Calabria, la crisi della pesca e le ragioni del Flag “La Perla del Tirreno”

Un vecchio detto, sempre attuale, recita che quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba. Giusta osservazione quella del presidente dell’associazione denominata Comitato Pescatori Calabria: la pesca, da oltre un ventennio, aggiungerei io, è ormai normata in modo non conforme alla reale situazione; i pescatori sono abbandonati a se stessi e, in alcuni casi, volutamente lasciati a lambire acque non chete.

Nell’articolo diffuso ieri su questo mezzo di comunicazione (http://www.iacchite.blog/calabria-distretti-ittici-di-crotone-bagnara-e-tirreno-dimenticati-polo-di-schiavonea-mai-decollato/), si parla di “Programmazione Triennale Nazionale”, di “Politica Comune della Pesca” e di leggi regionali e di programmi europei che non hanno accompagnato la profonda trasformazione del settore ittico: noi, come i pescatori, non abbiamo avuto modo di intervenire concretamente nella stesura di tali normative, ma le associazioni di categoria si, loro per diritto si sedevano ai tavoli tecnici e per competenza e pertinenza, davano assistenza tecnica ai burocrati; in quel caso, la pesca è stata aiutata?

Resta un punto di domanda, ma la certezza è che le osservazioni fatte sono giustissime e condivisibili, ma aggiungerei, mosse da spirito di populismo molto in voga oggi e per quanto mi riguarda, estremamente sterile. Infatti, cosa porta alla conclusione che, in base ai disattesi obiettivi raggiunti da tali programmazioni comunitarie, nazionali e regionali, si debba commissariare i FLAG? I Gruppi di Azione Costiera, le normative di cui sopra, le subiscono così come le subiscono i pescatori; le interpretazioni autentiche del Programma Operativo FEAMP 2014/2020, hanno arricchito il già complesso meccanismo dei FLAG di burocrazia e restrizioni che rendono ogni operazione lunga, farraginosa e a volte estenuante, anche per gli uffici regionali preposti che, potendo, vorrebbero invece velocizzare il tutto.

Come può però, chi rappresenta una piccola fetta di questa immensa realtà che è la Pesca, voler lottare contro i mulini a vento della PCP se non inizia ad allearsi agli unici Don Chisciotte della pesca? I FLAG non sono composti solo da enti pubblici, e chi ha già rappresentato un partner ed è stato membro di importanti realtà in seno ai medesimi, dovrebbe ricordarlo. I FLAG ai sensi del regolamento (UE) 1303/2014 devono garantire una rappresentatività, all’atto della loro costituzione, ai pescatori, ai trasformatori e alla società civile del comparto ittico che insieme, arriva a rappresentare oltre il 60% delle quote sociali. L’impatto concreto che l’intervento del FLAG rende visibile, è quello della relazione con i piccoli pescatori, non quelli delle grandi cooperative; i piccoli pescatori a noi si rivolgono tutti i giorni, siamo loro alleati, li aiutiamo e li sosteniamo; li finanziamo, non tutti purtroppo, solo quelli che hanno le carte in regola, dove per regole, intendiamo sia quei requisiti inopinabili e moralmente necessari per poter usufruire di contributi pubblici, ma anche alcune disposizioni che, purtroppo, sembrano eccessive e vincolanti, che anche noi contestiamo, ma che fanno parte di un complesso normativo ormai in essere e da seguire per forza.

Per il resto, I FLAG non fanno altro che elaborare una strategia di sviluppo locale sulla base di un approccio di tipo partecipativo; se la SSL è fatta bene, se ci sono i requisiti costitutivi della compagine, allora viene finanziata, come un qualunque altro progetto, anzi, per il ruolo che ricopre, con molte meno risorse del dovuto e tante responsabilità in più. Non è esatto per cui, parlare di “dispersione di risorse pubblica”, sono risorse che non potrebbero essere distolte e assegnate ad altre Misure, sono destinate esclusivamente alla Priorità 4, sono destinate ai FLAG e non tolte ai pescatori.

