Bruzzese pentito: nel 2012 scoperto in una casa con tapis roulant e playstation

Franco Bruzzese

La decisione del boss del clan degli zingari Franco Bruzzese di collaborare con la giustizia è un evento epocale. Con le dovute proporzioni, si ritorna ai tempi in cui la procura di Cosenza “pilotava” il pentimento di Franco Pino per delegittimare la DDA di Catanzaro.

Per fortuna, oggi, con il pentimento di Bruzzese, la procura di Cosenza non c’entra nulla, affossata com’è da decenni di guida affidata a magistrati collusi e corrotti.

La collaborazione di Bruzzese è gestita direttamente dalla DDA di Catanzaro e prelude all’esplosione della Tangentopoli cosentina per quanto riguarda il livello politico (ne scriviamo ormai da mesi!) e a centinaia di arresti per il livello più strettamente malavitoso.

Bruzzese era al 41 bis da qualche tempo ed era stato arrestato il 27 agosto del 2012.

Si nascondeva in un appartamento al nono piano di un edificio in via Panebianco, a Cosenza, dotato di tutti i comfort.
Era stato bloccato da personale della squadra mobile e della Direzione centrale Polizia anticrimine, servizio polizia scientifica e Servizio centrale operativo.

“… Già noto alle forze dell’ordine per associazione a delinquere di stampo mafioso, armi, rapina ed altro – si leggeva nelle cronache dell’epoca -, era ricercato per una sentenza definitiva di condanna a 12 anni e sei mesi di reclusione per tentato omicidio e per una misura cautelare in carcere per violazione della sorveglianza speciale.
Nell’appartamento gli agenti hanno trovato un un tapis roulant, la tv, la playstation. L’uomo, indicato come il reggente del clan degli zingari, aveva a disposizione anche una moto. Al momento dell’arresto non era armato e non ha opposto resistenza. Le indagini proseguono per risalire ai fiancheggiatori”.

Il procuratore Lombardo
Il procuratore Lombardo

“Lo Stato – aveva detto il procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo incontrando i giornalisti – si sta riappropriando del territorio. L’arresto di pericolosi latitanti è frutto anche di una sana ‘concorrenza’ tra polizia e carabinieri, che negli ultimi mesi hanno assicurato alla giustizia nomi eccellenti della mala del cosentino”.
Alla conferenza stampa aveva partecipato anche il procuratore aggiunto di Cosenza Domenico Airoma che aveva sottolineato “l’importanza delle attività di controllo del territorio che consentono di individuare e arrestare i latitanti e chi li aiuta”