Calabria tra mafia e stato (deviato). Morra: “Non si possono servire due padroni”

di Davide De Bari

Fonte. Antimafiaduemila (http://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/254-focus/73027-morra-le-azioni-delle-mafie-guidate-da-menti-raffinatissime.html)

“Si sta profilando uno scontro enorme. Dobbiamo cercare di capire che vettori di forza abbiano. Quando la giustizia non fa il suo dovere, come i fatti dicono che ci sono almeno 15 magistrati calabresi indagati, c’è da preoccuparsi, perché c’è l’ipotesi secondo cui questi magistrati non stiano facendo il loro dovere. Se così dovesse essere la comunità tutta ha un problema”.

“E’ tristissimo però sapere che ci siano importantissime istituzioni dello Stato sottoposte ad indagini di un certo tipo. Bisogna fare chiarezza. Non è ammissibile che un servitore dello Stato possa servire due padroni”.

Sono queste le parole del presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, che in una diretta Facebook ha commentato la notizia di ieri riguardo l’inchiesta della procura di Salerno in cui sono indagati 15 magistrati calabresi. Non solo. Morra ha anche parlato delle dichiarazioni rese dall’ex Gran Maestro del GOI (Grande Oriente d’Italia), Giuliano Di Bernardo, al processo ‘Ndrangheta stragista che si sta celebrando a Reggio Calabria in cui sono imputati i boss Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone.

“L’allarme che oggi deve accompagnare tutte le riflessioni deve riguardare le organizzazioni mafiose in particolare della ‘Ndrangheta – ha detto Morra – La preoccupazione nasce da questo articolo (pubblicato ieri su “Il Fatto Quotidiano” e anticipato da Antimafiaduemila la scorsa settimana, ndr) dove viene esplicitato nella sua straordinaria virulenza e tossicità per i contenuti che offre”.

Riprendendo le dichiarazioni dell’ex Gran Maestro, Morra ha rimarcato che “la ’Ndrangheta attraverso le sue locali ha gettato il seme facendo crescere una rigorosissima pianta anche nel Centro Nord attraverso le logge massoniche”. Il presidente della Commissione antimafia ha parlato anche del momento in cui Di Bernardo venne a conoscenza di un fenomeno di infiltrazione della mafia nei vertici meridionali del Grande Oriente d’Italia e, prima di andare via sbattendo la porta, indagò a fondo raccogliendo diversi documenti. E proprio su questo fu anche sentito dal magistrato Agostino Cordova che in quel momento stava indagando sui legami tra ‘Ndrangheta e massoneria. Non solo. Ha raccontato anche del colloquio che ci fu tra lui e il suo vice, Ettore Loizzo, quando non provò ad evitare i contratti con la ‘Ndrangheta.

Inoltre, Morra ha ricordato come in Calabria “28 logge su 30 erano controllate dalla ’Ndrangheta”. Il presidente, citando quanto dichiarato dall’ex Gran Maestro, ha parlato della differenza sostanziale che c’è tra ciò che dovrebbe essere la massoneria e ciò che era realmente in Calabria. “La cultura massonica in Calabria è diventata ben altro – ha ricordato -. Anche in Sicilia la massoneria era presente, ma quella calabrese era più potente in quanto aveva una visione unitaria”