Da ciò vorrei che sia facile la deduzione che, così come è difficile fare spesa per un privato, anche per i FLAG, la burocrazia e le restrizioni interpretative, non aiutano: le caratteristiche dei beneficiari sono dettate da precise regole e da rigide schede di misura che non ci consentono di erogare risorse (per la cronaca anche al 80% a fondo perduto) a chi vogliamo, e qui mi lego alla lamentela dei pescatori che affermano spesso che è come se, si finanziassero i progetti di chi già ha una certa capacità economica; in effetti, chi ha un capitale proprio che gli consente di anticipare le somme e poi sostenere l’attesa anche per mesi e mesi prima di avere un’erogazione di uno stato di avanzamento, è avvantaggiato.

Ma a questo grado di “rigore”, ci siamo anche arrivati perché in passato sono stati i privati ad essere scorretti: prendevano anticipazioni senza dare garanzie e poi sparivano senza la realizzazione dell’opera; prendevano contributi a pioggia a fondo perduto senza poi eseguire ciò che gli veniva finanziato…devo continuare? Non credo. Rimanendo sempre nei detti comuni, si è messo le sbarre al convento: peccato che chi doveva fare il furto lo aveva già fatto, chi oggi invece vorrebbe legalmente imprendere, si trova sbarre insormontabili di fronte. Altri motivi per cui non si riesce ad erogare finanziamenti alle imprese di pesca sono questi: se trattasi di Cooperativa che risponde al bando, molto spesso non ha gli oneri contributivi in regola e non si riesce quindi ad erogare; se trattasi di piccoli pescatori, spesso ci si trova a doverli escludere per assenza di requisiti rispondenti all’articolo 80 legge 50/2016.

Arrivo per cui al dunque e mi domando e dico avallata da quale diritto la Regione Calabria potrebbe o dovrebbe commissariare i FLAG che sono dei beneficiari di contributi, compartecipati per giunta? dovrebbe semmai, revocare il finanziamento nei casi previsti dalla convenzione; ritengo per cui, che se già non sono stati emessi atti di revoca, probabilmente è perché qualcuno sta gridando al lupo senza avere di fronte idonea documentazione sugli atti e i benefici prodotti dai FLAG in collaborazione con tecnici e funzionari del Dipartimento 7 della Regione Calabria.

È vero però affermare che, sulla Priorità 2 “Favorire un’acquacoltura sostenibile sotto il profilo ambientale, efficiente in termini di risorse, innovativa, competitiva e basata sulle conoscenze” e la Priorità 4 “Aumentare l’occupazione e la coesione territoriale” (e non più innovazione e diversificazione, che resta comunque l’obiettivo morale dei FLAG), la Regione Calabria non ha contribuito al raggiungimento della quota prevista di Risorsa di Efficacia e ciò ha prodotto un taglio alle risorse disponibili. Al nostro FLAG è molto dispiaciuto ciò, perché avevamo già fatto spesa e superato abbondantemente il 70% degli impegni previsti da strategia, ma si sono voluti applicare parametri di equità tra i FLAG, e seppur non ben digeriti, li abbiamo recepiti; ma lasciatemi dire che, era quasi scontato perdere queste risorse e non credo che chiunque comprenda di programmazione e strategie di sviluppo locale non lo sappia; nella Priorità 2 si è fatta fatica ad assegnare le risorse perché i pescatori calabresi, amano andare a mare e non hanno una apertura per l’acquacoltura e, per la Priorità 4, non si sono potute attivare subito le attività di progetti a titolarità (risorse che prevedendo spese dirette e investimenti immediati dei FLAG, avrebbero consentito una spesa maggiore) per esigenze di bilancio e complicate interpretazioni normative; ma anche e soprattutto perché la Politica Comunitaria non è attuabile per tutte le regioni europee, è già molto complicato il sistema Stati, ma la pesca varia da regione a regione, da Area Geografica interna alla stessa regione, quindi come è possibile avere condizionamenti normativi uguali per tutta l’Europa in materia di Pesca?

