Terminata la “Lunga attesa”: i Marlene Kuntz al Tau “Oltre la scena”

Chitarre elettriche in primo piano, riff che graffia la pelle, testi diretti come pugni: questo è la “Lunga attesa”, decimo disco di una band che in 25 anni ha segnato la storia del rock italiano, i Marlene Kuntz.

Ieri la lunga attesa è terminata, la band si è esibita al Teatro Auditorium Unical, nell’unica tappa calabrese del “Lunga Attesa Tour 2016”, bissando uno straordinario concerto che li vide nella scorsa stagione musicale del Tau festeggiare il ventennale dall’uscita di “Catartica”.

E il concerto di ieri ha coinvolto e appassionato gli spettatori, tanto quanto quello passato. Ma ogni concerto è diverso, è un’emozione nuova: un tuffo negli anni Novanta, ciò che si è respirato ieri, ma con una spinta maggiore.

M.K. I Marlene Kuntz non si sono limitati a un’operazione nostalgica riproponendo qualche vecchio brano, ma hanno in qualche maniera rifatto proprie le pulsioni più rabbiose, più grintose e più forti del loro repertorio storico, impastandole con le nuove esperienze musicali dei giorni nostri.

Ad aprire la scaletta “La città dormitorio”: puro alt rock sonico, marziale, crudo e spietato, come solo i giganti del genere sanno fare, quali i Marlene Kuntz. Un inizio col botto seguito subito dalle sonorità sporche di “Fecondità”.

Poi si ritorna di nuovo indietro con “L’odio migliore” e “Cara è la fine”, per rituffarsi nell’ultimo lavoro con “Lunga attesa”.

godanoIl risultato è stato che le chitarre di Riccardo e Cristiano hanno girato che è stato un piacere per le orecchie (“La noia” pareva uscita da “Il vile”), accavallandosi in preziose dissonanze, insidiose e un po’ cupe, dal testo crudissimo (come “Sulla strada dei ricordi”); ma persino la voce di Godano ha usufruito di una rinnovata energia, ancor più evidente quando ha intonato il brano “Narrazione”, incipit del disco. La linea vocale parlata/recitata e una base strumentale rock ha fatto venire la pelle d’oca. 

E’ ritornata, dunque, quell’incazzatura degli anni Novanta, ma diversa, più contemporanea, meno rumorosa, ruvida e urlata; ogni pezzo ha avuto un quid che ha stupito ed ognuno è stato differente dagli altri. Anche gli storici “La canzone che scrivo per te” è stata riarrangiata diversamente, altrettanto di un’avvenenza disarmante.

mezzo2Si è potuto ascoltare anche il post punk gotico e spigoloso di “Niente di nuovo”, dall’andatura lenta e cadenzata, che prelude al ballatone, sperimentale quasi psichedelica, della title track. Ma non è tutto, perché ci sono stati richiami leggeri e struggenti (“Un po’ di requie”), tocchi punkeggianti (“Leda”), alt rock da manuale (“Formidabile”). Anche i due Luca, al basso e batteria si sono fatti sentire…eccome se si sono fatti sentire!

Una band che, ieri, non ha certamente deluso le aspettative dei suoi fans che si sono deliziati non solo per il suono di chitarra, percussioni, basso e batteria, ma per le parole dei testi, sull’amore, la perdita e la voluttuosità, senza dimenticare argomentazioni sociali (come “Osja, amore mio”).

D’altronde, oggi come nel Novanta, questi sono e saranno i Marlene Kuntz: la musica rock che ha fatto la storia italiana.

FinaleA grande richiesta sul finale “Nuotando nell’aria” e l’ultimo “bel pensiero per congedarci – così come dichiarato da Cristiano – “Bellezza”.

Proprio una bellezza è stata ascoltare dal vivo il concerto che, ancora una volta, ha riconfermato l’impegno degli organizzatori del Tau per la stagione 2015-2016 intitolata “Oltre la scena”, proprio perché vuole essere all’insegna del termine “oltre”, e pertanto dell’interazione tra teatro, cinema, musica.

E oltre l’immaginario ieri i Marlene Kuntz hanno condotto il loro pubblico…

Valentina Mollica