Antonello e Riccardo tra l’Acquario e il Club Basket

IL TEATRO DELL’ACQUARIO

Il 1° settembre 1976 nasce il Teatro dell’Acquario di Cosenza, dal cui sito estrapoliamo l’atto storico ed ufficiale.

SOCI FONDATORI: Antonello Antonante, Massimo Costabile, Nello Costabile, Gianfranco Leo, Annick Bulchaen, Dora Ricca, Piero Scorpiniti, Francesco Gigliotti, Anna Ponte, Riccardo Adamo.

La costituzione di una tale cooperativa è di per sé un fatto importante, dal momento che nasce in una realtà dove nel campo dell’animazione socio-culturale (sia a livello di formazione di nuovi operatori, sia a livello di produzione diretta) ben poco finora è stato fatto, se non praticamente niente. E’ un fatto importante, inoltre, perché il nostro lavoro s’inserisce in quell’area pubblica di lavoro culturale che raggruppa diversi settori come cinema, musica, teatro, editoria e animazione.

Lo scopo della nascita di una tale cooperativa è stato quello di costituire un gruppo e una struttura che lavorassero nei diversi settori con due direzioni ben precise:
– Di ricerca linguistico-formale, nonché di recupero e di rianalisi, se non addirittura di deflagrazioni della componente “popolare” delle “arti”;
– Di animazione socio-culturale nel territorio.

Un tale lavoro va realizzato, anche, in spazi non necessariamente “teatrali”, convinti come siamo che esista una necessità profonda di approntare spazi radicalmente nuovi, soprattutto in perifera e nei quartieri popolari. Non si tratta di fare dibattiti, conferenze, presentazioni, ecc…, bensì di confrontarsi direttamente con gli abitanti dei quartieri. Non è sufficiente “impegnarsi” in questa direzione, bensì battersi in prima persona, contro vecchi e nuovi conformismi culturali e politici. Bisogna operare direttamente nel tessuto sociale e confrontarsi con la pratica sociale del lavoro culturale. Ci poniamo in quanto lavoratori culturali che hanno scelto volontariamente di svolgere un lavoro di base di formazione e di animazione. Non siamo assolutamente un circolo culturale o un gruppo di ragazzi di buona volontà, come qualcuno per pura speculazione “politica” vorrebbe far credere per sminuire il lavoro che per circa due anni abbiamo svolto a Cosenza, aprendo praticamente per primi una serie di problematiche…
Abbiamo aperto stages di formazione per attori e animatori; condotto animazioni nelle scuole e nei quartieri, allestito spettacoli di strada e animazioni nei paesi in collaborazione con circoli e associazioni di base.

1 settembre 1976 -Ciclostilato in proprio.

Questo atto ufficiale è un po’ la fotografia e il “manifesto” del compianto Riccardo Adamo (che ci ha lasciato 4 anni fa) e degli altri suoi amici, tra i quali c’era e c’è Antonello Antonante, con il quale ha sempre avuto un rapporto speciale e che ci ha lasciato ieri. Ma Riccardo e Antonello non avevano in comune soltanto la passione per il teatro e per il “loro” Acquario. Erano letteralmente “pazzi” anche per il basket e in particolare per il Club Basket Cosenza. 

IL CLUB BASKET

Ma il periodo nel quale ho conosciuto a fondo Riccardo Adamo e Antonello Antonante è stato quello dalla metà alla fine degli anni Novanta quando lui, Enzo Aprile, Antonello Antonante appunto, Salvatore Perugini e Francesco Lanzone si erano buttati a capofitto in un’altra, bellissima storia: il Club Basket Cosenza. Era stato Enzo Aprile a “contagiare” tutti e in particolar modo Riccardo, che già da giovane, ai tempi dell’Università a Ferrara, aveva coltivato la passione per la palla a spicchi. Ed era stato sempre Aprile, d’accordo con gli altri, a volermi come telecronista “ufficiale” delle partite della squadra. Furono anni indimenticabili: nel 1995-96 la promozione dalla serie C alla B2 e nel 1996-97 ancora un salto di categoria, nella B1, la cosiddetta Serie B d’Eccellenza. Al palazzetto dello sport di via Popilia arrivavano per le partite in casa, la domenica sera, quasi duemila cosentini e il basket, per certi versi, era diventato ancora più importante del calcio, specie dopo la retrocessione del Cosenza dalla Serie B.

Era il Club Basket di coach Damiano Ragusa e del suo vice Pierpaolo Carbone, del factotum Ciccio Conforti, e di cestisti memorabili come Angelo De Leonardis, Max Arigliano, Tonino Pate, Fabio Lorenzi e Ciccio Scarlato che costituivano il nucleo storico e di altri grandi atleti come Corvo, Castellitto, Schisano e Visone, che erano arrivati nel corso degli anni. Nel 1997 quella promozione in B d’Eccellenza arrivò dopo gli spareggi di Bari contro il Sant’Antimo e di Viterbo contro il Cento. Da leggenda il canestro di Fabio Schisano all’ultimo secondo che valse la vittoria.

Riccardo Adamo aveva sposato il progetto in tutto e per tutto: Salvatore Perugini era il presidente e lui e Antonello (era davvero incredibile la passione che ci mettevano) erano gli uomini ovunque, sempre a disposizione dei ragazzi ed artefici massimi di quel fenomeno, che aveva dato un’impronta diversa a tutto l’ambiente. Ma non era facile galleggiare in quel campionato, con costi altissimi ed improponibili per un piccolo gruppo di soci. Il Club Basket giocò tre campionati più che dignitosi in Serie B d’Eccellenza e poi si arrese, dopo che la Regione negò il finanziamento promesso, cedendo il titolo a Caserta nel 2001.

Riccardo e Antonello, nonostante le difficoltà, non avevano perso il buonumore e quando qualcuno gli ricordava i fasti di quelle stagioni, rispondevano immancabilmente “mannaia a Schisano…” indicando nell’autore del canestro decisivo per la promozione la causa di tutti i “guai” successivi. E mentre lo dicevano, ridevano a crepapelle. Alla loro maniera. Inconfondibili.

Negli ultimi mesi della sua vita, Riccardo Adamo si era interessato dei problemi giudiziari dell’ingegnere Alfredo Allevato, finito in carcere per l’inchiesta su Calabria Verde ed era riuscito a farlo scarcerare in tempi relativamente brevi. L’ultima volta lo avevo visto a via Roma, insieme all’inseparabile Antonante. Commentammo a lungo i fatti cosentini e le vicende del porto delle nebbie… E che ve lo dico a fare? Sia Riccardo sia Antonello avevano ben chiare le dinamiche della cose e come al solito riuscivano anche a riderci sopra.

Lo staranno facendo anche adesso mentre noi invece piangiamo. E’ la vita staranno dicendo mentre sghignazzano alla loro maniera. Perché come scriveva il loro grande amico Franco Dionesalvi “… Antonello possedeva un’ironia naturale, ogni tragedia riusciva a trasformarla in farsa, e quando ti induceva a sorridere di nuovo te la discopriva nella sua intimità di tragedia…”. E così starà facendo anche adesso, ci pu minà ccu ma mazza… (g.c,)