Calabria 2020, tra meno di un mese è Carnevale: le elezioni cascano a pennello!

di Francesco Frangella

Fonte: Marsili Notizie

Potersi mascherare ancor prima che inizi la festa, quando ancora tutti sono alle prese con gli ultimi ritocchi. Entrare nel palazzo come il protagonista della pubblicità del “Campari”, roteare nell’attesa (che è essa stessa il piacere) e quindi uscire, dopo aver apposto una croce su un simbolo cui affiancare, eventualmente, un nome.

Il calabrese chiamato a votare domenica prossima, è un italiano “scontento”, distante dalla considerazione nazionale, ininfluente rispetto agli esiti della partita in gioco.

Tutt’altro stato d’animo rispetto al connazionale dell’Emilia Romagna, posto come ago della bilancia capace di mandare a casa, o preservare, l’intero Governo del Paese.

Il calabrese, niente di tutto questo, dalla sua ha soltanto la scelta tra quattro candidati, dei quali una volta eletto il vincitore, le rispettive fazioni faranno incetta di potere, gestendo in modalità “pro tempore” i destini di due milioni di persone (e oltre).

Cinque anni forse sono pochi. Per poter impostare un cambiamento effettivo nei contorni di una regione, ne servirebbero almeno dieci. Due mandati. Cosa che in Calabria, dall’istituzione delle Regioni intese come enti sovracomunali, non è mai accaduta.

Al calabrese dovrebbe essere concesso, almeno, il diritto di poter pensare in prospettiva. Considerando il peso specifico del suo voto – almeno in questa circostanza 2020 – ininfluente nell’eventuale andata in crisi, o serena sopravvivenza, del Governo Conte;  a chi vive e vota in Calabria dovrebbe, almeno, essere concesso di poter scegliere qualcuno che in futuro gli eviti onte simili. Qualcuno che lo rappresenti e lo faccia contare, come sono riusciti a fare in passato grandi figure ormai consegnate alla Storia. Quando la Calabria aveva ministri e segretari nazionali di partito.

Se tra i quattro candidati in lizza fosse possibile scegliere quello che farà sicuramente gli interessi del territorio intero e non solo quelli della sua fazione, forse il calabrese che andrà alle urne nel 2025 sarà un italiano un po’ più contento ed un europeo un po’ più convinto. Altrimenti sarà come fare soltanto le “maschere”, e dover sperare che anche la prossima volta ci potremo confondere nel Carnevale generale.