Lettere a Iacchite’: “La questione femminile ai tempi del virus”

Sono una donna, mamma e da sempre lavoratrice precaria. Credo di poter parlare a nome di tante donne che vivono una situazione simile alla mia. A marzo ci siamo ritrovate nostro mal grado, costrette in casa, molte di noi hanno avuto la possibilità di continuare a lavorare in smart working, molte altre invece per svariati motivi hanno dovuto rinunciare al lavoro.

Da un momento all’altro siamo diventate mamme a tempo pieno, impegnate a inventarci mille attività per far trascorrere le giornate ai nostri figli nel modo più sereno possibile, abbiamo dovuto fare i conti con la didattica a distanza, un mondo fino a qualche mese fa sconosciuto. E così, tra i compiti dei bambini e l’impasto della pizza, ancora una volta abbiamo dovuto mettere da parte le nostre esigenze, le nostre aspirazioni ed essere mamme e mogli a tempo pieno.

Eppure, nonostante il nostro ruolo determinante nella società, si ha l’impressione che in questa cosiddetta fase due, nessuno si stia preoccupando di noi. Ai piani alti si discute di aiuti alle imprese, aiuti alle partite iva, aiuti ai lavoratori, ma di aiuti per le mamme che non lavorano più non vi è nessuna traccia! Storicamente in questo Paese noi donne siamo state penalizzate, abbiamo sempre dovuto fare salti mortali per cercare di conciliare il lavoro con la cura della famiglia, spesso siamo state costrette a fare un passo indietro, a rinunciare alla nostra carriera, per lasciare spazio agli uomini.

Oggi, in questo particolare e difficile periodo storico, la questione femminile, evidentemente mai risolta, sta riemergendo prepotentemente in tutta la sua drammaticità, in particolare nel sud Italia. Le scuole e gli asili chiusi da un lato, la necessità di tutelare la salute dei nonni dall’altro, stanno di fatto rendendo impossibile a tante donne, lavoratrici precarie, di cercare un nuovo lavoro, paradossalmente anche ora che lo smart working è diventata una realtà a portata di click. Chi bada ai nostri figli, soprattutto se piccoli, mentre noi lavoriamo? Le misure economiche messe in campo tutelano, purtroppo, soltanto chi un lavoro ce l’ha, ma di fatto non incentivano in nessun modo chi deve rimettersi alla ricerca di un nuovo lavoro.

Il mio auspicio è che chi in questo momento è chiamato a decidere le sorti del futuro del nostro paese non dimentichi noi donne-mamme perché se è vero, come è vero, che siamo le colonne portanti della famiglia e della società, dobbiamo essere messe nelle condizioni di svolgere al meglio il nostro ruolo, non solo di mamme, ma anche di lavoratrici. Ricordiamoci che una donna appagata professionalmente, con molta probabilità sarà anche una mamma migliore!

Patrizia Corvino