Arpacal, chiesto il processo per l’immobile milionario di Dodaro

L'immobile milionario di Dodaro

La procura di Catanzaro ha chiesto il processo per la vicenda della compravendita dell’immobile di Castrolibero destinato a diventare palazzo dell’Arpacal. Le indagini erano state chiuse a novembre 2016 e adesso i magistrati hanno formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati che sarà valutata nel corso dell’udienza preliminare dal Gip del Tribunale di Catanzaro.

Gli indagati sono cinque. Il primo è il proprietario dell’immobile, l’imprenditore cosentino Francesco Dodaro (editore-ombra del Quotidiano del Sud), nei confronti del quale è stato ipotizzato il reato di violazione delle norme in materia di corresponsione dell’Iva. L’immobile è stato acquistato dall’Arpacal per la “modica” cifra di oltre due milioni di fondi Por, dopo che la gara era stata prima annullata a poi ripristinata.

Sabrina Santagati

Devono invece rispondere di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico l’ex direttore generale dell’Arpacal, Sabrina Santagati, l’ex direttore amministrativo Stefania Polimeni, Francesco Italiano, dirigente dell’ente, e Valeria Castracane, all’epoca dei fatti dirigente del dipartimento Programmazione della Regione.

L’IMMOBILE MILIONARIO

Di tre piani, è stato pagato a caro prezzo – più di due milioni di euro – tramite una gara, annullata e poi ripristinata, con un solo partecipante.

La vicenda che ha fatto scattare le indagini ha avuto inizio nel febbraio 2009 quando l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente indice una gara per trovare una nuova sede per i propri laboratori in provincia di Cosenza.

Francesco Dodaro

Al bando risponde solo una società, la Efim, finanzaria del gruppo Dodaro. Alla compravendita dell’immobile, però, si arriva dopo più di due anni dalla gara. Lo stop era nato in seguito al parere negativo dell’avvocato Valerio Donato, docente della facoltà di Giurisprudenza all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. Il suo giudizio convince i dirigenti dell’Agenzia a fermare l’acquisto.
Tra le ragioni che portano al giudizio del legale vi è il fatto che l’immobile sarebbe destinato a uffici pubblici e non a laboratori. Dunque, «al momento della presentazione, l’offerta non era compatibile con l’uso richiesto». Qualche tempo dopo l’Arpacal revoca l’annullamento della gara d’appalto grazie all’intervento di Sabrina Santagati. E la Efim perfeziona la vendita dell’immobile. Il risultato, ad oggi, è che la sede dell’Arpacal non è stata mai più trasferita nel palazzo di Castrolibero.

IL VERO PROBLEMA

Ma il vero problema dov’è? Il termine per chiudere l’aggiudicazione definitiva di gara era il 31 dicembre del 2010, scaduto il quale niente più finanziamento e niente più risorse a valere sui fondi Por 2000- 2006. E l’acquisto definitivo avviene il 3 marzo 2011, tant’è che 4 giorni dopo viene stipulato un contratto con un notaio di Cosenza.
Gli oltre due milioni di euro erano stati anticipati dalla stessa Arpacal, che avrebbe poi dovuto ottenere quei fondi Por ormai sfumati. Un buco milionario impressionante alle casse della Regione al punto da non poter approvare i bilanci successivi.
Ma oltre al danno anche la beffa. I laboratori dell’Arpacal non sono mai arrivati nella struttura di Castrolibero, che continua ad essere considerata non a norma per l’uso richiesto nonostante tutti i soldi spesi.
In altre parole si spendono due milioni di euro a vuoto, visto che occorrerebbe almeno il doppio della somma per rendere fruibile un immobile dove al momento c’è solo qualche ufficio amministrativo che nulla ha a che fare con i tanto agognati laboratori.
Forse finalmente qualcuno se n’è accorto. Ora vedremo se ci sarà, com’è auspicabile, un regolare processo.