Calabria 2020, vi spiego come funziona il sistema Giudiceandrea e dei comunisti (col culo degli altri)

Voglio raccontarvi alcune storielle sul “comunista col culo degli altri” (mai nome fu più azzeccato), al secolo Giuseppe Giudiceandrea, nuovamente candidato alla Regione con la banda di Pippo Callipo e del Pd per fottere tutti i calabresi, ma i cosentini in particolare. 

Lo faccio perché con quella sua faccia da bravo ragazzo ha ingannato tante persone promettendo di andare in Regione per far sentire la voce dei deboli, dei poveri, dei bisognosi. Sì, sì… certamente. L’unica voce che ha fatto sentire è la sua per meglio riempire il suo portafogli e fottersene di chi lo ha mandato negli scranni dorati.

Cominciamo con la parola “comunista”. 

Il rattuso signorotto di Pedace decide di spostare la sua segreteria dal centro città in Presila, in quello che lui definisce il suo territorio, dove la first lady, originaria del posto e in cerca di rivalse, possiede un palazzotto vecchio e cadente. Decide di ristrutturarlo. Tanto i soldi ora ci sono e quindi si affida ad una squadra professionale ed efficiente.

Niente di più falso perché, sì, i soldi ci sono ma perché usarli per pagare dei poveri operai?

Qualcuno del mestiere sicuramente ha dovuto prenderlo, per il resto, per la manovalanza, ecco arrivare un suo giannizzero, che cammina con una Audi Q5 ma si piange miseria. Così, con pala, “pico e carriola”, tal Vito Andrea Scarcello diventa capomastro a costo zero. Beh, proprio a costo zero non direi, visto che il fido Vituzzo si è guadagnato un bel posto in struttura!!!

Andiamo ad un’altra parolina: “indennità” o premi produzione.

I componenti delle strutture speciali dei consiglieri regionali, vista la mole di lavoro che si trovano ad affrontare (ara casa…), percepiscono. oltre ai buoni pasto automaticamente spesi alla Conad o al Despar per la spesa di casa propria, un premio di produzione, cioè dei soldi.

Ma il consigliere può lasciare tutti questi soldi ai collaboratori? No. Infatti vi spiego come funziona: arriva ad esempio a fine anno un bel bottino di 10mila euro, si accredita sul conto di un suo fiduciario, come ad esempio tal Sergio Bonaparte, suo autista e cugino (la moglie si chiama Rita Pisano) oppure a giro al già conosciuto Dino D’Elia o alla signora fantasma Franca Migliarese, avvocato, vicepresidente BCC e pupilla di Ferdinando Aiello da Rogliano: si lasciano mille euro sul conto per il “disturbo e le tasse” e il resto viene consegnato al consigliere in contanti. Facile no?

Una menzione speciale va anche al capostruttura, l’ex agente immobiliare Lorenzo Lucanto, figlio di un costruttore arrestato per bancarotta fraudolenta. E siccome buon sangue non mente, Giudiceandrea ha scelto bene chi doveva occuparsi dei fondi del gruppo politico dei Democratici e Progressisti. Chissà che ne pensano gli altri due consiglieri del gruppo…

Terza parolina magica: “voto di scambio”. 

Potete chiedere a Roberto Sacco cosa gli era stato promesso in cambio del suo appoggio e di quello dei potentissimi iGreco (sanità privata paramafiosa) alla campagna elettorale. Io ve lo anticipo: all’ex consigliere comunale cosentino noto per il suo do ut des, l’avvocato Giudiceandrea (noto anche per la sua facilità di “apparare” le cause in cambio di pecunia) promise un posto dorato in struttura per il figlio, sì insomma Sacco junior. Naturalmente, dopo la sua elezione non gli diede nulla e siccome Roberto Sacco, si sa, fa accordi anche con il diavolo e si atteggia a referente dei magistrati corrotti e dei servizi segreti di ‘sta…. (boccaccia mia statti zitta), ha preteso uno stipendio (da considerarsi come “indennizzo”) per diversi mesi per il figlio e… tutto il cucuzzaro (e la “famiglia Sacco! è notoriamente numerosa!).

Altro personaggio da monitorare è il sindacalista della CGIL Giovambattista Nicoletti. Ma si sa, sono decenni ormai che la CGIL si è venduta il culo alla politica. 

In struttura, il consigliere “comunista col culo degli altri” pare abbia fatto un po’ di pulizia togliendo le persone competenti e piene di entusiasmo politico, che gli hanno servito su un piatto d’argento la sua posizione in consiglio regionale, ma ritenute oggi scomode e non utilizzabili come zerbini. E per il sindacalista di cui sopra si potrebbe prospettare ancora un futuro da portaborse. Chissà…

Intanto, questa porta è stata già spalancata per un figlio d’arte, Mattia Caligiuri, figlio di Mario, dirigente al settore Agricoltura, quello delle feste in villa con aragoste e champagne. Uno così può sempre far comodo.

Prima della conclusione di questo caravanserraglio della campagna elettorale, vi parlerò ancora meglio del suo rapporto speciale con – parolina magica – iGreco. E ci faremo ancora altre quattro risate.

Lettera firmata