Calabria 2021, la deriva di Pd e M5s. I famigerati “pacchetti” (di voti) ridicolizzano tutti i “codici etici”

di Saverio Di Giorno

Avevamo pubblicato quasi immediatamente la foto di Letta con la candidata del centrosinistra da un lato e la Bruno Bossio dall’altro. Era un simbolo, un racconto di per sé. Racconta che nonostante le chiacchiere di Letta e quelle di Tansi che parlano di rinnovamenti e codici etici il Pd non riesce a sganciarsi da un modo di raccogliere voti che sicuramente non è politica e non risponde a bisogni reali. Qualche giorno fa il Fatto dava conferma del nome della Bruno Bossio nelle liste. Vale per Cosenza e come vedremo vale per il resto della Calabria e non solo per il Pd e questa campagna elettorale più di tante parole può essere raccontata per immagini.

Affidarsi a potentati locali, a uomini forti, a persone che hanno mani in pasta o ne hanno avute in decine di affari e quindi possono accedere a fondi, quindi posti e quindi promesse eterne e mai mantenute. Questo è l’unico modo che da anni destra e sinistra conoscono per rivolgersi alla gente. Tutta roba che non ha niente a che vedere con la politica, quella vera. E se ci consentite, nemmeno con le indagini. Il giustizialismo non c’entra. Le indagini ormai lo sappiamo, lasciano il tempo che trovano: o non toccano i centri giusti oppure ci arrivano con un apparato debole e che cade sotto i colpi di giudici che nel migliore dei casi sono attenti ad ogni cavillo. Le responsabilità le accertano ogni anno i cittadini, i dipendenti, lo stato stesso del nostro territorio (si pensi al mare e alle foreste) dormono in articoli ed esposti e molte volte sono raccontate prima delle indagini.

Qui si tratta di un modo di pensare il territorio, di arrivare alla gente, di stare nelle periferie e con le persone. Avete mai visto una sede di partito o un rappresentate nelle barricate, tra le case popolari o a discutere con operai e studenti? No. Eppure i voti arrivano, spesso fissi e uguali: i famigerati pacchetti. Arrivano, evidentemente per interposta persona, trainati cioè da intermediari, faccendieri, imprenditori ai quali pochi possono ribellarsi. Questo raccontano quelle foto.

Abbiamo anche scritto dei possibili futuri referenti della Lega sul territorio, imprenditori della grande distribuzione i cui dipendenti sono in condizioni assurde. https://www.iacchite.blog/calabria-2021-il-flop-di-diamante-salvini-salutaci-peppe-e-il-cognato-di-don-magorno/. Torniamo al Pd: se a Cosenza si rivolgeva alla Bruno Bossio, nel Reggino si rivolge a Sebi Romeo e Irto. E il discorso è identico. Romeo è un simbolo, non l’unico di una politica chiacchierata e in vari modi vicina a carrozzoni come Calabria Verde che hanno succhiato soldi pubblici e fondi e in cambio hanno garantito voti. http://www.iacchite.blog/gli-intrecci-e-le-parentele-pericolose-di-sebi-romeo/

Ma da questa logica non sembrano esenti ovviamente nemmeno i 5stelle. Seppure non in un incontro elettorale viene da chiedersi cosa ci fanno insieme Massimo Misiti (5s) e Ferdinando Aiello (Pd)? Insieme in quella che più fonti riferiscono essere la Leopolda, la convention renziana per eccellenza. Ferdinando Aiello non è un nome nuovo ai lettori: indagato per peculato in merito a presunte irregolarità nell’utilizzo di fondi pubblici, formalmente usati per promuovere l’immagine della Calabria al Festival dei due mondi di Spoleto e vicino al mondo della sanità privata. Secondo la procura di Salerno per lui si è mosso il pm Luberto per coprire le intercettazioni. Storie raccontate più volte.

Non è dato sapere se è una foto simbolo di qualche movimento che bolle in pentola, però quel che è certo è che, al pari delle altre, è simbolo di forze politiche che non riescono a non dialogare e avere scambi con le stesse persone. Forze politiche ben lontane da quella integrità e rigidità morale desiderata da Borsellino quando diceva che un uomo pubblico non deve solo “essere onesto, ma anche sembrare tale”.