Calabria, Dipartimento Salute: tempo di epurazioni. Il gran casino (irrisolto) del sistema informatico

Il tempo restituisce la verità e smaschera i finti profeti mettendo a nudo le incompiute storiche e croniche del sistema, tutto quello che sfugge all’occhio umano perché sepolto dal magma della complicità, dell’inefficienza e della corruzione che è da sempre la costante del sistema sanitario della regione Calabria.

Questa è la Calabria che non ti aspetti: il pianeta delle scimmie bislacche e delle fate ignoranti(ssime). E’ l’universo-cosmo al terzo piano della Cittadella regionale, il Dipartimento alla Salute, dove i corridoi sono il presidio dei boss della sanità regionale – avvoltoi, strozzini e preti inquinati -, magari a braccetto con i colletti bianchi. Ma è anche l’approdo garantito, con tanto di promozione, dei boicottatori seriali del sistema sanità e degli ex crociati, sommersi e riaffiorati, del fantastico cerchio di Peppe Dj. La storia ritorna sempre e alcune volte diventa vittima delle verifiche.

Così mentre l’ultima verifica del Tavolo Adduce – in attesa di quella di Luglio – si è chiusa con poca luce, si registrano il miglioramento dei dati finanziari solo grazie al Covid, ed una serie infinita di coni d’ombra, dietro i quali si nascondono le incapacità dei manovratori, ma soprattutto le complicità, diciamo pure istituzionalizzate, che sono alla base della bancarotta pilotata della sanità calabrese.

Il piano di riserva adottato da Occhiuto per ristrutturare in termini funzionali il Dipartimento alla Salute, che ha incasellato al massimo livello Jole Fantozzi, scelta solo perché legata al professore dell’Università di Roma Tor Vergata molto vicino ai vertici pentastellati e tutto sommato gradita anche ai Cinghiali di Cosenza (ché con il M5s calabrese hanno un feeling tutto particolare, da Morra e Laura Ferrara in poi), non ha prodotto risultati e non se ne immaginano altri a breve scadenza.

La sanità calabrese resta inchiodata al palo, ostaggio dei soliti avvoltoi e dei loro complici dal colletto bianco distribuiti nei punti nevralgici del governo regionale, tanto che appaiono stonate e fuori contesto le dichiarazioni di giubilo lanciate dal presidente Occhiuto, a margine della verifica incassata dal Tavolo Adduce nello scorso mese di maggio: «(…) Abbiamo ottenuto ottimi risultati, e se oggi abbiamo a disposizione ulteriori risorse per la nostra sanità, lo dobbiamo a due importanti fatti. Abbiamo risposto in modo puntuale alle sollecitazioni fatte dal Tavolo Adduce negli ultimi anni, alle quali nessuno aveva dato risposta; abbiamo cominciato a mettere ordine nei conti delle aziende sanitarie provinciali e nei bilanci del sistema sanitario regionale. Resta ancora da accertare il debito sanitario. Ma anche su questa partita abbiamo già cominciato ad operare, costruendo i gruppi di lavoro che, in collaborazione con la Guardia di Finanza, faranno la ricognizione entro il 31 dicembre di quest’anno…».

Se nessuno crede ai proclami di Occhiuto, ancora meno sembra crederci il Mef, visto che fra le prescrizioni dell’ultima verifica del Tavolo Adduce, la Calabria è messa all’indice per uno dei suoi mali storici: le inefficienze dell’infrastruttura informatica che dovrebbe uniformare e gestire tutto il settore sanitario, il SISR. E’ la trasmissione dei dati uno dei motivi per cui la Calabria è fra le poche regioni che non è riuscita ad uscire dal commissariamento della sanità. Sono stati spesi negli anni svariati milioni di euro per l’informatizzazione del sistema ed il risultato è sempre in deficit, una piattaforma che opera e lavora a macchia di leopardo.

Eppure ufficialmente la Regione Calabria ha il suo sistema, la piattaforma informatica centrale, data per collaudata ed entrata in funzione già nel 2014, però mai a regime realmente, servita solo per drenare un fiume di milioni, offrendo un risultato osceno e per molti versi pericoloso sotto l’aspetto della gestione sanitaria. Il contratto originario di 13,4 milioni di euro sottoscritto con Exprivia SpA scaduto il 31 dicembre 2018, è stato rinnovato per un importo di 22,4 milioni di euro ad un Rti dove è sempre presente Exprivia SpA, insieme a Kpmg Advisory, che da sempre siede alla pappatoia del commissariamento della sanità calabrese, oltre che al Tavolo Adduce, e che il presidente Occhiuto sventola ancora come possibile advisor d’emergenza cui affidare la verifica del mancato funzionamento del SISR. La regola è sempre la stessa: al tavolo dei ladri, controlla sempre il ladro!

Che la stagione del buon vento sia finita, lo certifica il clima di nervosismo che intacca le stanze dei flussi alla Cittadella regionale, dove i cazzotti sono il confronto e la verifica. D’altronde è sfacciatamente vero che la confusione nella gestione dei flussi, il numero ed il tipo delle prestazioni erogate ai cittadini è il vero problema, quello che incrocia l’operato del dott. Giuseppe Andrea De Biase – protetto e raccomandato da Lady Pompea Bernardi – e del suo dirigente, la zia Enza Ruberto. I rilievi mossi parlano senza possibilità di errore di flussi sottostimati, incompleti o mai comunicati, che causano anche un minore trasferimento di risorse statali ad una sanità regionale, incapace di soddisfare la reale domanda dei cittadini, ma contestualmente incapace di generare un effettivo cambiamento.

