Gratteri non è De Magistris (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

Gratteri non è De Magistris. Tra i due passano anni di cambiamenti, diverse elezioni e lo scandalo Palamara. Già, cosa c’entra? Il cosiddetto caso Palamara che sta distruggendo la magistratura italiana è solo la punta dell’iceberg. Di questo si può essere certi quando si abita in Calabria. In questa regione le guerre tra procure, i veleni tra magistrati e la saliva tra magistrati e politica sono normale amministrazione. Tanto per fare un esempio, negli ultimi mesi, il Fatto ha scritto di una guerra tra Lupacchini e Gratteri al quale è addirittura arrivato un esposto da Adamo, esponente di spicco del Pd ormai da decenni, ancora prima delle ultime dichiarazioni della di lui consorte sul presunto veto di Gratteri alla ricandidatura di Oliverio alla Regione. Queste cose riempiono periodicamente qualche colonna di giornale e persino (più raramente) qualche esposto o relazione di qualche magistrato più coraggioso.

Nello specifico, ci sarebbero alcuni avvocati che avrebbero usato Palamara, consigliere del Csm, per fare pressione e avere procuratori più morbidi e bendisposti per le sentenze. Tutto è venuto fuori perché “il solito Ielo”, così è definito nelle intercettazioni, ha fatto un esposto alla procura di Roma. Palamara quindi si sarebbe interessato anche ad una nuova nomina a Perugia per togliersi dai piedi questa grana. Tra le varie vicende a cui si sarebbe interessato, ci sono anche le nomine alla procura di Roma per quanto riguarda la vicenda CONSIP che vede indagato l’ex ministro Lotti, amico intimo di Renzi: in particolare, ci sono state cene notturne nelle quali si incontravano Lotti, Palamara ed anche Cosimo Ferri, esponente Pd ed ex membro del Csm, ancora molto influente.

Chi si scandalizza è male informato. E anche in questo caso non è una novità che la magistratura sia divisa in correnti che si facciano la guerra tra di loro per le nomine e i posti. Tutti vogliono far carriera e come tutti la scalata è più veloce se si è vicini al politico in auge al momento. Non a caso, benché siano coinvolti tutti, stampa e magistratura si sono concentrate all’epoca solo sulla vicenda Lotti per colpire Renzi. Fa comodo a tutti: ai giudici per limitare il danno, al Pd di Zingaretti che ha usato la vicenda come grimaldello per scalzare quella parte di partito, che infatti poi se n’è andata per conto suo e persino a Salvini per la sua riforma della giustizia che e se verrà, visto l’incidente di percorso della crisi di governo del Papeete con tutte le conseguenze che sappiamo e che l’hanno sbattuto fuori dal governo. In attesa di quelle elezioni che però sembrano non voler arrivare mai, ahilui.

Tutto questo in Calabria serpeggia da tempo, come si è detto. Da molto tempo. I personaggi coinvolti sono tutte persone che in un modo o nell’altro sono passati da questa regione. Il sindaco di Napoli, De Magistris, ha cominciato a dirne una parte: nel periodo in cui era sostituto procuratore a Catanzaro, iniziò ad indagare una serie di personaggi chiave della politica calabrese, e non solo, per un sistema di corruzione gigantesco. Quelle indagini furono sottratte illecitamente al magistrato e si accese una guerra tra le procure di Salerno e Catanzaro. Quella vicenda fu avallata da «tutto il Csm presieduto da Napolitano», dice l’ex pm, mentre l’Anm «era presieduta da Palamara». Vicende che risalgono a più di dieci anni fa e indagini che si sono sgretolate.

Quei personaggi indagati da De Magistris, poi, hanno avuto a loro carico altre indagini, alcune chiuse solo per l’arrivo della prescrizione. Dopo anni, ritorna Gratteri che riesce ad entrare nel territorio cosentino, finora quasi mai toccato da indagini e mai a livello politico. Gratteri però non è De Magistris. La situazione si ripresenta, per alcuni versi simile: c’è di nuovo la procura di Salerno che indaga sui magistrati calabresi e c’è un esposto al Csm arrivato a Gratteri da parte di Adamo, uno dei grandi protagonisti di questi anni e persino le dichiarazioni della moglie di Adamo… Questa volta, però, Salerno indaga anche su alcuni magistrati che sono “in guerra con Gratteri” e non solo su Gratteri come fu per il pm napoletano. Ci sono i rapporti di forza che sono ribaltati e sono tutti a favore degli ambienti di destra che vedono bene Gratteri. La cricca di potere intorno a questi personaggi si sgretola su più fronti: persino Magorno, amico di cene di Lotti, ha da tempo preso il largo dal Pd.

La punta dell’iceberg che emerge a Roma, affonda le sue radici in Calabria. E come accade in ogni cambio di potere, i sodali alla vecchia struttura, che non cambiano per tempo bandiera o che non sono credibili, vanno epurati. L’unica possibilità che hanno di salvarsi è danneggiare gli ex compagni di merende, in un modo o nell’altro, e sperare in una ricompensa. Gratteri non è De Magistris e forse a lui andrà meglio, perché è arrivato in un momento storico più favorevole. L’unico dubbio è che fare chiarezza sul regime precedente serva solo ad instaurarne uno nuovo.