La Cassazione annulla la condanna a Michele Padovano

E’ stata annullata dalla Cassazione la condanna a sei anni e otto mesi che era stata inflitta a Torino per reati di droga a Michele Padovano, ex calciatore della Juventus, oggi di 54 anni. Per decisione della Suprema Corte sarà necessario un nuovo passaggio davanti ai giudici del capoluogo piemontese. Annullata la condanna di secondo grado anche per il coimputato e amico d’infanzia, Luca Mosole. Padovano è assistito dagli avvocati Michele Galasso e Giacomo Francini, Mosole da Gianni Caneva ed Enrico Grosso.

“Siamo felici per il nostro assistito, che riprende a confidare nella giustizia, e fiduciosi nel buon esito finale della vicenda”. Così gli avvocati Michele Galasso e Giacomo Francini commentano la pronuncia della Cassazione.”Padovano – affermano – è stato distrutto da questa storia. Dopo la fine della carriera come giocatore avrebbe voluto restare nel mondo del calcio, ma non ha potuto perché, nonostante continuasse a essere benvoluto da tutti, aveva su di sé questa pendenza. Ora confidiamo nel buon esito finale“.

Michele Padovano ha vinto una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa europea e due scudetti con la Juventus esordendo anche con la Nazionale di Cesare Maldini nel 1998. Ha giocato anche con Cosenza, Pisa, Napoli, Genoa, Reggiana, Crystal Palace e Metz ed ha avuto un’esperienza come direttore sportivo dell’Alessandria Calcio. Era stato arrestato il 10 maggio 2006 insieme con l’amico d’infanzia Luca Mosole perché ritenuto il finanziatore di un traffico internazionale di hashish dalla Spagna. Trentaquattro erano stati gli arresti dell’operazione “Tuareg”, con cui i carabinieri sequestrarono 23 quintali di hashish, per un valore stimato di 14 milioni di euro e guadagni valutati ben cinque volte maggiori dell’investimento.

Secondo il sostituto procuratore Antonio Rinaudo, l’ex bomber avrebbe prestato all’amico 100mila euro in più tranche al fine di importare la droga all’interno di camion carichi di arance. I carabinieri avevano anche accertato un episodio in cui l’ex calciatore si era presentato nel piccolo ufficio postale di San Gillio, nel Torinese, per depositare 100mila euro in contanti, in biglietti ben ordinati e contenuti in una scatola da scarpe.

Per Padovano il pm Rinaudo aveva chiesto una pena di 24 anni e mezzo di reclusione, mentre per Mosole la richiesta saliva a 44 anni. Secondo il difensore dell’ex bianconero, i passaggi di denaro documentati nell’indagine altro non erano che prestiti a un amico in difficoltà: “È una persona che, quando poteva, confrontandosi con persone meno fortunate di lui, prestava qualche soldo senza tenere la calcolatrice accesa”, aveva detto nella sua arringa difensiva.

I giudici della terza sezione penale avevano ritenuto quindi che Padovano fosse un semplice partecipante e non il finanziatore dell’organizzazione. “La ritengo una sentenza ingiusta, ma andremo sicuramente in appello. Anche se mi avessero dato sei mesi non sarebbe stato contento. Hanno esagerato”, ha detto Padovano dopo la condanna. Ora la Cassazione conferma: è tutto da rifare. Fonte: Repubblica

PADOVANO AL CORSERA: “IO, FERITO NEGLI ANNI DA TROPPI MORALISTI”

«Sono contento della sentenza della Cassazione che annulla la mia condanna. Oggi riprendo fiducia nella giustizia e spero che questo processo d’Appello arrivi il più presto possibile, affinché emerga come in questa vicenda io non c’entri nulla». A parlare è l’ex attaccante bianconero Michele Padovano, 54 anni. L’ex calciatore è stato arrestato nel 2006 con l’accusa di essere il promotore e il finanziatore di un traffico internazionale di droga. Dopo quindici anni e due sentenze di condanna (l’ultima nel 2019 a sei anni e otto mesi), i giudici della Cassazione hanno accolto il ricorso presentato dagli avvocati Michele Galasso e Giacomo Francini e disposto un nuovo processo d’Appello. «Ho sofferto molto in questi anni – racconta – sono stato abbandonato da pseudo amici e conoscenti che mi hanno giudicato male fin dal primo giorno». Dopo l’arresto, Padovano – che all’epoca era dirigente dell’Alessandria – ha dovuto dire addio al mondo del calcio: «Mi è costato molto lasciare, perché continuo ad avere grande passione» (simona lorenzetti) Fonte: Corriere della Sera