A Cosenza non si trova più un dalemiano neanche a pagarlo oro

Sembrava cosa fatta la scissione e invece, dopo una intera giornata di tira e molla, Emiliano e compari si danno altre 48 ore. Una giornata, quella di ieri del PD, che definirla schizofrenica è troppo poco. Maggioranza e minoranza  si sono date battaglia per tutto il giorno alternando appelli all’unità ad appelli alla scissione. Sono passati dal “batti il cinque” a  “li mortacci tua” per tutto il giorno con cadenza regolare di ogni mezzora. Alle 13,30 la scissione era scongiurata, alle 14,00 la scissione era cosa fatta, e così via per tutto il giorno. Nel mentre sul pulpito si alternavano vecchi e nuovi marpioni.

Renzi lo ha detto chiaro: quella in atto dentro al PD è una lotta di potere per il controllo economico e politico del più grande partito d’Italia. E più della scissione brucia il ricatto. Al quale non cede, e rilancia con la sua candidatura. A decidere è il popolo delle primarie, dice, non i baroni e le correnti di potere della minoranza del PD. Non è il bene del paese che gli interessa, dice Renzi, ma solo la garanzia di essere candidati alle prossime elezioni e di continuare ad esercitare potere nelle “zone” di loro influenza.

Dall’altra parte non si capisce bene quali siano le “rivendicazioni”. Cosa vogliono Speranza, Emiliano, Rossi e Bersani, francamente non si è capito bene. Parlano dell’identità smarrita del PD e della lontananza dell’azione di governo di Renzi prima, e di Gentiloni adesso, dai problemi reali delle persone. Il primo punto della loro battaglia è quella di impedire che il PD diventi per sempre il partito di Renzi.

Difficile credere a chi, come Speranza e compari, per ben 3 anni ha votato tutto quello che Renzi ha proposto. Come mai si sono accorti dell’impopolarità dell’azione di governo di Renzi solo adesso?

Eppure sono anni che il “popolo della sinistra” lotta, grida, manifesta, contro tutto ciò che è stato fatto negli ultimi anni: sanità, scuola, lavoro. Nessuno di loro li ha mai ascoltati. Oggi, invece, Bersani e compari rivendicano le loro lotte, dopo averli bastonati per bene per tanti anni. Il massimo dell’ipocrisia.

E’ chiaro che in tutto questo il più forte è Renzi che ha sgamato il loro bluff. Semmai ci sarà una scissione saranno veramente in pochi quelli che li seguiranno. Il PD, se non ve ne siete accorti, lo dico ad Emiliano e compari, di fatto è già il partito di Renzi. Nessun iscritto ritornerebbe mai ai tempi di D’Alema. Renzi ha già vinto prima ancora di iniziare il congresso, questo è garantito al limone. Come vincerà facile facile le primarie.  Sono tutti con Renzi.

E prova ne è la Calabria, dove, oggi, tutti si scoprono renziani.

Lo avevamo detto, non conviene a nessuno di quelli che aspirano ad una candidatura o ad essere ricandidati uscire dal partito. Se all’interno del PD, ad esempio, per Madame Fifì le possibilità di essere ricandidata sono pari allo 0,1%, fuori dal PD diventano O. Questo lo capiscono tutti. Ecco perché nessuno si schiera chiaramente con i scissionisti. Eppure il PD in Calabria dovrebbe essere, stando ai personaggi e alla loro storia, il più bersaniano d’Italia. Oliverio in testa.

A Cosenza non si trova più un dalemiano neanche a pagarlo oro. Dove sono finiti tutti quelli che sostenevano Bersani? Sono spariti tutti. Tutti lo rinnegano perché hanno capito che soccomberà, e si sono subito jettati tutti cu Renzi. Tipico del PD cosentino stare sempre dalla parte del vincente.

Quello che sta avvenendo in queste ore dentro il PD, ci restituisce bene, per chi vuole vedere, quando lontana sia la politica vera dai partiti. Discutono e si scannano tra di loro per mere questioni di potere personale, interessi di bottega, e per la spartizione della torta.

Mentre la gente arranca  un intero partito discute chi candidare e chi no.

Sono tutti gli stessi, renziani e anti renziani, quello che gli interessa prima di ogni altra cosa è il loro benessere personale e mantenere i loro privilegi. Questa, per i deputati uscenti del PD cosentino e non solo, è la battaglia della vita, chi resterà fuori dalle prossime candidature è destinato alla morte politica. Perciò non sperate che il congresso affronti i problemi di chi non arriva a fine mese se prima non si sistemano tutte queste cose.

GdD