Lettere a Iacchite’: “Vi racconto l’irresistibile ascesa di Mimmo Bevacqua detto Chiù Chiù”

Nel mio (e purtroppo anche nel suo) paese di origine, Longobucco, così come in mezza provincia, Mimmo Bevacqua è conosciuto con il nomignolo di “Chiù Chiù”, come dire “una cosa insignificante”. Lo chiamavano così anche all’interno della Sezione dell’allora Democrazia Cristiana e poi della federazione provinciale del Partito Popolare dove era addetto a chiudere le finestre e portare l’acqua ai dirigenti di partito durante le riunioni.

La sua “militanza” commosse e convinse Riccardo Misasi a regalargli un posto di lavoro. Poi il crollo dei partiti in Calabria, come a Cosenza, in assenza totale di classe dirigente, lo porta ad occupare la triade che gestisce il partito ed a raggiungere l’obiettivo di farsi nominare assessore e addirittura vicepresidente nella Giunta “Palla Palla” alla Provincia.

Da quel momento inizia l’ascesa di uno dei politici più inutili d’Italia verso le istituzioni.
Un continuo crescere all’ombra di Franceschini che non si capisce come possa farsi rappresentare da uno come lui in Calabria. O forse si capisce, perché i voti fanno gola a tutti e lui di voti ha dimostrato di capirne e molto.

La nostra inchiesta su Longobucco non sarebbe completa senza scrivere di Mimmo Bevacqua, il consigliere regionale del PD che alla fine ha sostenuto la banda di Giovanni Pirillo anche se tra i due non correva certo buon sangue perché furono rivali proprio alle elezioni regionali del 2014. In quella sfida, tuttavia, Bevacqua trionfò a mani basse prendendo un sacco di voti. Non 9mila come il generale Graziano, che – come abbiamo visto – ha messo in moto la sua gioiosa macchina da guerra di clientele, soldi e… tutto il cucuzzaro, ma pur sempre una bella cifra.

Ma da dove sono venuti e vengono i seimila voti e più che Bevacqua ha raccolto nelle ultime regionali? Ci sono percorsi e segreti nascosti ma certo la sua esperienza di assessore provinciale per due consiliature e di vicepresidente al’ombra di Palla Palla, ha fruttato eccome.

Soprattutto il settore della Formazione Professionale e del Lavoro, che ha gestito con grande oculatezza guardando sempre agli interessi personali, di gruppi, associazioni e lobby varie.
Ma anche alle assunzioni clientelari in Provincia di gente come Francesco Falcone, oggi presidente regionale di Legambiente Calabria, amico e paesano, oggi impiegato a tempo pieno nei ruoli della Provincia proprio nel settore della Formazione Professionale.

Non sembri strano a nessuno, allora, se il fratello del Falcone è stato uno dei candidati “forti” nella lista del PD alle comunali di Longobucco a sostegno del candidato sindaco vincente Giovanni Pirillo, il nome nuovo tirato fuori dal cilindro di “Chù Chiù”. Come dire, il “filo (bianco)rosso” continua e si rafforza.
La gestione clientelare della Formazione professionale gli ha garantito una certa posizione politica diventando per un periodo lo “chauffeur” preferito di Mario Oliverio, salvo poi tradirlo quando i propri interessi non hanno coinciso più con i suoi. A Roma finora ha sempre trovato il paracadute giusto, almeno fino a quando la magistratura non indagherà nella giusta direzione.

Bevacqua è il signore del feudo longobucchese, non si muove foglia che lui non voglia nella cittadina silana, con quel gruppo di leccaculi che si è creato e ai quali dispensa favori e cene.

L’ultima – qualche tempo fa a Camigliatello – con un gruppo di giovani, perché così alimenta la crescita della nuova classe dirigente, facendoli sbafare con i soldi di noi cittadini calabresi.
Bevacqua ha capito che – non avendo la possibilità di contare sull’oratoria, che a malapena spiccica due parole in italiano una dietro l’altra – doveva diventare bravo ad organizzare convegni e manifestazioni in assenza del partito, che ormai è diventato in Calabria peggio dei testimoni di Geova.

Naturalmente ha messo le mani anche sulla costruzione della strada Sila-Mare a Longobucco: gestisce alla sua maniera le assunzioni degli operai, delle commesse, dei subappalti sui materiali, con la collaborazione determinante di funzionari regionali del settore Lavori pubblici con i quali ha un feeling ormai da anni.
E – come avete scritto voi di Iacchite’ ma a Longobucco lo sapevamo da anni – è il furbetto del quartierino di Mafia Capitale, lui che ha piazzato fior di amici nell’ufficio Migranti creato alla Provincia di Cosenza quando ancora Carminati e Buzzi non avevano neanche pensato ai loro affari. Pensate un po’ come siamo avanti…

Lettera firmata