Sistema Rende&Progetti PON, gli intrecci tra il reggino Minasi e il professore Porco

Il Progetto PON MASSIMO per la Calabria, finanziato con fondi del Ministero MIUR (Università e Ricerca), per un ammontare di quasi 4 milioni di euro, è finito nel mirino dell’ ANAC (l’Anticorruzione diretta da Raffaele Cantone), della Guardia di Finanza di Roma, della procura di Catanzaro e probabilmente sarà esaminato attentamente dalla DDA.

Sono stati riscontrati profili di illiceità e finanche di illegalità. Per come riportato in diversi esposti alle procure di Catanzaro e Cosenza (quest’ultima non la prendiamo proprio in considerazione, vista la gestione).

Il Progetto PON MASSIMO ha sede all’Università della Calabria a Rende, ed è a responsabilità scientifica del Dirigente tecnologo INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). Si doveva occupare di monitoraggio in area sismica di beni culturali e pubblici (case popolari) e, in un secondo momento, della formazione di personale specializzato mediante corsi ed abilitazione.
Questo ambito ha un flusso di denaro notevole e notevoli sono gli interessi di chi lavora in edilizia.

Il progetto rischiava di non vedere la luce per una serie di problemi e la dirigente a capo, Fabrizia Buongiorno, dell’ INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia -, necessitava di appoggi politici in Calabria.

E così fece.

Borse di studio 

All’interno del PON MASSIMO sono state assegnate diverse borse di studio e contratti a tempo determinato. Il caso più eclatante, riportato dal Comitato Unico di Garanzia, è quello che vede come protagonista Mario Minasi, figlio dell’architetto e potente ex dirigente comunale reggino (di Palmi per la precisione) Emilio Minasi, oggi trapiantato a Cosenza.

Emilio Minasi
Emilio Minasi

La loro presenza alle riunioni interne del PON era stata segnalata nei verbali già un anno prima del concorso cui Mario Minasi partecipò e perse (arrivò secondo), per poi essere “reintegrato” mediante scorrimento della graduatoria e successivo non rinnovo della borsa di studio della vincitrice che aveva portato all’attenzione del Consiglio d’amministrazione gli illeciti all’interno del progetto. Sostanzialmente, per non dare nell’occhio, era stata praticata una “sostituzione” della vincitrice.

Tale operazione si è svolta mediante un “ricatto” riguardante i permessi ad accedere ai siti campione da monitorare. Sembra infatti che Emilio Minasi abbia rapporti con i dirigenti che dovevano assicurare tali permessi. Una volta ottenuta la borsa di studio per il figlio, i permessi sono arrivati tempestivamente anche in seguito ad una mail inoltrata dal dottore Giuseppe Casula (responsabile dell’unità che doveva procedere ai rilievi) ad Emilio Minasi e al responsabile che doveva firmare i permessi.

Un altro caso interessante è il contratto vinto da concorso dalla dottoressa Maria Ilaria Panniccione (amica della responsabile del PON Fabrizia Buongiorno). Il bando è molto, troppo, dettagliato. Quasi costruito su misura. E girano anche voci di un altro concorso truccato per un amministrativo della sede calabrese del progetto.

Attrezzature usate per scopi privati 

Il PON aveva come scopo il monitoraggio di beni pubblici in tre ben definiti siti. Tuttavia parte consistente del materiale è stato installato in una residenza privata (quella di Emilio Minasi) e voci di corridoio affermano che lo strumento laser scanner è stato utilizzato dallo stesso Minasi ed altri per rilevare altri edifici (probabilmente delle scuole) al fine di effettuare consulenze.

Rendicontazione non trasparente

I fondi PON sono stati utilizzati da Fabrizia Buongiorno bypassando il responsabile di struttura cui doveva riferirsi (il dottore Michelini), che in una mail esprime il suo sconcerto nell’essere all’oscuro di autorizzazioni sui fondi. Compresa la borsa di studio a Minasi.

Il Garante Tullio Pepe 

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Il dottore Tullio Pepe è il responsabile per lo svolgimento della inchiesta interna riguardante gli illeciti PON. Ed è il capo del personale. Ma ha anche interessi nel non ostacolare il percorso del progetto avendo, come ormai da prassi all’interno degli INGV, trattenuto il 10% dei fondi (390.000 euro su 3.900.000) insieme alla Direzione Generale.

