Cosenza, il Museo del Nulla/Alarico porta sfiga? (di Battista Sangineto)

IL MUSEO DEL NULLA-ALARICO PORTA SFIGA?

A Cosenza stiamo vivendo momenti di grande apprensione perché non siamo sicuri che l’Amministrazione comunale ricordi che il 12 novembre ricorre il 581esimo anniversario della morte di Luigi III d’Angiò che, in quel lontano giorno del 1434, morì di malaria nella nostra città.

Un’apprensione giustificata dalla constatazione che si sono lasciati sfuggire che il 23 ottobre ricorreva il 1.113esimo anniversario della morte di Abū Ishāq Ibrāhīm II, nono emiro aghlabide in Ifriqiya, che, a Cosenza, lasciò il mondo dei vivi nel 902 d.C., mentre guidava un assedio alla città.
Eppure i nostri Amministratori comunali e provinciali hanno ritenuto che non fossero bastevoli, per ricordare la morte di Alarico, i fumetti, la composizione e l’esecuzione di un inno al re dei visigoti, i saldi con relative luminarie di Alarico per Natale 2014, gli spettacoli teatrali, le botteghe di Alarico, il Museo di Alarico, l’intitolazione di piazze e vie al re e ai suoi barbari visigoti, ma, per sovrappiù, ora stanno spendendo soldi dei contribuenti per cercare il mitico tesoro di Alarico che non troveranno mai perché non esiste.

Qual è la ragione che spinge gli Amministratori di Cosenza a voler, in maniera ossessivo-compulsiva, onorare e festeggiare il distruttore e saccheggiatore di Roma? Qual è il motivo recondito, verrebbe da dire inconscio, che spinge a voler celebrare, intitolando loro una piazza, persino quei visigoti che, se la storia raccontata da Jordanes fosse vera, trucidarono, milleseicentocinque anni or sono, centinaia di nostri progenitori? Non è, forse, come se nel ghetto di Varsavia, fra alcuni secoli, intitolassero una piazza a Himmler (del cui passaggio a Cosenza, nel 1938, l’attuale Amministrazione ha menato gran vanto nella brochure pubblicitaria per l’EXPO) e una strada alle Waffen-SS che, materialmente, lo distrussero?

Questa provincialissima pervicacia nel celebrare morti famosi, pensando che ciò basti a portare la città alla ribalta della fama globale, ci induce a ritenere che i nostri Amministratori non si lasceranno più sfuggire l’anniversario della morte di Alessandro d’Epiro detto il Molosso, mancato anch’egli a Cosenza nel 330 a.C.

Non mancheranno di ricordare, con tutti gli onori, la morte di Enrico VII Hohenstaufen -re di Germania e primogenito di Federico II di Svevia, stupor mundi, e di Costanza d’Aragona– che avvenne a soli 31 anni, il 10 febbraio 1242, nei pressi di Cosenza nella cui cattedrale fu seppellito.

L’Amministrazione non tralascerà di celebrare l’anniversario della morte di Isabella d’Aragona deceduta, il 28 gennaio del 1271, per una caduta da cavallo vicino alla città e seppellita, a lungo, nel nostro Duomo, anche se ora riposa nella meravigliosa Basilica di Saint Denis, alle porte di Parigi. Potrebbero, in tal modo, incrementare quegli enormi flussi di turismo di qualità che hanno incanalato finora, grazie ai continui festeggiamenti alariciani dell’ultimo lustro.

A proposito, è forse aumentato, dati alla mano, il numero di turisti stranieri e italiani arrivati a Cosenza negli ultimi cinque anni? Qualcuno vede moltitudini di turisti che si aggirano per le vie del nostro centro storico o che si accalcano sulle sponde dei fiumi alla affannosa ricerca delle tracce di Alarico? Davvero, i nostri Amministratori, pensano che i turisti vadano a Verona per il balcone di Romeo e Giulietta, e a Copenaghen per vedere la sirenetta e non per la loro antica struttura urbana e i loro monumenti che ne fanno delle bellissime, ristrutturate e civilissime città d’arte, a differenza di Cosenza il cui bimillenario centro storico va a pezzi?

Il risultato del quale siamo sicuri, invece, è che, continuando su questa strada, riusciranno a far attribuire a Cosenza l’ambitissimo “brand”, soprattutto nel Mezzogiorno, di città iettatrice, sterminatrice di re e regine. E che dire del fatto che ieri Occhiuto è finito sui media di tutta Italia proprio per “colpa” di Alarico? Vuoi vedere che…