“Calabria Terra Mia”. Su Muccino aveva ragione Spirlì

Purtroppo tocca dirlo: su Muccino aveva ragione Nino Spirlì che in uno dei suoi tanti commenti strampalati disse: «Purtroppo, il miracolato non sempre onora il miracolo. E la riconoscenza al pane la si dimentica dopo il primo boccone. Mi auguro che il sicuro successo dei suoi ultimi cortometraggi lo rasserenino nell’animo e gli regalino la Visione di una vita più partecipe alle necessità e ai disagi altrui, a prescindere che, pur pochi e temerari, scelgano o meno di andare a vedere i suoi stentati film».

Come a dire: Muccino, per Spirlì, sputa nel piatto dove mangia.

Per Spirlì i film di Muccino sono stentati, privi di anima, e per guardarli ci vuole un “certo stomaco”. Insomma Muccino per Spirlì può fare tutto tranne che il regista. E il disprezzo per le sue opere in questo breve commento è chiaro. Anche se bisogna dire, in questo caso, che molto probabilmente chi disprezza compra. E’ evidente che dietro questa feroce critica si nasconde altro.

Infatti quello che non si capisce è: come mai Spirlì, visto che aveva capito tutto sulla “professionlità di Muccino”, non ha impedito alla buonanima della Santelli di commettere questo grave errore? Come mai non si è opposto a questo inutile sperpero di denaro pubblico? Cosa c’è veramente dietro le feroci parole di Spirlì?

Domande che come sempre non troveranno nessuna risposta se non nella pavidità e nel servilismo di Spirlì verso i potenti. Quello di Spirlì è il classico atteggiamento del servo sciocco: una specie di zitella acida che passa il tempo a sparlare alle spalle di tutti salvo poi adulare e leccare gli stessi quando questi sono presenti. Un ipocrita che oggi, di fronte ad una valanga di critiche bipartisan per l’orrore dello spot prodotto da Muccino, ha preferito continuare a sparlare alle spalle piuttosto che affrontare il problema. Si sa: a muovere la lingua di Spirlì l’invidia di non essere stato scelto come protagonista. È questa l’amara verità. Ed è per questo che sputa veleno nei confronti di Muccino.

Spirlì, nelle vesti di vecchia comare linguacciuta qual è, sarebbe stata la protagonista perfetta per raccontare quella Calabria fatta di pettegolezzi, maldicenze, e dicerie. Una Calabria che a differenza di quella rappresentata da Muccino (coppola, mandarini, ciucci) non tramonta mai. E Spirlì è l’esempio vivente di questa sottocultura che ancora resiste. Se solo Muccino c’avesse pensato prima… avrebbe potuto girare un bel corto sulla classe politica calabrese dal titolo: ““Più sono vuote le teste, più sono lunghe le lingue (che serve per leccare e spettegolare).” Questo sì che avrebbe rappresentato al meglio la nostra amata terra. Peccato, un’occasione sprecata. Sarà per la prossima volta.

P.S. per Muccino: “votani i sordi”.