Cosenza, corruzione e malaffare dilagano ma il Gattopardo va ancora appresso a fumo e prostituzione

Cosenza. Spaccio di droga e prostituzione: blitz “Salamandra” tra Cosenza, Rende e nell’hinterland

COSENZA – E’ stata ribattezzata “Salamandra” l’operazione dei carabinieri che sta interessando dalle prime ore di oggi, il capoluogo bruzio, Rende e l’hinterland. Oltre 100 militari del comando provinciale di Cosenza, supportati dai militari dello squadrone eliportato cacciatori di Calabria del nucleo cinofili, con la copertura aerea del velivolo dell’8° nucleo elicotteri, stanno eseguendo numerose misure cautelari, nei confronti di persone indagate a vario titolo, per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. I carabinieri stanno effettuando perquisizioni domiciliari a carico di soggetti coinvolti nella stessa attività investigativa.

Inevitabile il primo commento a caldo sull’ennesima boiata messa in moto dalla procura più corrotta d’Italia ovvero quella di Cosenza. Mentre in città la corruzione e il malaffare dilagano, il procuratore Gattopardo e i suoi scagnozzi vanno ancora appresso allo spaccio di droga (?!?) e addirittura alla prostituzione. Spreco di danaro pubblico per dimostrare cosa? Che esistono e che sono vivi? Stendiamo il solito velo pietoso.

A Cosenza per sequestrare quella che tutti consideriamo a giustissima ragione la piazza della ‘ndrangheta (piazza Fera) si deve muovere Gratteri, così come per mettere fine all’indegno mercimonio degli affidamenti diretti (altro che prostituzione!) sempre assegnati alle ditte amiche del sindaco truffatore conclamato, indagato solo sulla “carta” per una bancarotta da 28 milioni che dovrebbe portare come minimo ad una sua interdizione dai pubblici uffici che invece non arriva mai.

A Cosenza per la prima volta nella storia un’amministrazione comunale ha portato al fallimento la città per la sua scellerata gestione del denaro pubblico ma la procura competente non ha mai portato a termine una – che sia una – inchiesta, nonostante ne abbia aperto tante solo per gettare fumo (altro che hashish!) negli occhi e senza mai arrivare a nessun risultato.

Cosenza è una delle città a più alta densità massonica, dove si ricicla impunemente il denaro sporco dei politici corrotti e della criminalità organizzata e non solo nulla si muove ma tutti sanno che lo stesso procuratore è indagato per corruzione in atti giudiziari dalla procura di Salerno. Eppure è ancora incredibilmente al suo posto mentre per molto ma molto meno sono stati trasferiti altri magistrati che lavoravano alacremente contro il malaffare e avevano toccato “santuari intoccabili”. Cosenza in sostanza è una “zona franca” per chi delinque ad un certo livello. E anche l’unica operazione antimafia, risalente peraltro ad oltre 25 anni fa, è stata smontata pezzo per pezzo dallo stesso attuale procuratore in combutta con una pletora di avvocati penalisti al soldo della massoneria deviata, capaci di comprarsi con le mazzette anche i processi della Corte d’appello di Catanzaro. 

A Cosenza dobbiamo assistere in silenzio allo “spettacolo” del nipote del procuratore Gattopardo assunto come dirigente al Comune (e cacciato solo dal dissesto finanziario) in cambio dell’impunità al sindaco, così come a quello della compagna del sostituto anziano Tridico assunta all’Università della Calabria dopo il finto scandalo montato ad arte degli esami “truccati”. Sarebbe ora di finirla anche perché tutti ma proprio tutti si sono stancati di questo modus operandi tutto improntato a perseguire reati di secondo piano come quello dello spaccio di erba e fumo e della prostituzione e non abboccano più a queste operazioni di facciata. Non si può più offendere in maniera così spudorata l’intelligenza della gente.