Sesso e agrumi nella Calabria di Muccino

Sesso e agrumi nella Calabria di Muccino

tratto da Ragù di capra a cura di Gianfrancesco Turano

Fonte: L’Espresso (sesso e agrumi nella calabria di muccino)

È bello ripensare all’estate con un orrido inverno davanti. Mentre cresce il numero dei morti, accogliamo l’invito a sdrammatizzare del virologo negazionista Roberto Mancini e ci occupiamo del cortometraggio di Gabriele Muccino prodotto per la regione Calabria al prezzo di una ventina di nuovi posti letto in terapia intensiva (1,7 milioni di euro).

Il corto, presentato in anteprima al Festival di Roma e accolto – a quanto si legge – da un uragano di applausi, è stato commissionato dalla scomparsa presidente regionale Jole Santelli per attirare turisti e ha suscitato molte polemiche da parte dei calabresi, gente sempre scontenta.

Proviamo ad analizzare il filmato senza giudizi e pregiudizi.

L’opera di Muccino dura 8’08”. Quindici secondi sul totale sono impegnati dai titoli di testa. I titoli di coda assorbono due minuti e otto secondi per un peso netto complessivo del film di 5’45” e un costo di circa cinquemila euro al secondo.

Ecco la trama.

Raul Bova e la sua fidanzata, attori nella parte di se stessi, si amano molto e partono per la Calabria.
È una passione molto fisica, nella tradizione di Nagisa Oshima (L’impero dei sensi) e dopo appena otto secondi lui le mette la mano sulla coscia, mentre guida.

Giungono in un palazzotto signorile che accoglie nella sua corte una trattoria. Le trattorie in Calabria si dividono in due categorie: trattoria con tovaglie a quadri bianchi e rossi e trattorie con tovaglie a quadri bianchi e blu. La prima è biancorossa.

Nel tavolo accanto a quello dei fidanzati sono seduti tre vecchi che giocano a carte. Uno ha la coppola.

Unknown Bova esibisce un bergamotto. Lei chiede “si mangia?” Lui risponde “anche, non lo sapevi?” Lei replica “adesso lo so”. È uno scambio molto divertente, infatti entrambi si scompisciano.
I vecchi no, continuano a giocare a carte nella quieta speranza che Bova paghi il conto e se ne vada.

All’uscita del palazzotto ci sono due compari parecchio arrazzati dalla vista della signora Bova. Sono entrambi i tipici calabresi disoccupati e nullafacenti. Uno ha la coppola e l’accento cosentino. Quello senza coppola ha l’accento catanzarese. Poi arriva una tizia con l’accento della piana di Gioia Tauro (Rc). È Adelaide e avrà un ruolo decisivo nella trama.

Intanto i due amanti vanno a Tropea ad affacciarsi sulla terrazza che sovrasta il Tirreno. È una vista splendida con il mare di una tinta verde fosforo irreale che sembrerebbe prodotta da una colorizzazione del filmato. Probabilmente è solo il mancato funzionamento dei depuratori che ha trasformato il Tirreno in una discarica.

Dopo Tropea si va in campagna dove fra i due si tiene un assaggio di agrumi molto erotico. Poi lui la porta nello stesso punto esatto della pubblicità del Mulino Bianco. Anche la balla di paglia è quella.

Nel cambio scena seguente, i due amanti sono alla finestra della loro stanza. Mezzi nudi, sono chiaramente reduci da un incontro amoroso. Vedono passare in strada un paddeco (contadino) con due asinelli. Il paddeco ha la coppola. Lo guardano ridendo, cosa che al paddeco non piacerebbe. In ogni caso lo spettacolo del contadino o degli asini è erotizzante e i due tornano dentro a farsene un’altra.

Finito il tumulto della carne, prendono la jeep. Arriva Adelaide con la figlia Penelope, per chi pensasse che in Calabria si chiamano tutte Giuseppina e Antonietta.
Adelaide promette la soppressata ma Bova, che è di origine calabrese quindi incline alla scontentezza, la pretende con il finocchietto, una richiesta divisiva che ha scatenato alcune tra le faide più feroci nella regione.

Intanto la coppia si reca in un altro agrumeto a mangiare arance. Durante l’assaggio la battuta maliziosa di lei (“la natura fa come vuole, vero?”) scatena l’insaziabile amatore calabro e solo la dissolvenza impedisce di vederli mentre si infrascano tra gli aranci.

Il dispendio energetico li riporta in trattoria. Questa è del tipo 2, tovaglia bianca e blu. Lui conosce tutti e tutti lo conoscono non perché è Raul Bova ma perché in Calabria siamo tutti amici – salvo faide per il finocchietto, si intende –. Ciò crea talora reati associativi.

Un’ombra di questo male sembra affiorare nella scena successiva.
Dopo la trattoria, Bova porta la fidanzata davanti alla casa del nonno. È un tugurio miserabile a un piano con un ingresso che ne rivela la natura di ex stalla perché i calabresi sono tutti poveri. Ma il punto è un altro. Affacciata al balcone c’è una donna dai modi ostili che Bova saluta con un “buongiorno, signora”.
Perché quella donna è lì? Perché la casa è occupata da un’estranea e non da uno della famiglia Bova? Questa parte della sceneggiatura resta in sospeso, in attesa del sequel.

UnknownMa Bova non attende e porta la fidanzata a San Nicola Arcella a farsi il bagno. Per fortuna è uno dei rari giorni senza meduse e i due si buttano a mare con gioia infantile. Lui: “siamo l’aria, siamo il sole, siamo il mare, siamo la vita che ci fa sentire bene”.

Qui appare una prima ombra sul rapporto amoroso.
Lei dice: “da qui non me ne vado più”. Lui risponde: “e io ti amo”.
In Calabria, e altrove al Sud, è la classica uscita a coppe con briscola a denari, un “non sequitur” dove Bova cambia tema e pone la fiducia in parlamento (“io ti amo”) perché si è già rotto di stare in Calabria e non vede l’ora di tornarsene a Roma, che del resto è la città calabrese più popolosa.

In chiusura, con il tramonto sulla spiaggia del Tirreno, lei si mette a mangiare un fico bianco, pianta che alligna in abbondanza in riva ai mari calabresi.

Titoli di coda.

Qui dopo la trama ci vorrebbe il giudizio sul film (una palla, due palle, quattro palle) ma lasciamo la critica cinematografica ai critici, la virologia al ct Mancini e il film di Muccino alla Corte dei conti.

PS Non ho citato il nome della fidanzata di Bova non perché non sia brava o perché sia spagnola e in concorrenza sleale con Adelaide, ma solo perché implica un uso smodato di caratteri speciali sulla tastiera.