Tali fondi vengono usati in maniera non trasparente. Tullio Pepe fa anche parte del Consorzio CRATI che ha interessi nei meandri dell’Università della Calabria. In utima analisi, colui che doveva garantire trasparenza e il giusto svolgersi dell’inchiesta interna aveva, a sua volta, interessi a che tutto fosse insabbiato. Ad oggi, infatti, si hanno due protocolli – apertura e chiusura dell’inchiesta – ma non è possibile accedere agli atti nonostante numerose richieste via PEC.

La vicenda giudiziaria

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Questi comportamenti erano stati già segnalati alla commissione interna INGV, che ha avviato un’inchiesta ma ai cui atti, come accennavamo, è impossibile accedere.
La commissione interna, di fatto, ha “insabbiato” il tutto poiché i membri che dovrebbero decidere in proposito hanno un conclamato conflitto di interesse (ci sono documenti che lo provano oltre ogni ragionevole dubbio).
Sono stati presentati numerosi esposti all’ ANAC, l’Autorità Anticorruzione, che sono stati presi in considerazione tanto che la Guardia di finanza di Roma perquisì la sede di Roma degli INGV.

La Guardia di Finanza di Roma non ha ancora chiuso il fascicolo.

L’audizione di Attilio Bolzoni

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Un documento a sè – più recente -, riguarda le possibili connivenze di tutto questo con i recenti arresti effettuati dalla DDA di Catanzaro e su quanto narrato dal giornalista de “La Repubblica” Attilio Bolzoni il 2 febbraio 2016 presso la Commissione Antimafia (DIA) che parla esplicitamente di nuove forme di mafia connesse ai progetti PON e cita “dirigenti del MIUR” conniventi. Si cercano attinenze con arrestati o indagati a Cosenza e Rende (e ve ne sono), se vagliate dai preposti organi.

Bolzoni parla di nuovi interessi della malavita nei PON. In questi progetti ci sono numerose attrattive: 1) portano alla formazione e lancio di spin off ; 2) hanno la possibilità di penetrare in ambiti strategici; 3) hanno la possibilità di inserire persone di propria fiducia in posizioni decisionali.
Il PON MASSIMO si occupa di monitoraggio e tecnologie di monitoraggio per l’edilizia nonché della formazione di personale operativo che fornirà dati per decisioni alle amministrazioni.

E’ quindi interessante avere uomini “propri” all’interno di tali meccanismi. All’interno del PON vi sono figure di dirigenti calabresi come Emilio Minasi e Marcello Cammera (colui che doveva firmare i permessi di accesso al sito di Reggio Calabria), che si occupano anche di antimafia. Bolzoni infatti denuncia che ci sono infiltrazioni proprio tra chi dovrebbe gestire i beni alienati alla malavita.

Il partner del Sistema Rende

Giacinto Porco
Giacinto Porco

Il PON vede due partner affiancare l’INGV. E qui entriamo nella parte che riguarda i legami con il Sistema Rende.

Il primo partner infatti è Sismlab Srl (fondata nel 2005) ovvero uno spin off dell’Università della Calabria ed è diretta da Giacinto Porco, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università della Calabria dove ha sede il progetto PON Calabria ma anche e soprattutto ex assessore e consigliere comunale a Rende, ai tempi di don Raffaele De Rango il palazzinaro (visto che siamo nel campo dell’edilizia) e dell’immarcescibile ingegnere Gianfranco Sole, dirigente capo per i Lavori pubblici.

adamo principe

Uomo di Carlo Stellato (l’altra “istituzione” dei palazzinari rendesi) ma anche legatissimo al “rais” Sandro Principe. Tanto che per un periodo è stato addirittura assessore ai Lavori pubblici (dal 2008 al 2011, giunta Bernaudo). Nel corso del suo assessorato, il fratello di Giacinto Porco è stato il direttore tecnico della sicurezza (!!!) dell’ormai leggendario palazzo rendese costruito a due passi dal fiume Emoli.

Il professore Porco è un collettore di finanziamenti, secondo gli osservatori del sistema politico rendese.

L’altro partner è Ecoteam, in cui non figura Emilio Minasi tra i soci, ma che è facilmente riconducibile a lui. Basti pensare che tra il 2013 e il 2014, a PON ancora attivo, Minasi ha percepito un totale di 44.000 euro per consulenze.

Di conseguenza, all’interno del PON troviamo un potente dirigente calabrese, Emilio Minasi e un politico in auge nel sistema Rende tanto da aver fatto anche l’assessore.

Il mix ideale per il Progetto Pon Massimo. Aspettando la DDA.