Il palazzo tace. La politica fa piedino alla cupola romana che tifa per la bancarotta sanitaria in Calabria e molti colletti bianchi, inquinati di complicità ed incapacità realizzano di essere pronti come vittime sulla graticola delle verifiche ministeriali. E’ finito il tempo delle giustificazioni, se le parole di Occhiuto sono vere ed hanno un seguito.

La campanella dell’ultimo giro è suonata per Andrea De Biase e per Enza Ruberto che hanno pronte le valigie per un trasferimento che se non attuato dal commissario/presidente Occhiuto, avverrà quando il bubbone, il famoso pacco bomba, sarà deflagrato. La miccia è accesa, come abbiamo avuto modo di affermare e molti soffiano su una combustione più veloce, non per amore nei confronti delle sorti dei calabresi, ma solo e soltanto per scindere le loro responsabilità da quelle organiche e ramificate che vegetano al terzo piano della Cittadella regionale.

Il primo a mettere le mani avanti nel distinguo di eventuali responsabilità potenzialmente anche di ordine penale per il mancato funzionamento del SISR è stato Francesco Procopio, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio. La nota partita all’indirizzo del dg del Dipartimento alla Salute, Jole Fantozzi ed al responsabile del SISR, Enza Ruberto a firma di Francesco Procopio è un netto distinguo in termini di responsabilità, uno spartiacque ed una chiamata alle singole responsabilità: «(…) l’impossibilità ad accedere alla piattaforma e la non conoscenza della cause e dei tempi di risoluzione del problema che impatta sul protocollo aziendale, dove giacciono da giorni e non gestibili, diverse centinaia di Pec, il cui contenuto non processato espone a responsabilità questa Azienda e la sua Direzione generale.».

La situazione non è migliore nelle altre aziende ospedaliere e nelle Asp della Calabria, ma vige a differenza la regola del silenzio, nessuno commenta e tutti continuano nel percorso di connivenza con un sistema ormai allo sbando, perché chiuso nel perimetro di alcuni singoli e nel fiume infinito di soldi che vengono drenati dalle tasche dei calabresi. Questa è la Calabria che non ti aspetti, dove fra le macerie si promuovono gli incapaci con la patente, giusto per rispondere alla logica di famiglia ed alle raccomandazioni di Lady Pompea, questo è il risultato e l’eredità della missione di Giuseppe Andrea De Biase.

Tutto sembra sfuggire al controllo dalla politica, alla rivoluzione del commissario/presidente Roberto Occhiuto che continua nella sua idiozia comunicativa; alle ‘ndrine acquattate nel Consiglio regionale; ad un’opposizione stracciona nel metodo ed ai competenti, il presidente della commissione sanità, il medico Michele Comito ed alla regina delle opposizioni, la “scienziata” della nicastrina Amalia Bruni, meglio conosciuta come Lady truffa.

Il suo silenzio, quello di Amalia Bruni, ci conferma che su determinati argomenti la regola non scritta vince sempre. Non c’è maggioranza e opposizione sono tutti schierati a difesa del profitto, quello sotterraneo e diffuso. D’altronde la scienziata della nicastrina, dopo aver appeso al chiodo camice e vetrini è stata dimenticata dal mondo della ricerca internazionale, quasi a voler sottolineare, come abbiamo sempre sostenuto, che la sua è stata tutta una truffa. Uno sporco affare fatto di denaro illecitamente incassato sulla malattia di Alzheimer e sulle demenze, usando come collettore il suo centro criminale, il Centro Regionale di Neurogenetica, finalmente ai titoli di coda. Di determinati argomenti Lady truffa, Amalia Bruni non può parlare, rischia di mettersi con la guêpière al vento, tanto da dover spiegare che lei ha organizzato la prima truffa su una fantomatica piattaforma integrata, denominata CCM (Cronic Care Model) che doveva nascere nell’ambito dell’Asp di Catanzaro, peraltro oggetto dell’indagine della procura di Nicola Gratteri, quella denominata “Stop and go”, che ha fruttato alle sue casse e dei suoi complici, quelli dell’ARN (Associazione per la Ricerca Neurogenetica ONLUS) la modesta cifra di circa 750 mila euro. Tacere appare la migliore soluzione.

http://www.iacchite.blog/calabria-2021-stop-and-go-amalia-bruni-e-il-progetto-fantasma-da-1-milione-e-mezzo-di-euro-in-due-anni/

Una cosa l’abbiamo capita ed è diventata patrimonio della Calabria: che il silenzio è il migliore alleato della massomafia sanitaria che deve consumare la bancarotta, cancellando definitivamente il diritto alla salute dei calabresi. E’ per questo che il nostro viaggio nel pianeta delle scimmie e delle fate ignorantissime continua. Sveleremo altri particolari che incrociano le resurrezioni, fiutando il denaro e la polvere dei grembiulini.