Calabria e sfruttamento del lavoro: l’inchiesta de La Base e tutte le domande senza risposta

di Saverio Di Giorno

Il consumo di antidepressivi in Calabria aumenta. Sulle coste ultimamente si registrano suicidi di persone giovani, ma evidentemente in trappole di disperazione. I pullman, velieri della terra partono sempre più carichi di giovani e meno giovani, mentre altri velieri, pullman sgangherati del mare (altro che taxi!) portano altri ragazzi sulle coste. C’è una logica comune che lega queste vite. Ecco perché si può lottare contemporaneamente per difendere il diritto dei calabresi a restare e quello dei profughi a viaggiare ed arrivare. Le due libertà non sono confliggenti. Nessuna libertà lo è. Più persone sono libere, più ognuno è libero. È una strana proprietà matematica quella della libertà.

La discussione online ha visto protagonista Vittoria Morrone, attivista de La Base. Il tutto è partito dall’inchiesta che l’organizzazione sta conducendo sul campo. Un’inchiesta partita da un’idea molto semplice: rispondere agli annunci di lavoro sul territorio calabrese e capire le condizioni.

Qui la discussione completa à https://www.youtube.com/watch?v=pT8PjejnsKk

Le risposte? La stragrande maggioranza delle offerte si aggira tre i 2,5 e 3 euro l’ora. Questo offre una buona parte dei datori di lavoro calabresi. Alle offerte imbarazzanti, poi si aggiungono i racconti di chi ha deciso di aiutare in questa inchiesta e ha raccontato storie: abbigliamenti succinti, trattamenti indecorosi, disponibilità h24 e in qualsiasi giorno della settimana. A dir la verità nulla di nuovo se non che ora c’è anche la quantità di storie e segnalazioni che da mesi si aggiungono. Nulla di nuovo per chi ogni estate racconta di decine di episodi simili. Completamente sconvolgente per chi abita solo i salotti televisivi e proviene da carriere privilegiate, ma parla di contesti che non conosce.

L’inchiesta de La Base aggiunge però qualche elemento di novità. Innanzitutto, la vecchia risposta di Checco Zalone “voglio fare il posto fisso”, in Calabria regge fino ad un certo punto e lo sanno bene i tirocinanti e altre categorie pubbliche continuamente precarie e sfruttate. Nemmeno la formazione e le competenze sono un buon ombrello. Le storie che arrivano riguardano tanto lavori stagionali o “di cantiere”, quanto lavori più specializzati (infermieri, farmacisti, ingegneri). Questo dovrebbe essere ben chiaro a chi parla a destra e a manca di meritocrazia senza prima garantire uguali condizioni di partenza.

L’effetto sarà solo quello di aumentare ansia da prestazioni, continue gare di voti alla laurea e di conseguenza più suicidi e aumento di psicofarmaci. E le statistiche nere del tirreno cosentino degli ultimi anni e delle ultime settimane hanno visto alzare la loro asticella di morte.

Ma allora viene da chiedersi: tutte queste storie perché invece di raccontarle non si denunciano? Tante le risposte che dà Vittoria Morrone. Innanzitutto, l’ispettorato del lavoro è in carenza di personale, poi fare una denuncia significa avere il coraggio e la possibilità di sopportare tutto l’iter processuale. E se si viene a sapere vieni anche sbattuto fuori e dove trovi poi un’alternativa? Ammesso che l’alternativa sia diversa. Infine, aggiunge una considerazione amara: “Non siamo mai stati contattati da nessuno, ispettorato, guardia di finanza, nessuno. E se non contattano noi, che speranza può avere un cittadino da solo?”

Perché, in effetti, in Calabria c’è anche l’altro aspetto. La connivenza e la complicità tra imprenditori e controllori. Tra autorità politiche e imprenditori (quando non coincidono direttamente). Posso denunciare il proprietario del ristorante se lui offre la cena ai vigili che hanno parcheggiato nel posto dei disabili? Posso denunciare il proprietario della clinica se la sera va a cena con il magistrato? No, non posso. Anche perché magari sono stato assunto su segnalazione del sindaco a cui ho promesso il voto. “Ecco perché il reddito di cittadinanza è divenuto un’arma: perché dà la possibilità di rifiutare, di non essere ingabbiati dal bisogno”.

E mentre Vittoria sciorina storie, situazioni, analisi e si aggiungono le reaction arrabbiate (solo quelle) poi dice “domani saremo a manifestare contro la passerella della Meloni a Cutro”.

Ma come? Ci hanno sempre detto che se arrivano persone oltremare le nostre condizioni lavorative peggiorano e noi saremo costretti ad andare oltralpe!? Come se la Calabria e l’Italia fosse un macabro quaderno contabile di anime per cui per ognuna che si aggiunge occorre un tributo di sangue altrove. Chi racconta di questa divisione di disperazioni non ha mai lottato davvero per alleviare nemmeno la prima. Anzi ha promosso privatizzazioni, deregolamentazioni, tolto tutele. Chi sul campo ci prova invece lotta per entrambe le libertà. La libertà di restare per gli uni e di arrivare per gli altri. Ci sarà un giorno in cui in questa dannata terra viaggiare sarà solo una scelta e le partenze e gli arrivi non faranno per forza rima con speranza.