Calabria. Parliamoci chiaro: il tenero Boccia, ritratto di un “venduto” perfetto

Francesco Boccia ci aveva fatto due maroni così per mesi ed era persino sceso in Calabria per dirci che non c’era candidato migliore di… Nicola Irto. Poi, dopo qualche settimana, folgorato sulla via di Bisceglie, si era messo a perorare la causa della compaesana Maria Antonietta Ventura, figlia di un potentissimo imprenditore legato a doppio filo ai poteri forti della mafia e dello stato deviato. A tal punto che avevamo scritto che se fossimo stati nella Ventura o più verosimilmente nei panni del padre, visti gli esiti avuti con Irto, ci saremmo toccati le parti basse. E infatti è andata proprio così: poco prima che cominciasse la partita dell’Italia contro il Belgio agli Europei del 2021, la Ventura se n’è tornata a casa dopo aver appreso della seconda (!!!) interdittiva antimafia ai danni dell’azienda di famiglia.

Boccia ovviamente non s’è dato per vinto e così, dopo gli scivoloni di Irto e della Ventura s’è dato da fare come non mai per presentare la candidata… definitiva ovvero la scienziata… delle truffe Amalia Bruni, famosa per aver rastrellato milioni e milioni di euro senza fare nulla con progetti fantasma utili solo alle sue tasche e a quelle dei suoi familiari. Speculando senza vergogna sui malati di Alzheimer e di demenza senile. Tradotto in soldoni: la Bruni sta alla ricerca come Madame Fifì sta all’informatica, Capu i Liuni alla corruzione, Franz Caruso (il prescelto per perdere alle elezioni comunali a Cosenza) alla massoneria deviata e Boccia al trasversalismo corrotto. Tutto chiaro?

Boccia si era fatto addirittura nominare commissario del Pd a Cosenza, pensa tu, nel feudo di Capu i Liuni e Madame Fifì ovvero la feccia della politica non solo calabrese ma mondiale. Del resto, Dio li fa e poi li accoppia e infatti hanno fatto i salti mortali per “facilitare” il lavoro del centrodestra perché oramai anche i bambini avevano capito che Boccia era sceso in campo con un solo obiettivo: far perdere De Magistris e far vincere Occhiuto alla Regione Calabria “prendendosi” il Comune di Cosenza.

Oggi invece scopriamo che Boccia è sceso fino a Vibo Valentia per dirci – udite udite – con la sua boccuccia fresca di rosa che… Occhiuto è il nemico del Mezzogiorno per la storia dell’autonomia differenziata. Roba da prenderlo a calci in culo da Vibo fino allo Stretto.  

Finanche Mago Spirlì – ed è quanto dire – lo aveva sbertucciato pesantemente con poche ma efficaci righe che ci restituiscono l’immagine di un “venduto” perfetto.

Francesco Boccia mi fa tenerezza. Mi piace considerarlo un amico, per poter essere tenero nel giudizio: è stato un pessimo ministro; trasparente, direi, per tonalità di colore. Nel timido pallido rossore di un partito in via di scolorimento, Boccia rappresenta, politicamente, la piccola presenza grigio-democristiana con mancanza affettiva di Andreotti. Dopo aver comprato un vecchio telaio in disarmo, ha ‘piccato’ di voler diventare tessitore, non avendone la manualità. In Calabria lascia pessimi ricordi: dall’impugnativa storica in poi. Oggi, sceglie di continuare a perdere: lotte, battaglie, tempo. Spreca uomini ed energie. Meglio farebbe ad allevare silenzi e coltivare pazienze. Anche per autopietà: quel regalo che, a volte, salva vite, a volte, carriere. #senzarancori”.

Insomma, se anche Spirlì è riuscito a prenderlo per il culo siamo messi veramente molto male. Anche perché in quei mesi del tutto inutili abbiamo assistito disincantati a una farsa il cui risultato finale era già scritto: il patto di potere era già scritto e Boccia è stato il punching ball ideale, oseremmo dire calato dall’alto sì ma come una manna dal cielo. Perché ci sono venduti che si credono anche intelligenti e questo francamente non è sopportabile. E visto che il claim scelto (e poi abortito) da questi impresentabili è stato addirittura “parliamoci chiaro”, che detto da loro fa veramente sorridere, vuol dire che parleremo anche oggi a distanza di anni chiaro e forte anzi fortissimo per urlare quella verità che è sotto gli occhi di tutti e che qualcuno vorrebbe interpretare “ara ‘mmersa” come diciamo a Cosenza.