Basilicata, il governatore Bardi e la “guerra” al dirigente che non voleva il nuovo ospedale

Tentata concussione, traffico di influenze e abuso d’ufficio. Sono le ipotesi di reato contestate dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza nei confronti del governatore della Basilicata Vito Bardi (Forza Italia), indagato nell’inchiesta sulla sanità che ha fatto finire nel registro degli indagati mezza giunta. Si tratta di tre episodi emersi nel corso dell’indagine che ha portato all’arresto del consigliere Regionale Francesco Piro e che riguarderebbe, secondo l’ipotesi della procura, principalmente la gestione di alcune vicende legate alla sanità lucana, ma non solo.

Per l’accusa di tentata concussione, che vede Bardi indagato in concorso con l’ex assessore regionale alla sanità lucana Rocco Luigi Leone e al capo di gabinetto Antonio Ferrara, secondo gli inquirenti, i tre avrebbero comunicato all’avvocato della Regione Basilicata, Valerio Di Giacomo, la volontà politica di non proseguire il giudizio dinanzi al Tar a difesa di Massimo Barresi, all’epoca direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza: un mandato che come l’avvocato Di Giacomo ha spiegato in una telefonata intercettata e poi anche dinanzi ai magistrati, di fatto non poteva essere attuata poiché il suo mandato era stato firmato dalla giunta precedente. Secondo gli inquirenti, però, quel tentativo fatto dai vertici regionali, era finalizzato alla guerra mossa contro Barresi, acerrimo nemico della costruzione di un nuovo ospedale a Lagonegro. Lo scontro tra Di Giacomo e la giunta Bardi si sposta sulle mail che le parti si scambiano al punto che, secondo quanto denunciato da Di Giacomo, il legale si vede costretto a scrivere all’ordine degli avvocati per evitare l’accusa di infedele patrocinio e quando l’ordine professionale esprime pareri a favore del professionista lucano, Bardi invia un esposto al ministero di Giustizia chiedendo l’ispezione dei Consigli dell’ordine e alla stessa Autorità Anticorruzione regionale denunciando la commissione dei reati da parte degli avvocati.

Nella sua denuncia, inoltre, Di Giacomo ha spiegato che tutta la vicenda si è svolta a ridosso della nomina del coordinatore dell’Ufficio legale della Regione: “Benché l’istruttoria già compiuta deponesse per la mia nomina a coordinatore – ha raccontato Di Giacomo agli investigatori – inaspettatamente e quale atto di evidente non gradimento della mia condotta processuale viene nominata la dottoressa Lavieri, laureata in matematica e già dirigente della Regione Basilicata”.

A questa si aggiunge l’ipotesi di traffico di influenze per aver favorito un giovane finanziere per ottenere una destinazione più vicina a casa visto che Bardi è stato in passato vice comandante generale della Fiamme gialle: sul punto, tuttavia, la stessa accusa chiarisce che “il nome di Bardi veniva sicuramente speso da Piro ma non vi è prova di un suo coinvolgimento nel traffico d’influenze”. Infine, l’ultima accusa di traffico di influenze riguarda l’utilizzo a fini personali di tamponi acquistati dall’azienda pubblica della sanità lucana: in particola a Bard sono contestati quattro episodi nel mese di marzo 2020. I tamponi, ritenuto bene dello Stato, sarebbero stati eseguiti su persone asintomatiche tra cui lo stesso Bardi e persone che “ricoprivano funzioni istituzionali”. Un danno contestato di poco più di 77 euro, ma che va contestualizzato nell’ambito della primavera del 2020.

Il Governatore, ha risposto punto su punto spiegando che “mi viene contestato di aver promesso di favorire una persona per ottenere un trasferimento di sede, fattispecie rispetto alla quale mi ritengo del tutto estraneo. In un altro filone dell’indagine, che non mi riguarda assolutamente, si paventa il coinvolgimento della criminalità organizzata calabrese, su cui auspico venga immediatamente fatta la massima chiarezza“. Bardi ha poi evidenziato che “vengono poi contestate alcune delibere di Giunta – quindi atti pubblici, che tutti possono leggere – con le quali avremmo tentato di influenzare l’allora Direttore generale del San Carlo di Potenza. Sono atti di programmazione e di indirizzo sanitario, che non avevano alcun secondo fine. Infine, c’è la sofferta questione dei tamponi, che – ripeto ancora una volta – non ha sottratto alcunché ai cittadini lucani e ai quali sono stato sottoposto per ragioni sanitarie e non certo per favoritismo, nella convinzione della perfetta doverosità di tale prestazione”. “Voglio essere chiaro: la mia volontà di andare avanti nel governo della Regione Basilicata non è nemmeno in discussione. Sono sereno, ho un lavoro da portare a termine, nell’esclusivo interesse dei lucani, soprattutto in un momento di crisi senza precedenti come quello che stiamo vivendo. Voglio infine sottolineare un fatto: la mia vita è sempre stata improntata alla legalità e al rispetto delle regole. È la mia storia personale”.