Reggio 2020, Falcomatà strapazza “lo straniero” nel primo faccia a faccia alla Gazzetta del Sud

Oggi finalmente i reggini hanno capito perché Antonino Minicuci, detto anche “lo straniero”, ha evitato in tutto questo periodo di campagna elettorale i confronti con il sindaco uscente Falcomatà. Non che ci volesse uno scienziato, ma oggi i reggini, guardando il faccia a faccia andato in scena nella redazione della Gazzetta del Sud, hanno capito che Minicuci non sa assolutamente nulla di Reggio e delle sue problematiche e non riesce ad andare al di là di quelle due-tre cose che è riuscito ad imparare a memoria come un disco rotto e tra l’altro senza neanche saperle esporre. D’altro canto, la scarsa dimestichezza a comunicare da parte del soggetto è testimoniata non solo dall’esposizione farraginosa ma anche dai più elementari canoni della materia: ebbene, Minicuci non è riuscito neanche a guardare la telecamera! Roba da dilettanti allo sbaraglio.

Falcomatà non è certo una cima, si capisce lontano un miglio che anche lui è costretto ad arrampicarsi sugli specchi per giustificare sei anni di sindacatura non certo esenti da errori e mancanze anche grossolane ma davanti al nulla rappresentato dal suo sfidante ha fatto una figura da gigante.

“Ciccio Bello” o belli capelli come in molti lo definiscono a Reggio ha avuto gioco facile a individuare negli impresentabili del passato gli sponsor di riferimento di Minicuci e non serviva anche in questo caso uno scienziato per ricordare i danni gravissimi provocati a Reggio da Peppe Scopelliti e dalla sua banda di scagnozzi. Il decreto Reggio è stato sbloccato dopo anni nei quali Falcomatà è stato costretto a subire le angherie di chi gli ricordava le imprese del suo predecessore e dei suoi compari, tuttora agli arresti e non aggiungiamo altro. Tutta gente che adesso sta lì compatta a tifare e votare per “lo straniero” che non capisce manco quello che dice.

Falcomatà quasi irrideva l’avversario quando gli ricordava le zone in cui manca l’acqua a Reggio e quelle dove le strade sono state riparate o sono ancora dissestate e per un semplice motivo: Minicuci non conosce Reggio perché non l’ha mai vissuta e non può certo averla conosciuta in qualche settimana di campagna elettorale. E non ha fatto per niente una bella figura quando s’è messo a leggere una lettera di Palla Palla (stendiamo un velo pietoso su come l’ha letta, ché neanche i bambini delle elementari…) per provare a mettere in difficoltà il sindaco uscente, che invece – com’è noto a tutti – fa proprio della sua avversione al beone di San Giovanni in Fiore uno dei suoi cavalli di battaglia. Per non parlare della scena “alla Fantozzi” quando hanno chiesto al leghista di spiegare qual è il suo piano per l’emergenza rifiuti. Falcomatà rideva di gusto quando ribatteva che “non basta riaprire le discariche” per risolvere le questioni aperte e quasi non credeva ai suoi occhi quando poteva esprimere senza nessun problema l’incapacità della capra che sta alla Regione e che in maniera maldestra le ha chiuse per cercare di dare una mano allo straniero catapultato da Genova in riva allo Stretto ad evitare una invece inevitabile “trombatura”.

Un’altra risata sotto i baffi quando Minicuci ignorava l’esistenza di due isole ecologiche e infine il gran finale. Interrogato sulla sua estrazione leghista, lo straniero ha risposto che lui mai e poi mai è o è stato della Lega, che i leghisti che si sono candidati con lui sono “quattro gatti” e che insomma poco ci mancava che dicesse di essere di… sinistra. Il faccia a faccia è terminato, dunque, con un Falcomatà sempre più lanciato verso il secondo mandato non tanto dalle sue capacità quanto dalla mancanza totale di avversari. Sperando che nel prossimo mandato impari la lezione.