Calabria 2021. La candidatura di “don” Irto respinta dal M5s: il Pd nazionale è pronto a stroncarla

“Hanno fatto una forzatura, a Roma lo bocciano; i 5stelle non lo vogliono”. La candidatura a presidente della Regione per il Pd di “don” Nicola Irto, primatista di preferenze dei dem in odor di ‘ndrangheta e massomafia, è già a rischio ad appena poche ore dal suo annuncio. Il fatto è che la credibilità del commissario partenopeo Graziano, che tutti ormai conoscono con il nomignolo di “Mario Merola” è davvero vicina allo zero per non parlare di quella di soggetti come Palla Palla, Mimmo “Chiu Chiu” Bevacqua, i sindaci del movimento dei “magnaccioni” e gli altri affiliati al clan di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio e dello stesso Marco Minniti, che si pone come “garante” per il suo “picciotto” Irto.

E se nello stesso Pd ci sono ampie fasce di iscritti che non vogliono assolutamente la candidatura di Irto, figuratevi all’interno del M5s, dove da mesi sanno che la figura di Irto è gravemente compromessa e può portare solo guai. Zingaretti e Franceschini, del resto, hanno detto a chiare lettere che vogliono continuare ad essere alleati dei grillini anche nelle elezioni regionali e nelle amministrative (Napoli su tutti) e dunque la voce univoca che gira in queste ore è che la candidatura di Irto verrà sonoramente bocciata.

L’orientamento del Pd in Calabria è quello di seguire le indicazioni del M5s, che saranno chiare appena finirà il can can del voto su Rousseau per la fiducia al governo Draghi. Molti boatos tuttavia riferiscono che appena possibile i pentastellati comunicheranno al Pd che se c’è la volontà di candidare Irto, possono tranquillamente correre da soli.

Nel M5s calabrese invece salgono le quotazioni per un sostegno a De Magistris e in quest’ottica molti iscritti al Pd si accoderebbero volentieri. Per sgombrare il campo da ogni equivoco, se il M5s dovesse dire al Pd nazionale che ha intenzione di sostenere De Magistris, la risposta sarebbe certamente positiva. Poi è chiaro che si ragionerebbe sull’opportunità di correre senza i simboli, com’è accaduto già in altre regioni (Emilia Romagna in primis). Ma è logico che l’obiettivo finale è quello di dare forza al polo civico di De Magistris e pazienza se qualche finto “duro e puro” non dovesse essere d’accordo. Ma la situazione è in piena evoluzione.