Calabria, emergenza Giustizia: continua il vergognoso silenzio di Bonafede e Morra

Senza Giustizia nessuna pace. Sono anni che lo scriviamo, rivendicando anche per la Calabria una Giustizia giusta e uguale per tutti. Che è quello di cui hanno più bisogno i calabresi.

Sono anni che scriviamo di una macchina delle Giustizia ingolfata dalla dilagante e radicata corruzione, a tutti i livelli, che ha reso i tribunali calabresi simili più a mercati che a luoghi di ricerca di Verità e Giustizia. Sono anni che in perfetta solitudine vi raccontiamo di una Giustizia mortificata, umiliata, svenduta al miglior offerente, proprio da chi è chiamato ad onorarla.

Sono anni che vi raccontiamo di magistrati intrallazzati, collusi, corrotti che da “sempre” operano nella totale impunità. Magistrati che per portamento e atteggiamento nulla hanno da invidiare ai potenti boss di ‘ndrangheta, con i quali spesso fanno affari.

Sono anni che vi raccontiamo di una cupola masso/mafiosa che governa la nostra città composta, se non diretta, proprio da magistrati.

Sono anni che vi raccontiamo di compravendite di sentenze e dell’uso per fini personale della Giustizia. Abusi, soprusi, e prevaricazioni contro chiunque ha solo osato mettere in discussione il loro potere. E noi, più di ogni altro ne sappiamo qualcosa.

Sono anni che vi raccontiamo della casta più potente d’Italia che ha sempre garantito ai propri adepti l’impunità e l’immunità da qualsiasi reato. Lo scriviamo da anni: cane non mangia cane.

Ed è proprio perché abbiamo scritto questo che siamo da tempo “costretti” a difenderci nelle aule del tribunale di Salerno dalle denunce dei tanti magistrati calabresi che si sono sentiti offesi da nostri articoli, tra questi Luberto e Spagnuolo, entrambi indagati, come tutti sanno, per gravi reati proprio dalla procura di Salerno. Un vero e proprio paradosso: siamo indagati, nei procedimenti a nostro carico a seguito dalle denunce dei magistrati, dagli stessi Pm che hanno indagato Luberto, Spagnolo e altri 13 magistrati, ai quali contestano le stesse cose che abbiamo scritto noi.

Da qualche settimana a questa parte l’argomento “emergenza Giustizia” in Calabria, per nostra fortuna, è diventato di dominio pubblico, il caso “Palamara” prima, le inchieste della procura di Salerno dopo, e l’arresto di Petrini per finire, hanno portato alla luce quello che da tempo scriviamo: esiste un livello allarmante di corruzione nelle procure e tribunali calabresi. Non solo. L’allontanamento di Luberto, Facciolla e Lupacchini, conferma la nostra tesi: in Calabria si consuma da tempo una faida tutta interna alla magistratura. Cosa sempre negata da tutti, Gratteri e Lupacchini compresi.

Le cantate di Santoro, Tursi Prato e Petrini delineano e confermano, senza più ombra di dubbio, l’esistenza di una rete organizzata di magistrati corrotti e disponibili ad ogni intrallazzo. Una “rete organizzata” che non vuol dire generalizzare, o che tutti i magistrati sono corrotti. Esistono tanti onesti magistrati impegnati solo a fare il proprio dovere che sono la maggioranza la cui unica colpa, e questo lo possiamo dire, forse è quella di aver preferito, per troppo tempo e solo per il “quieto vivere”, il silenzio alla denuncia.

Gli unici che ancora fanno ricchia i mercanti su quanto sta accadendo nella magistratura in Calabria, sono i soliti due personaggi da operetta: il ministro Fofò Bonafede, e Nicola Morra, impegnati a parlare di tutto e in ogni luogo, tranne che della Calabria e dei suoi problemi.

Nonostante quello che le inchieste di queste giorni annunciano, un vero e proprio terremoto giudiziario che coinvolgerebbe Catanzaro, Cosenza, Crotone, il silenzio del duo è imbarazzante. Un silenzio che sa quasi di complicità con chi ha sempre lavorato a nascondere le nefandezze che ogni giorno si consumano nelle aule e negli uffici dei tribunali calabresi. Il loro tenersi lontano da Cosenza e Catanzaro, è scientifico.  Come se qualcuno di potente gli avesse chiesto di non mettere bocca nei fatti in cui è coinvolta la masso/mafia. E loro, da pavidi si sono adeguati.

Questa pare la volta buona. Non ci sarà nessun insabbiamento o accomodamento. Le inchieste vanno aventi e promettono grossi sviluppi. Il prossimo passo dei Pm di Salerno non può che essere rivolto al tribunale di Cosenza, lo stesso tribunale che doveva essere oggetto di una ispezione ministeriale, sapientemente insabbiata proprio da Fofò Bonafede e l’antimafioso col culo degli altri Morra.