Biblioteca Apostolica Vaticana, ritrovato prezioso codice miniato proveniente dalla Calabria

San Luca seduto allo scriptorium © Biblioteca Apostolica Vaticana

Prezioso codice miniato proveniente dalla Calabria ritrovato nella Biblioteca Apostolica Vaticana

A Roma, presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, è stato ritrovato di recente un prezioso evangelario greco-bizantino dell’XI secolo, proveniente dalla Calabria. Si tratta del Tetravangelo donato dal garibaldino Achille Fazzari a Papa Pio X nel 1908. In precedenza, il manoscritto era noto erroneamente come il codice donato dallo stesso Fazzari all’Abbazia di Montecassino e gli studiosi lo ritenevano ormai perduto.

La recente “riscoperta” si deve al ricercatore calabrese Domenico Condito, laureando in medicina ma appassionato studioso di storia, che dopo aver ricostruito le vicende reali del codice, lo ha individuato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, pubblicando i risultati del suo studio su “Vivarium Scyllacense”, la rivista dell’Istituto di Studi su Cassiodoro e il Medioevo in Calabria, con sede a Squillace (Catanzaro), che ha sostenuto il progetto di ricerca. La notizia, ripresa in italiano e in inglese dalla testata giornalistica Famedisud.it, è stata subito rilanciata da prestigiose istituzioni scientifiche italiane e internazionali (dalla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano alla Bodleian History Faculty Library di Oxford, dalle Università di Torino, Genova e Salerno, al Labex Resmed della Sorbona di Parigi, solo per citarne alcune) che l’hanno condivisa sulle rispettive pagine social.

Secondo lo studioso, il codice fu realizzato in Calabria dai monaci italogreci che fecero rifiorire i monasteri di Cassiodoro, il Vivariense e il Castellense, dopo la fase di declino e abbandono che fece seguito alla sua morte, avvenuta alla fine del VI secolo. Il luogo di provenienza è quindi la Patria di Cassiodoro, un comprensorio oggi tripartito fra i Comuni di Stalettì, Borgia e Squillace. Il manoscritto, contenente i quattro Vangeli, è ornato con fregi e figure. Davvero pregevoli le raffigurazioni a pagina intera degli evangelisti Marco e Luca con i relativi simboli, il leone e il toro. Ogni evangelista appare seduto davanti a un leggio, nello scriptorium, con in evidenza gli strumenti di lavoro del miniaturista.

S. Marco in una delle miniature dell’Evangelario calabrese, XI sec. © Biblioteca Apostolica Vaticana

Nel 1908, nell’Italia postunitaria ancora divisa dalla questione romana, l’antico evangelario riemerse per la prima volta dall’oblio. A ritrovarlo in Calabria fu proprio Achille Fazzari, noto in Italia per le imprese patriottiche e l’impegno politico, e sostenitore appassionato della conciliazione fra le due rive del Tevere. Alla notizia del rinvenimento, l’abate Ambrogio Maria Amelli, Priore dell’Abbazia di Montecassino, andò in Calabria ad esaminare il codice, ritenendolo un probabile “avanzo della biblioteca di Cassiodoro”. Sia lui che Fazzari erano impegnati personalmente a negoziare fra il Re e il Papa una riconciliazione fra le due “Rome”, e l’interesse mostrato da Papa Pio X per l’antico Evangelario suggerì loro la più temeraria delle iniziative conciliatoriste. L’Abate cassinese, amico personale e collaboratore del Pontefice, si sarebbe adoperato per procurare all’ex camicia rossa un’udienza privata con Pio X.

E così il 7 luglio 1908, alle ore 18.00, Achille Fazzari, accompagnato da Amelli e dal figlio Spartaco, varcò la soglia dei Palazzi Apostolici e incontrò Pio X, portandogli in dono l’Evangelario. E in quell’incontro, che suscitò vasto clamore nell’opinione pubblica, trattò col Pontefice la questione della Conciliazione.

Nel suo studio, Condito ha ricostruito anche questa pagina dimenticata della storia d’Italia, oltre a fornire la prima descrizione assoluta del codice che, per il ruolo pacificatore avuto nell’Italia postunitaria, ha ribattezzato “Evangelario della Conciliazione”.

Ufficio Stampa Calabria Cultura Press – Reggio Calabria