“Basta morti in mare”: da Crotone si alza il grido della Rete 26 febbraio

“Quanto accaduto domenica a Steccato di Cutro non è un naufragio, ma una strage che ha delle precise responsabilità politiche da ricercare nelle politiche verso i migranti degli ultimi decenni portate avanti da governi di centrodestra e centrosinistra”. Lo ha detto Stefano Mancuso, portavoce della Rete 26 febbraio 2023, costituita da 200 associazioni della regione, che, nel pomeriggio, ha organizzato a Crotone un sit-in davanti alla Prefettura per protestare contro le scelte dell’attuale governo sull’immigrazione. “Troviamo vergognose – ha aggiunto Mancuso – le parole del ministro e il balletto delle responsabilità su quanto accaduto. Chiediamo verità e giustizia per questa strage e la fine delle politiche migratorie criminali che generano queste tragedie. Chiediamo l’apertura di procedure legali affinché chi scappa da guerre, da oppressioni e da fame estrema non debba mettersi in pericolo in questi viaggi della speranza”.

Nel corso della manifestazione, che si è svolta in modo pacifico, non sono mancati cori di condanna nei confronti del governo.
“Le famiglie delle vittime – detto Manuelita Scigliano, dell’associazione Sabir di Crotone che, insieme ad altri gruppi del terzo settore, si sta occupando di supportare famiglie delle vittime e superstiti del naufragio – non possono essere lasciate solo dalla Prefettura, non può essere lasciato da solo il terzo settore e non si può scaricare sulle spalle del terzo settore il peso di gestire tragedie del genere”.
“Oggi – ha aggiunto – piangiamo i morti e i dispersi in mare. Ma ci sono anche dei dispersi in terra. Queste famiglie chiedono da una settimana risposte allo Stato italiano, chiedono il rimpatrio velocizzato delle salme ed il ricongiungimento con i superstiti. Queste pratiche vanno velocizzate”.

Numerosi anche i familiari delle vittime del naufragio. Durante l’incontro, un migrante ha fatto un appello al Governo italiano chiedendo risposte immediate sulla documentazione necessaria per il rimpatrio delle salme dei dispersi in mare. “Non è venuto nessuno dal Governo per darci risposte il prima possibile – ha affermato il migrante – io per chiedere documenti devo andare ovunque, ma non ho risposte dal Governo, da nessuno, per cercare ad esempio un certificato. Vogliamo il diritto di essere umani, pensate a quante persone sono preoccupate per i loro dispersi”.

La richiesta principale della mobilitazione è stata quella di cercare ancora i corpi nel mare, per evitare che il passare del tempo renda sempre più difficile l’identificazione delle salme e il conseguente ricongiungimento con le famiglie dei dispersi. “Vogliamo l’attenzione del Governo italiano – ha continuato il migrante – mi appello a lei signor presidente”. Inoltre, il migrante ha voluto rassicurare i presenti: “Non vi preoccupate di noi, io lavoro, noi tutti vogliamo una vita normale come voi, non dovete avere paura come dice qualcuno”.

La richiesta di trovare i corpi dei dispersi in mare e rimpatriarli alle loro famiglie è un dovere umano che va al di là di ogni nazionalità o confine e che dovrebbe interessare tutti gli attori politici e istituzionali coinvolti. Fonte: Wesud (https://wesud.it/video-basta-morti-in-mare-da-crotone-si-alza-il-grido-della-rete-26-febbraio/)