Cosenza, tanta gente non ce la fa più: serve il reddito di quarantena (di Ferdinando Gentile)

Alla Presidentessa della Regione Calabria Jole Santelli
Al Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto

di Ferdinando Gentile

In questi giorni l’enorme solidarietà dei cosentini, unita alla generosità di tanti volontari e tante volontarie, ha permesso una importante e parziale risposta alla durissima crisi sociale provocata dal coronavirus. Tutto questo non basta più. L’impatto delle misure di distanziamento sociale, necessarie per fermare i contagi, risulta economicamente e socialmente devastante, soprattutto in una terra come la nostra, già afflitta da enormi problemi economici.

Migliaia di cittadini che vivevano di lavori umili, precari o in nero, non per volontà loro ma a causa dei mali endemici del mercato del lavoro, in questo momento non hanno la possibilità di pagare la spesa, le bollette, l’affitto e di poter sopravvivere. In questi anni abbiamo denunciato le condizioni disastrate della cosa pubblica e l’insostenibile ingiustizia delle politiche d’austerità, sostenute in maniera trasversale dal centrodestra e dal centrosinistra. In questo momento rischiamo di pagare il conto salato di tutto questo.

Ora, però, non è tempo di polemiche, appena usciremo dalla fase più drammatica della crisi ci sarà spazio per parlare delle responsabilità, di chi ha ridotto così il nostro sistema sanitario e del parassitismo della sanità privata.

Colgo l’occasione di questa lettera per rivolgermi direttamente ai due massimi rappresentanti delle istituzioni locali per chiedere una risposta efficace dello Stato. La massima rappresentante istituzionale di tutte e tutti i calabresi e il sindaco della nostra città hanno il dovere di chiedere al governo che a pagare questa crisi non siano i più vulnerabili e i più poveri.

Il DPCM, annunciato ieri da Conte, è assolutamente insufficiente. I 400 milioni di euro sono una miseria, che non attenueranno minimamente il dramma che oggi vivono milioni di famiglie. È necessaria l’introduzione immediata del reddito di quarantena, che consisterebbe nell’estendere ad una platea molto più ampia l’attuale reddito di cittadinanza.

Servono misure di sostegno ai piccoli commercianti che rischiano di non poter più riaprire le loro attività, rappresentano una parte importante del tessuto economico locale. Siamo in guerra. Stiamo vedendo buona parte della generazione che ha vissuto la guerra e l’Italia dopo la guerra, molti dei nostri nonni e delle nostre nonne, lasciarci senza la possibilità di un ultimo saluto. Per i più anziani al coronavirus si aggiunge la pena della solitudine. Davanti a questa tragedia e alle difficoltà economiche i cittadini e le cittadine calabresi stanno dimostrando un enorme senso di responsabilità, ora è tempo che le istituzioni facciano il loro. Non serve potenziare la presenza dell’esercito nelle strade, ma soldi per poter far fronte alle incredibili difficoltà economiche quotidiane. Non si può pensare che le persone restino a casa senza avere nulla da mangiare.
Basta con gli appelli, è tempo dei fatti immediati per aiutare realmente le calabresi e i calabresi.