Il questore, il pentito e il (falso) furto: ecco le nostre domande a Luigi Liguori

Il questore Luigi Liguori

Egregio signor Questore, ci rivolgiamo a lei per avere chiarimenti in merito alla falsa velina uscita dai suoi uffici relativa al furto avvenuto a casa del pentito Marco Paura, in quanto l’unico titolato a risponderci, nello specifico. Sperando che lei voglia onorare la delicata carica che ricopre, come del resto fa da sempre, e che il popolo le ha affidato.

Per anni abbiamo avuto questori che più che essere al servizio del cittadino, erano al servizio degli oramai sputtanati potentati politici locali. Una sorta di “Capitani del Popolo” di scaligera memoria.

Personaggi che abusavano del loro ruolo ed espletavano la delicata funzione dallo stato loro assegnata amministrando la questura di Cosenza, come se fosse una ditta privata. E non un servizio fondamentale per la democrazia, pagato dai cittadini. Ricordo l’espressione di uno “sbirro” di quelli seri, che ora non c’è più. Pace all’anima sua.

Un poliziotto cresciuto con il mito della democrazia e un rispetto per le istituzioni raro da trovare. Mimmo, un esempio per i suoi colleghi, una mattina, in uno dei tanti cortei di quegli anni, mi disse la sua a proposito di democrazia: in uno stato democratico il poliziotto è al servizio del cittadino. Risponde al popolo e si adopera per il popolo. Quando ciò non avviene, anche se non vediamo olio di ricino e confini, vuol dire che siamo in dittatura. Un bravo poliziotto. Una persona perbene. E come lui molti in via Frugiuele.

Onesti lavoratori che, al contrario di alcuni loro colleghi, mai si presterebbero a produrre falsi o tarocchi. O peggio, inventarsi reati per colpire il dissenso, per conto di mafiosi e politici corrotti. Così come è avvenuto, in quegli uffici, tante volte.

Da quando lei si è insediato, pare che le cose in questura siano cambiate. Lo abbiamo capito dal “trasferimento” di alcuni dirigenti che prima erano a capo di sezioni delicate, a sezioni, che i suoi colleghi stessi definiscono la morte civile, o il cimitero degli elefanti. Segno evidente che quello che diciamo da anni non è campato in aria.

Ci rivolgiamo a lei per capire cosa realmente è successo a casa del pentito Paura. La versione ufficiale pubblicata venerdì 2 ottobre, sulla Gazzetta del Sud (“ripulita la casa del nuovo pentito Marco Paura”) dallo spacciatore Badolati è una chiara velina uscita dall’ufficio stampa della questura. Che non è certo nuovo alla diffusione di veline tarocco. Una versione che cozza con i fatti realmente accaduti. E ai quali con una ennesima velina tarocco di oggi (pubblicata da Qui Cosenza, e Gazzetta del Sud di oggi) si tenta di mettere una pezza.

Arcangelo Badolati con il giudice Gratteri
Arcangelo Badolati con il giudice Gratteri

Il comunicato uscito dagli uffici della questura così recita:

“Poche ore dopo l’arresto (dunque martedì 22 settembre nella mattinata, ndr) Paura ha deciso di collaborare con i magistrati inquirenti: ha chiesto di essere trasferito per poter parlare, revocando il legale di fiducia. Dopo appena 48 ore (cioè giovedì 26 settembre) qualcuno si è introdotto nella sua abitazione, posta nel cuore della città vecchia, mettendola a soqquadro e impossessandosi di ogni bene di valore. La circostanza è stata scoperta da congiunti del pentito…”.

Tale furto, dunque, è avvenuto giovedi 24 settembre, scoperto da congiunti (?) che trovarono l’appartamento a soqquadro. Gli stessi si recano subito dal magistrato Salvatore Di Maio per denunciare l’accaduto. Ma la mamma di Marco, commentando il nostro articolo su FB (in cui sosteniamo che c’è qualcosa che non torna in questa “notizia”), smentisce clamorosamente lo spacciatore di veline false Badolati. Dice che lei si è recata a casa del figlio sabato 26 settembre, accompagnata dalla questura, e tutto risultava in ordine. Nulla era a soqquadro. Nè tantomeno ha presentato nessuna denuncia, visto che per lei nulla era successo.

Come spiega questo?

Oggi la Gazzetta tenta di recuperare dicendo che il congiunto che ha fatto la denuncia è la suocera di Paura, che conferma l’avvenuto furto in casa di Marco, sempre giovedì 24 settembre. La “Gazzellina”, anzi, rincara la dose sostenendo che questo finto furto è un attacco programmato dalle ‘ndrine contro il pentimento di Marco (?). Il giornaletto, che si presta a qualsiasi diffusione che giunge dai suoi amici protettori, va anche oltre, definisce questo finto furto una “strategia del terrore” alla quale starebbero lavorando quel che rimane della cosca.

Signor questore, la prego, non si accodi a chi pensa che i cosentini siano degli allocchi, lei che ha combattuto la mafia veramente, ha mai visto un clan minacciare un pentito con un furto di playstation?

E poi come potevano minacciarlo giovedì sera, quando ancora nessuno sapeva del suo pentimento? Notizia che arriva venerdì sera alla nostra e ad altre redazioni.

Le chiedo come mai la notizia di questa avvenuta intimidazione/furto (a nonna), uscita dalla questura, arriva solo allo spacciatore di veline, e per giunta dopo una settimana?

Come mai i poliziotti che si sono recati, sabato 26 settembre, con la mamma di Marco a casa dello stesso, due giorni dopo questo finto furto, non si sono accorti di niente, visto che la casa era, a detta della velina tarocco, a soqquadro?

Come mai la suocera non informa la mamma di Marco di questo avvenuto furto che lei dice di aver “visto” giovedì sera, correndo subito dal magistrato a denunciare la cosa? Mentre la Mamma di Marco dice che la casa, sabato 26 era apposto?

Che ci facevano venerdì 26 intorno alle 22,00, agenti di polizia in borghese a casa di Marco?

E come mai anche loro non si sono accorti di niente?

Che cosa c’era nelle buste prelevate dagli agenti ara mmucciuna a casa di Marco? Non possono contenere indumenti, perché come testimonia la mamma di Marco, quella di prelevare gli indumenti è una operazione autorizzata dal pm avvenuta sabato 26 a casa del figlio. Quindi che senso ha, andare la sera prima a casa di Marco ara mmucciuna, quando è già programmato per il giorno dopo questa operazione?

Queste sono solo alcune domande che se non chiarite aprono uno scenario inquietante, del quale noi abbiamo una nostra versione. Ma non vogliamo ancora rivelarla, in attesa che lei, a differenza dello spacciatore di veline false, ci dia delle risposte. Che comunque la pensi ci deve. Anche se le siamo, eventualmente, antipatici. Ma il suo mestiere non gli consente di fare queste valutazioni, perché quello di rispondere ad un organo di stampa, che piaccia o no tali siamo, rimane un suo preciso dovere. Che speriamo lei voglia assolvere. E se proprio non vuol farlo per noi (la redazione) lo faccia per il rispetto che deve alle migliaia e migliaia di lettori, che ogni giorno ci seguono. Così come diceva il buon Mimmo. Grazie e buona domenica.

GdD