La Santelli ha vinto con i voti dei mafiosi

All’indomani della vittoria della Santelli e della sua coalizione alle Regionali dello scorso 26 gennaio, Iacchite’ titolava così: “Calabria 2020, vince la borghesia mafiosa per… mancanza di avversari” (http://www.iacchite.blog/calabria-2020-vince-la-borghesia-mafiosa-per-mancanza-di-avversari/). Un titolo che, come sempre, ci ha creato non pochi problemi, a cominciare dalle “abituali denunce” ad opera dei soliti ruffiani, venduti, lecchini e corrotti. Gli stessi che di giorno strillano di legalità e la sera poi confabulano con la ‘ndrangheta. Ma i più risentiti si sono dimostrati i masso/mafiosi, ovvero coloro i quali in quel titolo hanno letto il loro nome e cognome: i signori dei pacchetti dei voti, i colletti bianchi corrotti, i servitori dello stato infedeli, gli imprenditori prenditori, e gli immancabili politici collusi.

E come sempre accade, perché il tempo è galantuomo, quello che abbiamo scritto in merito a molte presenze di ambigui personaggi nelle liste del centrodestra, ma anche in quelle del centrosinistra, promotori e portatori degli infami legami con la ‘ndrangheta, sta venendo alla luce. A dirlo adesso non sono più soltanto le tante inchieste portate avanti dalle Dda di Reggio e Catanzaro che hanno messo in evidenza quanto il voto di scambio tra politica e mafia, in Calabria, sia ancora in auge. Ma anche la stessa Jole Santelli nelle sue ormai famose dichiarazioni alla trasmissione di Peter Gomez “Sono le venti” in onda sul Nove (http://www.iacchite.blog/calabria-jole-fiuta-laria-non-escludo-le-manette-per-i-miei-consiglieri-ma-io-non-li-conosco/). Una classica dei politici double face dei nostri tempi: con una mano denunciano chi dice la verità, con l’altra devono ammetterla a denti stretti… Ma non c’è dubbio che questa dichiarazione ci aiuterà molto quando queste tragicomiche cause verranno discusse in Tribunale. Perché tutti – ma proprio tutti – sanno che la Santelli ha chiesto i voti dei mafiosi e dello stato deviato e ha vinto solo in virtù di questi appoggi. Allo stesso modo – beninteso – dei suoi predecessori con i quali forma il superclan dei calabresi, che purtroppo governa ancora a mani basse questa nostra terra maledetta con il placet della massoneria di stato.

A capire l’importanza in campagna elettorale dei “capibastone politici”, la Lega e Fratelli d’Italia su tutti, che in Calabria, più che in ogni altro luogo, si sono dati da fare raccogliendo tutto il marcio politico possibile e immaginabile disponibile sul mercato, a cominciare dai fuoriusciti, perché sgamati o perché coinvolti in vari procedimenti penali, o perché attenzionati dalla Dda, da Forza Italia e dal Pd.

Il primato di mafiosi presenti nelle liste, e lo abbiamo già scritto (http://www.iacchite.blog/fratelli-ditalia-o-fratelli-di-ndrangheta-la-meloni-e-tutti-i-suoi-mafiosi-lo-strano-caso-del-presidente-neri/), al momento va al partito di Giorgia Meloni. La stessa Meloni che blatera di legalità e non ha mai posto alcun veto, però, all’entrata nel suo partito di personaggi che dire chiacchierati è dire poco. La Meloni ha sempre ragionato così: l’importante che portano voti. Se sono voti mafiosi a lei poco importa. Alla faccia della legalità. Chissà cosa ne pensano di questo i rappresentanti del partito della Meloni a Cosenza: Fausto Orsomarso e Giuseppe D’Ippolito.

A denunciarci per il titolo di cui sopra, anche la Santelli che si è sentita offesa da una frase in particolare riportata nell’articolo che dice: “… tutto il marcio politico che si porta appresso”. Bene, quel marcio sta iniziando ad uscire fuori. E a distanza di tempo abbiamo appreseo che la stessa Santelli riconosce la “mafiosità” della sua vittoria con una faccia tosta disarmante… Quella “borghesia mafiosa” che gli dava fastidio fino al punto di denunciarci adesso lei “non la conosce”. Ma è chiaro come il sole che il suo intervento alle ultime Regionali non lo può negare nessuno. Men che meno la Santelli. Che nella trasmissione di Gomez altro non ha fatto che confermare una questione politica grande quanto la sua testa legata al riciclaggio di determinati personaggi politici che seppur non avendo mai riportato condanne penali (perché fino ad oggi gli è sempre stata garantita l’immunità, e le tante inchieste sui magistrati corrotti in Calabria confermano questo) risultano condannati da quelle che sono verità storiche che tutti i calabresi conoscono. In una parola: chiacchierati, e non per mero pettegolezzo.

Ora tutti possono capire, alla luce degli ultimi arresti della Dda di Reggio Calabria ma anche delle ultime decisioni imposte da Salvini e dai suoi tirapiedi mafiosi, il perché la Santelli ha vinto facilmente: il 40% dei voti che ha ricevuto sono di natura mafiosa e clientelare. Senza questi voti non sarebbe mai arrivata a Palazzo Campanella. Infatti la Santelli in campagna elettorale non ha mai detto chiaramente di non volere i voti mafiosi. Anche solo come espressione retorica. Si è guardata ben dal dire: no ai voti mafiosi, nonostante le tante presenza ambigue nelle sue liste. Evidentemente non poteva dirlo, o non ha avuto il coraggio di dirlo.

Resta il fatto che siamo governati da un consiglio regionale che è composto per un buon 40% di personaggi messi lì da quel potere masso/mafioso per tutelare i propri interessi, verso i quali la Santelli sarà costretta a prostrarsi, sempre a danno dei cittadini. E questo ci meritiamo. Quello che ci aspetta non è niente di buono. Si spolperanno quello che resta delle risorse economiche dei calabresi, e chi si è visto si è visto. È questo il programma. Altro che capitano Ultimo!

Un’ultima considerazione sulle operazioni della Dda: nell’attesa di ulteriori sviluppi sulle inchieste in corso ci chiediamo, possibile che all’appello continui a mancare la masso/mafia di Cosenza?