Calabria corrotta, la longa manus degli Straface(‘s) anche all’Arcea?

CODACONS: I CONCORSI FANTASMA DELLA REGIONE CALABRIA

Esposto in Procura per le irregolarità nel bando per le assunzioni all’Arcea
Diffida del Codacons affinchè siano restituiti 70mila euro ai partecipanti

Lo scorso mese di agosto la Regione Calabria ha “bandito” un concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura a tempo indeterminato di 12 posti presso l’Agenzia della Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura (ARCEA).
Com’è naturale, giungono oltre 3mila domande.

Domande che hanno portato nelle casse regionali 70mila euro, somme richieste a titolo di tassa d’iscrizione, indispensabile per poter rincorrere il sogno chiamato concorso pubblico.
Neppure il tempo di pubblicare il bando ed ecco subito la revoca.
Ed infatti, a conferma di provvedimenti assunti in “allegria”, ecco che con Decreto nr. 251 del 17 ottobre 2018, viene revocato quel sogno chiamato concorso.
Purtroppo i versamenti relativi alla tassa per partecipare al concorso non sono stati ancora rimborsati.
Per questo motivo abbiamo diffidato la Regione Calabria – sostiene Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons – a provvedere all’immediata restituzione di tutte le somme incamerate, affinchè non siano i disoccupati calabresi a pagare le cavolate di bandi realizzati “ad mentula canis”.

Da quanto appreso nelle ultime ore, sembrerebbe sia stato dato il “nulla osta” alla restituzione delle tasse d’iscrizione. Di certo restituire circa 70mila euro non è un giochino e vorremmo tanto sapere chi sopporterà le spese per una selezione poi revocata.
Una responsabilità amministrativa e contabile su cui confidiamo la Corte dei Conti avrà tempo per indagare.

Tuttavia un ulteriore aspetto ci viene suggerito.
Si narra che si sia giunti ad annullare il bando per prorogare alcuni “fortunati” in possesso di un contratto a tempo determinato.
Eppure, se tali “vocine” si rivelassero fondate, si tratterebbe di un ennesimo svarione, atteso che un contratto a termine può essere rinnovato solamente in presenza di rigide condizioni che, per inciso, non ricorrerebbero nella fattispecie in esame.
Ma c’è di più.
A mezza bocca ci viene riferito, infatti, che tra gli stra-fortunati che si son visti rinnovare il contratto a tempo determinato, vi sia lo stesso identico cognome salito alla ribalta per il concorsone truccato delle Ferrovie della Calabria … quando si dice la sorte… In particolare si narra che tra gli stra-fortunati che hanno beneficiato della revoca del concorso vi sia la signora (o signorina) Francesca Straface, figlia di Leonardo, assessore in quota Palla Palla al comune di San Giovanni in Fiore e sorella di Salvatore, fresco assunto alle Ferrovie della Calabria perché “figlioccio” del governatore. Ma di questo avrà modo di occuparsene l’Ufficio di Procura.

Fin qui la coraggiosa denuncia del Codacons, che ormai in perfetta solitudine combatte le battaglie dei cittadini contro i soprusi e gli abusi di questa classe politica corrotta fino al midollo.

Avete presente Cetto Laqualunque, lo straordinario personaggio di Antonio Albanese che incarna alla perfezione il prototipo del politico mafioso e corrotto che sguazza da decenni in Calabria, con tanto di pistola nella cintola, senza che mai i suoi compari magistrati gli mettano le manette? In uno dei tanti sketch di Albanese, Cetto ordina ai suoi scagnozzi di impiegare i figli dei suoi “affiliati” e accoppia a ognuno dei raccomandati un mestiere. Se è poco dotato gli fa fare il “giornalista”, magari a LaC, il ricettacolo degli affaristi; se non sa leggere e scrivere, ovviamente il forestale o il guardacaccia. Se sa fare le punture all’ospedale o in qualche Azienda Sanitaria al soldo dei potenti. E se gli piacciono i motori? Non c’è dubbio: l’autista alle Ferrovie della Calabria. Tutto è nato dallo sfogo sacrosanto di uno dei candidati esclusi contro il “raccomandato” di spicco di questa farsa che è addirittura il figlioccio del governatore della Calabria, figlio a sua volta di un suo storico tirapiedi che recentemente è stato nominato in maniera rocambolesca assessore al Comune di San Giovanni in Fiore, ovvero il paese di nascita di Mario Oliverio alias Palla Palla. Questo bamboccione, di nome Salvatore Straface, ha preso la patente per la guida dei pullman addirittura pochi giorni prima del concorso e per farlo passare i suoi “protettori” hanno dato vita ad una sceneggiata che prima Iacchite’ e poi anche Le Iene hanno reso pubblica in tutta la sua meschinità. A San Giovanni in Fiore, poi, da quando abbiamo pubblicato la notizia, si è scatenato il finimondo. In molti ci hanno scritto che la farsa delle dimissioni del sindaco Pino Belcastro alias Tuttappostu era funzionale soltanto a fare entrare Leonardo Straface – il padre del raccomandato appunto – prima in Consiglio e poi in giunta da assessore. E che il figlio Salvatore aveva già rapporti con le Ferrovie della Calabria in quanto ha ottenuto un incarico per la pulizia delle carrozze d’epoca. Ed è appena il caso di ricordare che Leonardo Straface è impiegato Anas in quota Palla Palla mentre la moglie, amministrativa nel settore scolastico, lavora tranquillamente a San Giovanni anche se dovrebbe prestare servizio a Cosenza.

Qualche settimana fa vi avevamo preannunciato che stavamo indagando per capire quale “posto” sarebbe toccato alla figlia di Straface, tale Francesca, che aveva già insegnato in alcuni corsi tenuti poco tempo fa per conto della Regione e che aveva un contratto a tempo in uno dei carrozzoni di Palla Palla. Oggi, grazie al Codacons, abbiamo capito che l’obiettivo è farla entrare nei generosi ranghi dell’agricoltura… Insomma, siamo davvero in presenza di una famiglia “benedetta” dal potere – gli Straface’s come già li chiamano a San Giovanni in Fiore – e finalmente c’è qualcuno che si indigna, che denuncia e che ci manda anche le fotografie di questi papponi senza pudore e ritegno che festeggiano alla faccia di chi si fa un mazzo così per campare.