Calabria 2021, le truffe “magiche” di Amalia Bruni: la “nicastrina” e tutti i fondi rastrellati con Regione e Asp

«Sono in Calabria – ha affermato il segretario nazionale del Pd Enrico Letta – perché sono convinto che vinceremo le elezioni regionali. Abbiamo una candidata che è un fiore all’occhiello, un’eccellenza di questa regione. Amalia Bruni è una scienziata di fama internazionale che conosce questa regione perché ci vive e lavora e sarà in grado, da presidente, di dare il meglio perché la Calabria torni ad essere centrale e esca dall’angolo nel quale purtroppo oggi è».

Letta chiede ai calabresi di riflettere e decidere bene per chi votare. «Se si vuole cambiare pagina in Calabria – argomenta – o c’è la destra che continua sulla linea dell’amministrazione di questi mesi, o c’è Amalia Bruni: altre soluzioni non ci sono. Chi sostiene la Bruni, sostiene il cambiamento, l’altra opzione è la continuità con l’amministrazione Spirlì. Siamo molto determinati, è una grande occasione per la Calabria e il Mezzogiorno. Io ringrazio Amalia perché ha deciso di mettersi in gioco, la sua credibilità è tantissima e noi siamo fiduciosi».

E’ questa la benedizione Urbi et orbi che dal balcone marechiaro il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta ha lanciato in direzione della candidata Amalia Bruni, “il grano tossico di Calabria”, ci piace ricordarlo. La Bruni è diventata per il barzellettiere d’oltralpe “un fiore all’occhiello” anche se il fiore nasce da una pianta carnivora, quella che si vuole regalare ai calabresi, impacchettata da Madame Fifì e Capu i Liuni, al secolo Enza Bruno Bossio e Nicola Adamo e con il consenso del cardinale Agazio Loiero, esponente di quella nobiltà nera papalina accriccata con il nero dei servizi segreti. Sul concetto di eccellenza ci andremmo piano per come andremmo piano sulla certezza della vittoria (a meno che non si parli di quella del centrodestra…) e del cambiamento: se le premesse ci sono tutte, Letta pensa l’impossibile e spera in un miracolo divino, ma la politica in Calabria resta sempre puttana!

Raramente cresce un fiore nel deserto ed Amalia Bruni non può sbocciare se il deserto della sanità catanzarese l’ha causato proprio lei. Per il “Codice Etico” che stanno pensando di scrivere a quattro mani, la Bruni e Tansi, entrambi sarebbero impresentabili, ognuno per le loro esperienze e per le loro connivenze, ricordiamo che il buon Carlo Tansi ha come padrino Agazio Loiero. Ormai lo sanno tutti: gli fa le torte direttamente a casa da bravo pasticciere quale è.

Amalia Bruni è un prodotto tossico da laboratorio inesistente, quello che porta la sua effigie in quella scatola vuota che si chiama Centro Regionale di Neurogenetica e spiegheremo ancora di più il perché…

E’ una sedicente cartomante sanitaria che negli anni ha promesso il miracolo della sua cura, della sua ricerca tanto da riuscire a vendere tutta la sua mercanzia di pentole, aspirapolveri ed altro, ma ha tradito coscientemente la fiducia dei calabresi che hanno conosciuto la demenza e l’Alzheimer: le sue mani sono sporche del sangue di tante morti silenziose e illuse che fanno però cassa. I soldi sono l’unico interesse per soddisfare ed ingrassare la sua vanagloria, d’altronde la Amalia Bruni non si è mai interessata della malattia e delle famiglie. Prescrive farmaci, fa solo questo, tanto poi che se ne fotte se i malati vanno a morire nelle RSA lager di Calabria.

Se Letta pensa di fare voltare pagina ai calabresi con la candidatura di Amalia Bruni sbaglia coscientemente e criminalmente, così come hanno “sbagliato” purtroppo i tanti ebrei, che non avendo altra scelta, varcavano il cancello con la scritta “Arbeit macht frei” (in tedesco Il lavoro rende liberi) e tornavano ad essere liberi solo perché arrostiti nei forni di Auschwitz: quelle morti dimenticate come le vittime dell’Alzheimer prigioniere nelle RSA lager di Calabria.

