Calabria corrotta, Lupacchini e quella verità lapalissiana

Se qualche cronista si aspettava la conferma da parte di Lupacchini dell’esistenza di una faida tra magistrati vuol dire che mal conosce il proprio mestiere. Così come poco conosce la storia. Basta guardare alla vicenda umana di monsieur Jacques II de Chabannes de La Palice per meglio comprendere il senso delle parole di Lupacchini. E del perché nega ciò che tutti vedono.

A margine della conferenza stampa di questa mattina a seguito dell’operazione della procura di Paola condotta dal dottor Pierpaolo Bruni che ha portato all’arresto del sindaco di Guardia Piemontese, il dottor Lupacchini, procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro, ha precisato, dopo aver letto un nostro articolo dal titolo: “Cosenza corrotta, continua la faida tra magistrati nel silenzio di Gratteri” (http://www.iacchite.com/cosenza-corrotta-continua-la-faida-tra-magistrati-nel-silenzio-di-gratteri/), alcune cose.

Dice Lupacchini: “Non c’è alcun asse tra me e i due procuratori Facciolla e Bruni contro un altro procuratore di Cosenza e un procuratore aggiunto della zona (chiaro riferimento al procuratore capo Mario Spagnuolo e al procuratore aggiunto della Dda Vincenzo Luberto, da noi menzionati nell’articolo). E aggiunge: “Non c’è nulla di tutto questo perché cerco di mantenere un profilo istituzionale alto, poi c’è qualcuno che si fida del procuratore generale e c’è chi vede il procuratore generale come un nemico, ma io non sono il nemico di nessuno. Anzi io sono il garante delle regole e le farò rispettare anche se significherà lottare con una mano legata e l’altra libera. E poi se partecipo alle conferenze stampa di Bruni e Facciolla è solo perché mi invitano, invito che non è mai arrivato né da Cosenza né dalla Dda d Catanzaro”.

Sono proprie le parole dello stesso procuratore generale a sottolineare la verità lapalissiana di questa vicenda. E’ talmente evidente e sotto gli occhi di tutti la faida tra i magistrati che nasconderla, o peggio negarla, diventa la conferma della sua esistenza. E Lupacchini è costretto a negare, non solo per il ruolo che ricopre, ma soprattutto per non incorrere nell’ovvietà di dover esternare una verità che conoscono tutti e la cui esposizione lo avrebbe di sicuro reso, agli occhi dei cronisti che ben conoscono i fatti, ridicolo. Come se avesse detto: cari giornalisti, lo sapete che l’acqua è bagnata? Avrebbe di sicuro suscitato l’ilarità dei presenti. Così come suscitò ilarità l’epitaffio dedicato dalla soldataglia che seguiva Jacques Chabannes signore de La Palice durante l’assedio di Pavia dove trovò la morte: “se non fosse morto, sarebbe ancora in vita (storia del refuso a parte)”. Una frase di una ovvietà sconcertante.

Allo stesso modo di com’è evidente a tutti la faida tra magistrati, talmente evidente che non serve neanche dirlo. Non c’è bisogno, ad esempio, di dire il ghiaccio è freddo. Lo sanno tutti.

Infatti a conclusione del suo intervento, e a conferma della volontà di Lupacchini di usare questo metodo per salvare capre e cavoli, oltre che ad evidenziare la sua propensione all’ironia, dice: “io sono il garante delle regole e le farò rispettare anche se significherà lottare con una mano legata e l’altra libera”.

Ma se non c’è nessuna guerra tra i magistrati, allora, chi è che lega le mani a Lupacchini costringendolo, per far rispettare le regole, addirittura a lottare?