere qualcosa. Ma Cozzolino oramai è visto da tutti per quello che realmente è: un corrotto. Persino una pettinatrice di bambole come la Manzini, prima di andarsene in sella al cavallo di Morra, lo scansava. Nessuno gli dice più niente. E’ un attenzionato. E prima o poi – si spera – dovrà cambiare anche sede. Nonostante le sue altissime “protezioni”. 

Dell’atteggiamento di Cozzolino, Potestio non era contento, lo accusava di non impegnarsi e di non usare il giusto ricatto contro la Manzini. Cozzolino continuava a ripetere che la situazione in procura non era più quella di una volta, e non perché Spagnuolo e la Manzini sono onesti, tutt’altro: la Manzini e Spagnuolo avevano deciso da tempo di mollare Cozzolino al suo destino perché sapevano e sanno che qualche testa dovrà cadere se vogliono la pace con la DDA di Catanzaro, che, non potendo intervenire su questi reati per via dell’accordo tra Spagnuolo e Gratteri, aveva chiesto alla Manzini di portare a termine almeno questo filone di indagine sui colletti bianchi, giusto per tacitare un po’ la gente. E la Manzini aveva deciso di fargli il favore prima di andarsene con Morra e attendere tranquilla a Roma l’evolversi degli eventi. Perciò tutte le richieste di Cozzolino di insabbiare o archiviare sono state rimandate al mittente.

Per Potestio, Cozzolino non poteva fare più niente. E allora Potestio si era giocato la carta Caputo. E lo ha portato a cena con Cozzolino. Sperava nell’ascendente del padre di Caputo e nelle sue conoscenze al Tribunale, per trovare un modo per far retrocedere la Manzini.

Il papà di Caputo, che di nome fa Carmelo, è tra i responsabili della commissione di invalidità civile dell’Asp. Quello che assegna le pensioni di invalidità. Che come si sa da noi sono migliaia di migliaia. Una potenza che non ti dico, uno che ha fatto tanti “piaceri” e che può, all’occorrenza, chiederne la restituzione. Insomma, Carmelino Caputo è la persona che se ti chiede un piacere nessuno gli dice di no. Lui sarebbe stato in grado di trovare una soluzione al problema, muovendo le giuste pedine. Perciò Potestio cercava di rassicurare Cozzolino dicendogli che Caputo si era fatto carico di trovare la strada per arrivare alla Manzini in altro modo, ma che anche lui doveva impegnarsi però, e doveva stare tranquillo che con Spagnuolo e Gratteri poi c’era chi ci avrebbe parlato. Del resto – diceva Potestio a Cozzolino – dobbiamo fargli capire che uno scandalo non serve a nessuno e soprattutto nuoce agli affari.

Quindi la presenza dell’ex presidente del consiglio comunale di Cosenza a quella cena era ed è ancora la garanzia per Cozzolino di un impegno di Carmelino Caputo alla loro causa. Anche perché Caputo e Potestio sono paesani (originari di Mendicino), e di affarucci insieme ne hanno fatti tanti. Se cade Potestio c’è il rischio dell’effetto domino. Questo è quello che tanti dicono sulla presenza di Caputo a quella cena.

A questo punto, a distanza di tempo, per dare ancora più spessore al “patto”, Caputo figlio è sceso in campo nella lista “farabutti” della Santelli, ha messo alla prova il suo “carisma” ed è stato addirittura eletto. Ed è stato anche in grado di ripetere il “colpo” con Robertino. Avete caputo, pardon capito, come siamo messi?