E’ giunto il momento che la candidata presidente Amalia Bruni, la scienziata, la cui “fame” è internazionale sveli il suo “segreto di Fatima”, quello che custodisce gelosamente insieme agli altri.

Spieghi ai calabresi tutti che dice di voler curare perché magari affetti da forme di demenza diffuse, lei che è l’erede del Premio Nobel Rita Levi Montalcini per sua autonoma autoproclamazione, cosa ha prodotto in termini concreti per la malattia il “suo” centro di ricerca? A cosa sono serviti i soldi che l’Asp di Catanzaro le ha lautamente riconosciuto dopo il progetto Cronos con quello che è stato definito CCM (Chronic Care Model)?

Ci spieghi pure un’altra cosa la candidata Amalia Bruni: la scoperta della “nicastrina”, sulla quale ha fondato tutto il suo sapere, il suo potere ed i suoi affari, è stata veramente una “sua” esclusiva ricerca? Dalle notizie in nostro possesso appare dubbia. Sembra che ci sia stata un’altra mente, scacciata dal gruppo di ricerca perché solo così ci si poteva impossessare del know-how e della scoperta. Il nome non lo facciamo perché la notizia sia pure di cronaca deve rispettare le persone, ma lo conosciamo bene dai documenti in nostro possesso: il tutto con buona pace della Montalcini.

Le domande meritano una risposta diretta della candidata del Pd, il “fiore all’occhiello” di Enrico Letta, perché Amalia Bruni non può sempre tacere per quel vezzo, tutto suo, di supponenza e di onnipotenza, il suo “io” autocelebrativo che non si coniuga con un criterio di verità e di trasparenza, quello che magari non troverà giustizia nel Codice Etico in produzione. In mancanza di risposte le troveremo nella mole di documenti di cui siamo venuti in possesso, quelli che se letti con attenzione aprono un mondo sconosciuto di complicità diffuse nel sottobosco della sanità calabrese, quel furto consumato sulla pelle dei cittadini di Calabria.

Anche noi come il segretario  nazionale del Pd, Enrico Letta vogliamo rompere il muro di disinteresse, ma anche quello della bugia. Per questo ricominciamo la narrazione a ritroso sui magnifici incassi della candidata Amalia Bruni e del suo baraccone di circensi che dovrebbero fare ricerca…

Il Centro Regionale di Neurogenetica, la scatola magica e vuota di Amalia Bruni, riceve i fondi di funzionamento per la ricerca, almeno così scrivono, dalla Regione Calabria in quanto inserita nel sistema sanitario e, come abbiamo già visto, dall’Asp di Catanzaro, la gallina benevola e dalle uova d’oro per la candidata alla presidenza della Calabria. Dopo il progetto Chronos si sono inventati il CCM (Chronic Care Model) che nella fase di sperimentazione è costato 155mila euro spesi in un biennio e che vedeva proprio la Bruni ed il “centro” come coordinamento scientifico. I risultati? Zero cocò al netto delle belle intenzioni e dei grandi voli pindarici riassunti in cocktail party, seminari, convegni e qualche degustazione tipica calabrese di olio autentico lametino con un parterre di “luminari” chiamati a svernare in Calabria con ricco cachet – come Marco Trabucchi autore della lettera “quando la malattia non è ancora demenza” – per la vetrina celebrativa del potere accademico. E’ stata una sperimentazione su come dividersi il “bottino” e questo i calabresi che incrociano la malattia della demenza e dell’Alzheimer lo sanno bene, la storia è sempre ferma all’anno zero mentre i soldi scorrono!

Le voci di spesa del bottino da 155mila euro sono i “costi del personale” e quello per “beni e servizi”. Sono equamente distribuite le somme fra i diversi attori della “sperimentazione”: UO 1 (Distretto sociosanitario di Catanzaro Lido), UO 2 Centro Regionale di Neurogenetica, UO 3 (Associazione Geriatri Extraospedalieri), UO 4 Associazione Italiana di Psicogeriatria sezione Calabria e l’UO 5 O.R.S.A.C. e, qui si apre il capitolo delle complicità e delle connivenze di cassa nell’Asp di Catanzaro, troveremo nella narrazione gli “attori” della spartizione, quelli che sono passati alle cronache anche per altre vicende, diciamo giudiziarie fatte sempre di ruberie e truffe ai danni dei calabresi, quelli ammalati!

