Regionali, finisce 3-3: dalla spallata alla stabilità

Tutto lascia pensare, quando lo spoglio e le proiezioni sono in fase avanzata, che si vada verso un tre a tre nella sfida alle Regionali tra il centrosinistra e il centrodestra. Niente cappotto e niente vittoria, né larga né risicata, per le truppe di Salvini. I dati sono stati pienamente confermati in serata. 

Alla Toscana e alla Campania, dove comunque il centrosinistra partiva con qualche vantaggio, si aggiunge la Puglia, con un colpo di reni miracoloso di Emiliano. Liguria, Veneto e Marche vanno alla destra.

È vero che il centrosinistra perde le Marche, ma questo dato era già scritto nel dato delle Europee, e allora non ci può essere dibattito e nessun tipo di recriminazione né nel M5s né nel Pd, dal momento che l’alleanza in qualche modo ha tenuto. Gli elettori del M5s sono stati così bravi che in Toscana e in Puglia hanno saputo utilizzare al meglio il voto disgiunto. Non si balla per nulla, non c’è nessuna spallata, come in molti profetizzavano e quindi il governo va dritto fino al semestre bianco, il presidente della Repubblica lo eleggerà questo Parlamento. Salvini viene ridimensionato, e le prossime elezioni politiche diventano a destra una nuova sfida a due fra una Meloni sempre più emergente nelle vesti di  “secchiona” e un Salvini scolaro brillante, che però ha fallito tutte le prove. A sinistra i giallorossi superano l’esame Covid e quello delle amministrative, il preside Conte diventa provveditore agli studi, e a questo punto nessuno potrà mettere in discussione che sarà lui il candidato premier.

Il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana sui risultati del referendum e delle elezioni regionali 

«Le elezioni della spallata si sono trasformate nelle elezioni della stabilità che può portare questo governo fino alla fine della legislatura. Tra Pd e Cinquestelle l’unità degli elettorati c’è. A questo punto il M5S deve decidere che cosa vuole fare da grande. Uno dei dati di questo voto è che il centrodestra è molto forte nel Paese».