Calabria 2021. Chi ha paura di De Magistris? “Continue chiamate dal Pd romano, ma di questa terra se ne sono sempre fottuti”

Più passano le settimane e più il Pd si ritrova in gravissima difficoltà per come sta gestendo la sua “politica” in Calabria. La candidatura di De Magistris ha rotto gli equilibri ventennali col centrodestra e ha messo a nudo gli interessi inconfessabili di un sistema che ammorba la Calabria fin dalla notte dei tempi e arricchisce a dismisura una classe dirigente, da destra a sinistra, che ha depredato fondi pubblici fino all’inverosimile, per com’è chiarissimo dalle stesse inchieste dell’ex magistrato.

Ieri, nella sala conferenze dell’ex Museo della Tonnara di Pizzo, insieme al sindaco di Cinquefrondi Michele Conia responsabile regionale del movimento DemA e ai coordinatori cittadini e provinciali del movimento Holmo Marino e Matteo Malerba, De Magistris ha parlato a cuore aperto di quanto sta accadendo adesso che il Pd si ritrova in piena tempesta e non riesce a vedere una via d’uscita, se non quella di sostenere lo stesso sindaco di Napoli ma senza simbolo e senza impresentabili, seguendo la via maestra dell’Emilia Romagna di Stefano Bonaccini.

Inevitabile il riferimento diretto a quanto stanno facendo i vertici romani del partito, che ormai sanno bene verso dove si stanno andando a ficcare. “Mi stanno chiamando ripetutamente da Roma – ha detto il sindaco di Napoli -, mi chiedono un passo indietro per trovare una candidatura che possa unire il fronte del centrosinistra o partecipare alle primarie, anche se mi dicono di essere una grandissima risorsa della politica. Non se ve siete mai fottuti della Calabria, ora vi siete svegliati, ma cosa vi spaventa tanto di questa rivoluzione dal basso che stiamo portando avanti? Che paura hanno i Boccia, i Letta che scendono, abbiate coraggio e se volete davvero il cambiamento. Noi non cerchiamo l’accrocchio dei partiti in forma algebrica, ma l’unità delle forze popolari“.

“Le cose di sinistra – ha concluso De Magistris – non si dicono, si fanno. Le elezioni saranno un referendum, un voto per le libertà e contro la sudditanza, per cambiare definitivamente le cose serve un’insurrezione culturale attraverso una matita; potremo sicuramente sbagliare, ma siamo persone perbene che hanno fondato la propria vita su dei valori. Siamo incorruttibili, coraggiosi contro la borghesia mafiosa e vogliamo la trasparenza per costruire un laboratorio politico da qui. Questo non è un luogo da cui scappare, ma dove vivere bene con i diritti primari, che non sono e non possono essere privilegi”.