Per cui, non facciamo spesa perché mancano i requisiti per i pescatori ai sensi delle leggi vigenti e manca la forza economica necessaria a sostenere con la quota privata gli investimenti…Ecco che il cane ha ripreso la punta della sua coda.
I FLAG avrebbero fallito perché non hanno raggiunto Innovazione e Diversificazione del comparto…ma i FLAG, in questa programmazione devono raggiungere soprattutto altri obiettivi: potenziare al massimo la partecipazione dei settori della pesca e dell’acquacoltura allo sviluppo sostenibile delle zone di pesca e acquacoltura costiere e interne e garantire che le comunità locali si avvalgano e beneficino pienamente delle opportunità offerte dallo sviluppo marittimo, costiero e delle acque interne e, in particolare, aiutino i porti di pesca piccoli e in declino a ottimizzare il loro potenziale marino mediante lo sviluppo di un’infrastruttura diversificata.

Ma dobbiamo comunque ammettere che l’innovazione e la diversificazione non sono argomenti estremamente graditi a tutti i pescatori: è difficile convincere un pescatore a diminuire il proprio sforzo di pesca che detto senza fronzoli significa “vai a pescare di meno e integra il tuo reddito con attività alternative”: facciamo animazione territoriale costante ogni giorno per far capire al comparto che è necessario e fondamentale ormai, ridurre lo sforzo di pesca, non è una alternativa che si può valutare, e anche se arduo, il compito viene egregiamente svolto e molto spesso recepito; ma dal momento che, lo strumento della diversificazione è stato promosso con il precedente Programma Operativo, il FEP, che finanziava all’80% a fondo perduto queste operazioni; abbiamo lavorato alla diffusione di tale cultura e, molti pescatori, categoria notoriamente diffidente, dopo aver visto che funzionava, non aspettavano altro che partecipare ai bandi di ittiturismo e pescaturismo…cosa succede? Cambia l’intensità di aiuto, e i FLAG che hanno promosso un fondo perduto dell’80% devono comunicare ai pescatori (diffidenti già prima ma poi redenti) che invece adesso l’intensità di aiuto è al 50%…il cane qui l’ha quasi ingoiata la coda (e i diffidenti sono tornati ad avere ragione)!

Ciò detto e concludo, spero che questo mio dire non genererà sterili polemiche (a cui comunque non daremo corso) perché a volte, il silenzio di alcune istituzioni è dovuto proprio al non volere estremizzare i termini delle discussioni e far vetrina di problemi che non si superano facilmente, ma, girando nei porti e parlando con gli interessati, e non creando confusione con termini e tecnicismi che il comparto ittico poco apprezza, senza formulare affermazioni fuori luogo e fuorvianti interpretazioni giuridiche, ci si può aggregare e proporre alternative a norme errate.

Quando i pescatori dell’Area Tirreno 1 hanno avuto bisogno del FLAG noi c’eravamo, quando hanno avuto i requisiti noi li abbiamo finanziati, quando non li avevano ci siamo messi a disposizione per aiutarli, gratuitamente, ad ottenerli. Quando i pescatori, ma tutto il comparto ittico in generale, ha protestato per le proprie ragioni, il FLAG era lì con loro, abbiamo aiutato a scrivere atti, articoli e documenti e se volessero protestare e smuovere le stanze in cui si decidono queste regole non calzanti per la pesca locale, noi protesteremo con loro; se si volesse fare un atto congiunto per chiedere la sburocratizzazione di alcune procedure, noi siamo con loro; se dobbiamo chiedere un incontro con l’Assessore regionale all’Agricoltura, ce ne faremo promotori.

Ma l’unica cosa che non possiamo rappresentare e vincere è l’inconsistenza: se le affermazioni e le considerazioni vengono buttate lì a mò di spot solo per tirare il lancio a campagne politiche o a campagna acquisti di consensi e di plausi e di visibilità sterile, che con il bene per il comparto ittico ha ben poco a che fare, il FLAG non c’è! Come precedentemente anticipato non risponderemo ad eventuali polemiche generate da questo articolo, perché preferiamo non alimentarle ma essere operativi e soprattutto, affermato e appurato che i FLAG sono dalla parte dei Pescatori e che, come loro, subiscono la burocrazia e le scelte errate di programmazione comunitaria che, automaticamente si riversa su quella regionale che si attiene a quelle norme, c’è poco altro da dire se non che, se a mordersi la coda non è un cane ma una volpe…non troverà mai la via d’uscita e continuerà ad anelare l’altrui, uva matura!

Annamaria Mele
DIRETTORE TECNICO – FLAG LA PERLA DEL TIRRENO