Calabria 2020, Jole Santelli? Solo la prestanome di un gioco cinico e tutto maschile

Chi glielo dice adesso a Giorgetti, braccio destro di Salvini, che quella sua uscita candida nello studio di Otto e mezzo si è rivelata un boomerang o – per dirla alla “meridionale” – lo sputo che ha lanciato in cielo gli è ritornato in faccia?

“Della Calabria non importa niente a nessuno”: così aveva detto Giorgetti nel salotto di Lilli Gruber. E così, alla luce della clamorosa sconfitta del centrodestra in Emilia Romagna, la vittoria un Calabria non se la fila proprio nessuno.

Del resto, il quadro complessivo dell’offerta politica della Calabria era veramente “desolante”Jole Santelli, berlusconiana della prima ora, deputata di Forza Italia alla quinta legislatura, ex sottosegretaria alla giustizia, è riuscita con la benedizione di Berlusconi a unificare un centrodestra che si era diviso sul nome del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, prescelto inizialmente da Berlusconi malgrado le numerose indagini giudiziarie pendenti, ma bloccato da Salvini e messo all’angolo con la promessa di lasciarlo governare Cosenza fino a fine mandato, e su quello del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, ex forzista da poco avvicinatosi alla Lega, messo a cuccia con la promessa di un assessorato nella prossima giunta regionale.

Jole Santelli è stata messa a capo di una banda di impresentabili ca mancu li cani come diciamo al Sud: liste bene infarcite di clientele nonché di transfughi dal centrosinistra, e anche lei non è certo una novellina anche se Berlusconi dice che non gliel’ha data: circolano in rete ampie tracce delle clamorose gaffe accumulate nella sua carriera, dalla definizione dell’Isis come “l’agenzia americana contro il terrorismo internazionale” alle battute sui neri “che non hanno bisogno di truccarsi”, pallida imitazione di quelle più note di Berlusconi su Obama “bello e abbronzato”. Della serie: ignorante come una capra e qualunquista come Salvini…

Al di là della compattezza di facciata della coalizione, l’impressione è di una candidata alla presidenza – la prima donna in una regione del sud – incapsulata in un gioco cinico e tutto maschile che per un verso ha puntato tutto sull’apporto di voti delle cordate più forti sul territorio, e per l’altro ha affidato all’icona nazionale di Salvini il rilancio del brand del centrodestra. Ma lo stesso Salvini, che ha battuto l’Emilia-Romagna palmo a palmo, ha riservato alla Calabria giusto il tempo di un paio di blitz, trovando ad accoglierlo piazze tutt’altro che oceaniche e contestazioni ovunque.

Tuttavia, Salvini come noi calabresi, sapeva benissimo che la Calabria si sarebbe conquistata con qualsiasi candidato dopo il disastro di Palla Palla Oliverio e la vittoria è sembrata certissima non appena è stata ufficializzata la candidatura del “ronzino” Pippo Callipo per quel che rimaneva del centrosinistra. Suvvia, contro Callipo avrebbe vinto davvero chiunque… L’unica magra consolazione è che la Lega non è risultata il primo partito…

Di contro alla compattezza, sia pure di facciata, del centrodestra c’è stata, dunque, la frammentazione dell’altro campo. Che è addirittura improprio definire di sinistra o di centrosinistra visto che nessuno degli altri tre candidati in lizza si definiva tale, anzi tutti e tre hanno marciato all’insegna del “né né”, né di destra né di sinistra: il Movimento cinque stelle sarà pure al tramonto ma il suo slogan postideologico ha fatto scuola. Sì che ovviamente non è né di destra né di sinistra il candidato pentastellato Francesco Aiello, docente di economia all’Unical, due liste a sostegno e il fuoco amico di Nicola Morra contro.

Ma non è né di destra né di sinistra nemmeno Pippo Callipo, imprenditore del tonno ed ex presidente regionale di Confindustria noto per il suo impegno antimafia, che dieci anni fa si era candidato con una lista “per la legalità” appoggiata da Italia dei valori (conquistando un 10 per cento sufficiente a far cadere il governatore uscente di centrosinistra e a far vincere il centrodestra), cinque anni fa aveva dato il suo appoggio al centrodestra e oggi ci riprovava da indipendente appoggiato dal Pd

E non è né di destra né di sinistra Carlo Tansi, geologo ed ex capo della protezione civile regionale, tre liste civiche a sostegno che raccolgono qualche frammento della sinistra radicale ma senza sigle e senza dirlo.

Con un quadro politico di questo tipo era davvero facile pronosticare, oltre alla inevitabile conferma del picco astensionista (esattamente uguale a quello del 2014: ha votato solo il 44% degli aventi diritto e il primo partito è ancora una volta quello degli astensionisti, che si attesta al 56%…), cinque anni di governo della destra e di ulteriore destrutturazione del centrosinistra.