Il Ponte di Salvini cerca ancora soldi ma dall’Europa arriveranno solo briciole

di Dario Prestigiacomo

Fonte: Europa Today

L’Europa ha deciso che il Ponte sullo Stretto potrà essere finanziato anche con fondi Ue. È quanto prevede il regolamento Ten-T, il pacchetto di norme che regola i finanziamenti alle principali reti di trasporti del continente e che ha ricevuto il via libero definitivo dal Parlamento europeo. Il Ponte è stato inserito tra i progetti finanziabili nell’ambito del corridoio Scandinavia-Mediterraneo. Ma la strada per ottenere i fondi è più che in salita. E soprattutto nell’immediato potrebbero arrivare solo pochi milioni di euro per un’opera che dovrebbe costare oltre 13 miliardi.

Ma andiamo per ordine. Grazie a un emendamento inserito dalla Lega durante l’iter al Parlamento europeo, il nuovo regolamento prevede che tra le opere finanziabili per potenziare il corridoio che dalla Norvegia arriva fino a Palermo ci sia anche la “Autostrada Villa San Giovanni – Messina, linea ferroviaria passeggeri, linea ferroviaria merci (ponte – collegamento fisso)”. Il ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini, si legge in una nota, ha saluto con “grande soddisfazione” l’approvazione del testo complessivo e nello specifico di questo emendamento. Diversi esponenti della maggioranza hanno sottolineato che l’opera “potrebbe dunque accedere ai finanziamenti europei”. Tutto vero, ma ci sono diversi ma.

Innanzitutto, l’inserimento della dicitura ‘ponte’ non implica automaticamente la sua finanziabilità. “La postilla aggiunta – dice Rosa D’Amato, eurodeputata dei Verdi europei – vuol dire poco o niente. Come ha chiarito il coordinatore del corridoio, Pat Cox, al massimo l’Ue può oggi versare un cofinanziamento del 50% degli studi di fattibilità e delle valutazioni d’impatto, insomma pochi milioni di euro a fronte di un’opera che, stando alle previsioni strampalate del governo italiano, dovrebbe costare oltre 13 miliardi”. Perché i soldi Ue vadano anche all’eventuale costruzione, “la strada è più che in salita, e richiederà diversi anni. Sempre che Bruxelles decida di finanziare il ponte. Prima di farlo andranno soddisfatti una serie di requisiti (sostenibilità finanziaria, maturità progettuale e compatibilità ambientale) che la bozza di progetto sul tavolo a Roma ancora non soddisfa, neanche lontanamente”, conclude D’Amato. Una valutazione che è in linea con quelle delle associazioni ambientaliste che si battono contro il Ponte.

C’è poi la questione dei tempi che complica le cose per l’Italia. Per rientrare nei finanziamenti dell’attuale periodo di programmazione l’opera dovrebbe essere completata entro il 2030, cosa praticamente impossibile anche nel più roseo degli scenari, altrimenti si dovrebbe ripetere la richiesta per il prossimo periodo di programmazione.