Se le parole si prestano ad essere confuse, addomesticate ed ingigantite pure non avendo un valore autentico, i numeri no, proprio perché freddi. Le tabelle che pubblichiamo ci danno la somma di come il bottino sia stato spartito, fra spese per il personale, acquisto di beni e servizi, consulenze informatiche (la parola magica che tanto piace anche a Enza Bruno Bossio), il Centro Regionale di Neurogenetica recita la sua parte per una produzione scientifica dedicata allo sviluppo di una piattaforma integrata di scambio dati utilizzabile da tutto l’ambito afferente all’Asp di Catanzaro.

Il resto viene distribuito come briciole per gli affamati della truffa, i piccoli attori che erano al momento innamorati della scienza e della dialettica di Amalia Bruni. Volutamente ci fermiamo qui, lasciando aperte alcune domande su progetti mai attivati che ritorneranno nuovamente nella narrazione, una specie di traccia autentica del delitto, dove pesano gli innamoramenti improvvisi ed i divorzi traumatici che sono la misura del personaggio Amalia Bruni, la scienziata tutta d’un pezzo innamorata del denaro ed assetata di potere.

Ma la storia continua, così il 6 settembre 2010 con delibera 582, la giunta regionale guidata da Giuseppe Scopelliti approva gli “Obiettivi del P.N.S. – Approvazione linee progettuali anno 2010” recependo le indicazione della Conferenza Stato-Regioni dell’8 luglio 2010 per la strutturazione di un piano di assistenza ai pazienti affetti da demenza.

Gli obiettivi si ripetono in parte e sono la ragione autentica di come si consuma una truffa e di come si spartisce il bottino, in buona sostanza recitano:

  • Potenziare i centri UVA e trasformare in Centri per le Demenze;
  • Costruire una rete assistenziale;
  • Realizzare o potenziare i percorsi assistenziali domiciliari;
  • Formare e addestrare le professionalità;
  • Implementare sistemi informatici coerenti;
  • Realizzare o potenziare i centri dove seguire le forme familiari della Malattia di Alzheimer.

Appare utile ricordare che fra le finalità e gli obiettivi previsti dal CCM (Chronic Care Model), il progetto sperimentale da 155mila euro, venivano indicate alcune criticità, come riportiamo testualmente: “Fra le principali criticità che occorrerà prendere in considerazione nel contesto di realizzazione del progetto sono da individuarsi la carente integrazione socio-sanitaria, la carente integrazione dei servizi socio-sanitari con le associazioni dei familiari, la carenza di professionalizzazione del MMG ma anche degli specialisti del settore, la carenza di piani Alzheimer regionali e, dunque, di percorsi e forme di assistenza avviati già strutturati (centri diurni, nuclei Alzheimer, ecc.)”.  Siamo alla duplicazione non dei pani e dei pesci, ma a quella dei truffatori, che moltiplicano riproponendo obiettivi mai raggiunti e pagati dai calabresi, solo per continuare a raschiare il barile spartendosi nelle proprie tasche i fondi del sistema sanitario regionale.

Madame Bruni, da non confondere con la sua omonima Carlà, l’ex premiere dame di Francia, alza le antenne, rassetta le tasche e continua nel suo percorso di studi e di ricerca: su come fottere i calabresi!

Tutti accorrono alla corte della Madonna pellegrina di Lamezia, il grano tossico di Calabria, perché bisogna soddisfare le sue necessità circensi nascoste sotto il tendone del Centro Regionale di Neurogenetica, in virtù della sua vocazione autentica e delle sue capacità divinatorie di cura, un qualcosa che dal mistico diventa satanico.

Ecco che in grande pompa magna fra uno stuolo di cortigiani dal camice bianco, indegnamente portato, nasce il “piano delle demenze dell’Asp di Catanzaro”, voluto dal Direttore Generale dell’epoca Gerardo Mancuso, che l’approva con delibera n. 2115 del 06 agosto 2012. Altro giro, altra corsa, la truffa si rigenera!

Le linee strategiche su cui si fonda il piano delle demenze erano:

  1. Formazione permanente;
  2. Trasformazione delle UVA in Centri di valutazione per le Demenze: centri di valutazione per le Demenze (spoke) e Centro Regionale di Neurogenetica (Hub);
  3. Creazione di Centri Diurni e di Nuclei Demenza temporanei all’interno di RSA;
  4. Creazione di un sistema informativo per la messa in rete;
  5. Valorizzazione del Volontariato;

Se già il titolo è un programma – “Piano delle demenze dell’Asp di Catanzaro” -, anche gli obiettivi previsti altro non sono che l’ennesima ruberia per un qualcosa nei fatti mai nato, tanto che oggi la Calabria ed il territorio dell’Asp di Catanzaro sono l’esempio più negativo nella cura delle demenze, rispetto ad un piano che non c’è, che volutamente disconosce la demenza ed in particolare l’Alzheimer, ma che è servito ad ingrassare i compari dei compari, che adesso meritano l’onore della narrazione.

Abbiamo più volte affermato che nell’Asp di Catanzaro, quella che è al servizio della truffa di Amalia Bruni e del suo Centro Regionale di Neurogenetica, le complicità sono diffuse e per certi versi inamovibili. Nel tempo tanti sono stati i  “fedeli” della premiere dame di Calabria Amalia Bruni e tanti sono diventati i suoi “detrattori”, non perché folgorati sulla via della legalità, ma per una ostilità sopravvenuta sulla spartizione del bottino, o meglio sulle percentuali da assegnarsi. Sta tutta qui la ragione, quella che si conta in monete.

Magico è stato il triangolo in affari che ha garantito Amalia Bruni nell’Asp di Catanzaro. Ma c’è da tenere presente che altri “ascari” ben strutturati puntellavano i suoi bisogni all’interno dell’assessorato alla Sanità, poi denominato Dipartimento alla Salute, loschi figuri evergreen che troveremo nel prosieguo della narrazione. Le ruberie sul progetto Chronos e CCM a cui sono seguite altre donazioni ben più cospicue hanno visto la presenza diretta e connivente di alcune figure apicali dell’Asp catanzarese innamorati del business e della scienziata Bruni.

C’erano in forma monolitica il dottore Maurizio Rocca, al tempo direttore del distretto sociosanitario di Catanzaro Lido, il dottore Pietro Gareri, geriatra dell’Asp di Catanzaro e la pletora di altri figuri, quelli che c’erano e ci sono ancora oggi sempre in posti chiave, nonostante il medagliere imposto dalla Procura di Nicola Gratteri e la rigenerazione etica mancata del commissariamento per mafia dell’Asp di Catanzaro.

Il fattore umano è sempre l’anello debole nelle relazioni di Amalia Bruni, visto che cambia repentinamente gli affetti professionali e le alleanze, passando da destra a sinistra, solo per mantenere intatto il suo centro di potere. Molti eccellenti diventano poco rilevanti come è avvenuto proprio con il dott. Gareri, ridimensionato nel suo percorso dove anche l’Università di Catanzaro, la Magna Graecia, è diventata col tempo nemica della scienziata lametina, in una guerra di posizione capace di disconoscere il dettato del famoso GOIP-demenze che è la radice e la genesi della nascita del Centro Regionale di Neurogenetica. Il motivo non è dato sapere sempre per il codice di segretezza della Mata Hari, grano tossico di Calabria.

Politica e sanità sono i punti di forza di Amalia Bruni, non ci crede nessuno al suo sventolato valore civico perché è un’altra bugia sonora e smentibile. Ecco perché fu proprio Gerardo Mancuso a facilitarla con l’adozione del piano delle demenze dell’Asp di Catanzaro, anche lui attinto nell’indagine Quinta Bolgia insieme a Giuseppe Perri in qualità di direttore generale dell’Asp ed altri funzionari, che in un metodo di monopolizzazione di stampo mafioso avevano alterato le gare interne e gli affidi, lasciando campo libero alla criminalità locale nella gestione dell’Ospedale cittadino di Lamezia Terme. Di questo ci occuperemo nel seguito ampiamente perché tocca da vicino il regno ed il territorio di Amalia Bruni e le sue coperture politiche, massoniche ed anche togate.